Il significato della Supercoppa italiana a Riad

editoriale
Massimo Marianella

Massimo Marianella

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In Arabia, a Riad, per studiare da vicino una competizione lontana dai confini e dalle tradizioni italiane. Le motivazioni che hanno portato a questa scelta, cosa ha funzionato e cosa invece è da rivedere. L’esempio dello sport americano e di altre leghe professionistiche nel mondo

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Le novità fanno discutere, a volte spaventano, passano attraverso qualche errore, ma spesso fanno crescere. Un po’ la foto della Supercoppa italiana 2024. Nuovo formato, lontano dalla tradizione e dai nostri confini. Un problema, soprattutto per questa edizione, per le tifoserie. Una soluzione per il nostro calcio in generale ed economicamente per i quattro club coinvolti. Una boccata d’ossigeno economica e una presenza rafforzata sulla mappa del calcio mondiale di cui c’era bisogno in questo momento storico del nostro calcio. 

Il declino della Serie A

La nostra Serie A era la Premier League prima della Premier poi, per l’egoismo di qualche società di vertice ed il fallimento dell’opportunità strutturale di Italia ‘90, ha iniziato a vedersi superata da altre realtà.  I Zico, Maradona, Falcao, Platini, Van Basten, Gullit, Krol, Matthaus, Batistuta, Socrates, Boniek, Careca e Rui Costa delle generazioni successive hanno scelto altri palcoscenici, così come sono scivolati via i contratti televisivi internazionali più ricchi, gli sponsor e le prime proprietà di multimiliardari esotici o carichi di dollari e petrolio. La tradizione, la storia, il fascino non bastano più e bisogna rimettersi al pari di mentalità imprenditoriale con gli altri per recuperare terreno. 

L’esempio dello sport americano

L’imperativo è non perdere terreno ulteriore, vetrine importanti e ricche opportunità. Saperle sfruttare seguendo esempi positivi non vuol dire copiare, ma poter poi rimettere universalmente in prima pagina quella storia e quel fascino. Tutte e quattro le Leghe professionistiche americane (NFL, NBA, NHL e MLB) da qualche anno giocano partite di regular season in altri continenti per espandere marchio, contratti e fan base. L’NFL ha contribuito alla costruzione dello stadio del Tottenham per giocare partite nell’immediato e (in un futuro prossimo) forse avere una franchigia di casa lì per poi arrivare a giocare anche il primo Super Bowl oltre Oceano.

L’NBA aveva cominciato per prima, negli anni ‘80 col Mc Donald’s Open e ora, dopo che l’NHL è andata in Germania, Repubblica Ceca, Svezia e Finlandia, è arrivato pure il baseball nei vicini Caraibi e nella “lontana” Europa. 

Spagna e Francia

Le amichevoli e i tornei estivi di lusso al calcio europeo non bastano più per tenere il passo (a meno che non sei la Premier League che ha ormai la forza di esportare il suo prodotto in Tv senza lasciare la terra d’Albione) e allora ecco che la Ligue 1 e la Liga negli ultimi 15 anni hanno aperto con le loro Supercoppe nazionali una strada che andava seguita. 

In realtà il nostro calcio lo aveva già fatto in America (la prima partita della storia di Sky Sport a New York nel 2003 tra Juventus e Milan, finita ai rigori), Libia, Cina, Qatar e proprio l’Arabia Saudita, ma senza continuità e progettualità. Ora con un contratto di 6 anni a partire da questa Final Four a Riad la Lega ha fatto una scelta coraggiosa di un nuovo formato, ma necessaria. Riad, città dispersiva di quasi 10 milioni di abitanti senza troppo capo né coda di struttura, ha accolto la Supercoppa Italiana con grande gentilezza dei locali, un traffico pazzesco con clacson che risuonano di continuo ed ovunque in maniera fastidiosissima, ma anche buona passione e conoscenza del nostro calcio. 

Pro e contro

Un bel punto di partenza anche se con evidenti problemi. Il cambiamento di sede e data un paio di volte per malintesi organizzativi locali hanno aumentato i fastidi delle tifoserie e quasi reso impossibile la trasferta. Lo stadio con larghi spazi vuoti e poca partecipazione dei sauditi alla prima partita non ha dato una bella immagine, una bella copertina, ma è stato un inizio. Problemi risolvibili in una competizione dove ogni squadra ha soggiornato in un hotel a 5 stelle e ha avuto un campo d’allenamento diverso a sua disposizione, dove i media sono stati trattati per spostamenti e conferenze come in un Super Bowl o una Finale NBA, con tutte le partite giocate nello stadio di Cristiano Ronaldo. Ed è comparso anche un piccolo tentativo di merchandise legato alla Supercoppa. 

Bisogna crescere con le agevolazioni (qualcuno lo intende anche come rispetto) per gli spostamenti delle tifoserie italiane e migliorare la promozione per quella locale, ma la strada è quella giusta e si è iniziato a percorrerla. Certo lo status degli anni ‘80/’90 non lo si recupera solo con una Supercoppa sollevata all’estero e non si impensieriscono neanche nel breve i contratti mondiali della Premier. Ma si prova a riposizionarsi, si aiuta la parte economica e quella dell’immagine calcistica.