Maldini a "Repubblica": "Milan senza ideali, per favore rispettate la storia"

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In una lunga intervista al quotidiano "La Repubblica" l'ex dirigente rossonero, e bandiera storica del club, parla dopo sei mesi delle vicende che hanno portato al suo addio al Milan e del rapporto con Cardinale. Maldini racconta la sua verità e non nasconde l'amarezza: "A posteriori devo riconsiderare il rapporto con alcune persone". Ma rivendica i risultati ottenuti sotto la sua gestione e manda un messaggio alla proprietà: "Adesso comdandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan"

Sei mesi di silenzio, interrotti dalla chiacchierata con Giacomo Poretti nel "PoretCast" e oggi con una lunga intervista al quotidiano "La Repubblica" a Enrico Currò. Paolo Maldini racconta la sua versione, si toglie qualche sassolino dalle scarpe, sottolinea i successi conquistati da dirigente del Milan e spiega come si è arrivati all'addio al club. Senza nascondere l'amarezza: “Ci sono persone che sono di passaggio in istituzioni come il Milan, nel mondo dei club di calcio di profilo internazionale, e che non hanno un reale rispetto della sua identità e della sua storia. Spesso sono manager che vengono a lavorare in un grande club di grande prestigio e popolarità anche per migliorare il proprio curriculum e poi andare da un’altra parte. Per contro, invece, ci sono persone che hanno a cuore tutte queste cose, molto più a lungo termine e molto più legate agli ideali che il club, nel corso della sua storia, ha insegnato a tanti, sul campo e fuori. Io credo che bisognerebbe tenersi stretto chi è portatore di ideali e orienta il proprio lavoro per salvaguardarne valori e identità”.

"Tante cose non sono andare come sarebbe stato doveroso"

Poi Maldini passa a parlare del suo licenziamento. Nessuna obiezione alla scelta in sé, ogni proprietà ha il diritto, una volta insediata, di cambiare il programma, ma l'ex dirigente sottolinea l'importanza dei modi: “Le modalità sono importanti e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ho dovuto discutere per trovare un accordo e per non rinunciare ai miei diritti, ma avevo detto subito all’ad Furlani che l’ultima cosa che avrei voluto era un contenzioso con il club: vi rendete conto, gli ho spiegato, che sarebbe la seconda causa di una leggenda del club al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban? Una cosa è certa: il mio amore per il Milan sarà sempre incondizionato".

"Mai avuto potere di firma. Ibra? Osservi prima di agire"

Maldini rivendica di aver esercitato il suo ruolo con autonomia ma senza travalicare gli ambiti di compoetenza e punta molto sul concetto di indipendeza ma nega con fermezza di essersi sottratto al dialogo: "Si chiama, se non sbaglio, professionalità. Io non mi sono mai sottratto al confronto". Puntualizzazioni anche sul mercato da parte di Paolo Maldini: “È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Anche da un punto di vista formale. Infatti, se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti. Tuttavia essere accusato di non avere voluto condividere non lo trovo affatto giusto". Su un possibile ritorno di Ibrahimovic come dirigente, Maldini dà un consiglio: "Non lo so, non conosco i termini della questione, né l’eventuale ruolo, leggo che sarebbe indicato come consigliere personale di Cardinale. Quello che gli posso suggerire è di seguire il mio stesso percorso: all’inizio sarebbe logico osservare e imparare prima di agire”. 

Il giorno dell'addio: "Le motivazioni mi sono sembrate deboli"

Maldini racconta poi cosa è successo il 5 giugno, il giorno del licenziamento dal Milan: “Gerry Cardinale mi ha chiamato per colazione e dopo un commento sull’addio al calcio giocato di Zlatan mi ha detto che voleva cambiare e che io e Ricky Massara eravamo licenziati. Gli ho chiesto perché e lui mi ha parlato di cattivi rapporti con Furlani. Allora io gli ho detto: ti ho mai chiamato per lamentarmi di Furlani? Mai. C’è stata anche una sua battuta sulla semifinale di Champions persa con l’Inter, ma diciamo che le motivazioni mi sono sembrate un tantino deboli. Le cosiddette assumptions, gli obiettivi sportivi ed economici di inizio stagione, erano state clamorosamente superate. Non è un caso che poi l’ultimo bilancio porti il segno positivo"

