Roma, Mourinho e il rinnovo: i Friedkin non hanno fretta

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Paolo Assogna

Paolo Assogna

Le dichiarazioni dell'allenatore dopo il ko di Bologna ("Io voglio restare alla Roma, se non accadrà non sarà per una mia decisione"), non hanno modificato la posizione della proprietà: una decisione sul rinnovo di contratto dell'allenatore (in scadenza a giugno) verrà presa più avanti, anche in base ai risultati

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Da una parte una tifoseria da stadio adorante e devota a José Mourinho, dall’altra una famiglia di imprenditori fedele al principio del raggiungimento degli obiettivi. Le esternazioni di Mourinho nel post di Bologna-Roma non spostano di un centimetro le posizioni dei protagonisti della vicenda: i Friedkin non prendono decisioni di pancia, non è nel loro stile. Apprezzano i risultati del botteghino,

con la tifoseria indubbiamente trascinata dall’effetto Mourinho ma non basta: valutano i fatti e i risultati, senza fretta (la partecipazione alla prossima ricchissima Champions, per esempio, un torneo che segnerà un confine netto in termini di ricavi tra chi ne starà dentro e chi fuori). 

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Il confronto con un anno fa

La Roma è a tre punti dalla quarta posizione, ma ha sette squadre davanti. Ha cinque punti in meno rispetto al passato campionato, ha perso tre posizioni e ha un problema di insufficiente rendimento e condizione di più di un suo calciatore. La differenza di corsa e intensità con gli uomini messi in campo da Tiago Motta è apparsa evidente dal primo all’ultimo minuto di Bologna- Roma. Contro il Napoli ritorna Lukaku, ma sarebbe ingiusto chiedere a lui di risolvere tutti i problemi.