"Cardinale? Mi ha scritto quattro messaggi"

Maldini torna sul rapporto con Cardinale, confessa di avere avuto solo qualche incontro sporadico in occasione della Champions e poi rivela: "Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi. La prima cosa che mi ha detto, quando ci siamo conosciuti, è stata che dovevamo fidarci l’uno dell’altro, ancora prima di conoscerci di più, perché non avevamo tempo. Io mi sono fidato e sinceramente come è andata è noto a tutti. Io credo che la decisione di licenziare me e Massara fosse stata presa molti mesi prima. E a posteriori mi vedo costretto a riconsiderare il rapporto con alcune persone". E spiega anche il rinnovo in extremis il 30 giugno del 2022: "Sarebbe stato troppo impopolare mandarci via dopo lo scudetto"

Il piano di Maldini

Maldini racconta anche degli obiettivi della società, vincere la Champions. E a tal proposito, a Enrico Currò rivela di aver preparato un piano triennale per il raggiungimento degli obiettivi e di averlo mandato ai dirigenti del Milan. Un piano basato sulla sostenibilità ma volto a rinforzare la squadra. E, alla luce degli investimenti della scorsa sessione, con l'aumento del budget e del monte ingaggi, chiude con una "frecciata":  "Il nostro documento strategico deve essere diventato improvvisamente fonte di ispirazione!”.

"Tonali? Non mi sono reso conto del suo disagio"

Su Tonali invece Maldini rivendica la scelta di acquistarlo e rivela di aver dovuto discutere animatamente con la società per convincerla della bontà dell'investimento, sottolineando come la plusvalenza della sua cessione sia stata decisamente remunerativa. Anche se rivela che avrebbe fatto di tutto per tenerlo a Milano. Sulla questione scommesse, Maldini ammette di essere rimasto sorpreso: "Non mi sono reso conto del suo disagio. Questo mi fa capire una volta di più che non si fa mai abbastanza per cercare di gestire e capire questi ragazzi. È una sconfitta anche per noi quello che è successo a Sandro"

"Mai ricevuto supporto da Scaroni"

Maldini risponde anche alle domande su Pioli, ribadendo che l'allenatore rossonero deve essere ringraziato sempre dai tifosi non solo per i successi ma anche per la valorizzazione di tanti giovani. E rivendica la decisione di rinnovargli il contratto fino al 2025. E al tempo stesso sottolinea: "Dargli compiti che esulano dai suoi lo renderà sempre più solo, se non verrà supportato". Poi l'ex dirigente rossonero si sofferma sul rapporto con il presidente del club Scaroni: "Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili. Anzi. In tribuna l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico. Mentre me lo ricordo puntualissimo in prima fila, quando abbiamo vinto lo scudetto: per questo non so che cosa si sia voluto dire con l’espressione “gruppo unito senza” di me. Ma è evidente che io ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire che la stessa cosa è avvenuta anche con i due Ceo Gazidis e Furlani"

Il tentativo per Messi e l'opzione Arabia

Maldini poi conferma di aver fatto un tentativo per portare Messi in rossonero, con tanto di studi di fattibilità sull'indotto che un suo acquisto avrebbe prodotto per le casse del club. Un'operazione fattibile, sostiente Maldini, ma sfumata dopo aver capito che Leonardo e il Psg erano molto più avanti nella trattativa. Sul suo futuro da dirigente, Maldini esclude altri club italiani ma non chiude la porta all'Arabia: "A me piace vincere e costruire. L’Arabia potrebbe essere una opzione stimolante, chissà

"Per favore rispettate la storia del club"

Infine, l'intervista a "Repubblica" si chiude con una considerazione altrettanto forte: "Leggo la rappresentazione di una nuova era, di un Berlusconi 2: un ripassino della storia italiana, politica e imprenditoriale degli ultimi 40 anni, forse farebbe bene a tutti. L’ho detto quel giorno stesso, prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan"