Dialogo Figc-Leghe: ecco le tappe per riformare il calcio
riforme calcioContinua il dialogo fra Leghe e Federazioni per la riforma del calcio. E il tavolo di oggi ha portato a due conclusioni, su cui si continuerà a lavorare nei prossimi giorni. L’assemblea generale, fissata per l’11 marzo, probabilmente sarà spostata ad inizio aprile. In quella sede si discuterà dell’eliminazione del “diritto d’intesa” che blocca di fatto la riforma dei campionati. La Figc però ha incassato il sì più importante: quello delle riforme economico-finanziarie che dovranno garantire stabilità al calcio.
E' sempre molto fitto il dialogo fra Le Leghe e la Federcalcio per le riforme del calcio. Su un punto le 4 Leghe sono tutte accordo: è necessario far rientrare tutte le società (entro la stagione 29/30) nei criteri di sostenibilità. E’ qui che, principalmente, si gioca la partita con il Governo per le richieste dell’industria calcio. Indispensabile quindi trovare un accordo totale. Giusto per capire di cosa ha bisogno il calcio italiano vediamo i numeri. Nonostante una riduzione dei debiti rispetto alla stagione precedente, in una recente inchiesta di Calcio&Finanza, dove si sono analizzati i conti delle 8 big di serie A, le perdite complessive delle prime 8 della classifica ammontano a 270 milioni di euro. E l’indebitamento arriva a una cifra (mostruosa) di oltre 3,3 miliardi. Chiaramente ogni società ha una storia particolare: non tutte sono indebitate, ma il ragionamento è complessivo. E se lo allarghiamo a tutto il calcio (A, B e C) la cifra dei debiti arriva a sforare i 5 miliardi e mezzo di euro: 5,6 per la precisione.
La riforma finanziaria
E' necessario intervenire con delle norme ancora più restrittive che spazino in più fronti. All’ordine del giorno diversi punti:
- l’innalzamento dei criteri di iscrizione al campionato, definendo dei criteri di partecipazione più stringenti allineati alle normative UEFA
- l’introduzione di nuovi requisiti (basati sia sullo storico che sulle prospettive) per l’iscrizione che permettano per esempio di valorizzare un business plan che permetta di monitorare indici di profittabilità
- Il rafforzamento ed irrigidimento dei requisiti infrastrutturali di base (stadio)
- Il potenziamento della struttura di controllo permanente, compito oggi svolto dalla CoViSoC e che viene svolto due volte l’anno (a fine marzo ed inizio settembre) affiancando la stessa CoViSoC ad enti indipendenti e aumentando i controlli per prevenire eventuali criticità e che (anche in questo caso) possano utilizzare anche dati di previsione e non soltanto gli storici
- l’utilizzo di indicatori che limitino le operazioni nel calciomercato. Per esempio lavorando ancora con l’indice di liquidità che gradualmente verrebbe aumentato, o con il rapporto fra stipendi e ricavi che dovrebbe gradualmente passare dall’80% fino al 65/70%. E introducendo anche altri parametri come l’utile netto (se la società non dovesse essere in utile deve provvedere entro 4 mesi) o legati al patrimonio netto. E ancora indicatori di sostenibiltà legati al business plan.
Questi, in estrema sintesi, i punti più importanti sui quali si discuterà fra una settimana (una nuova riunione è stata fissata per il 20 febbraio). E sui quali si dovrà trovare un accordo totale durante il Consiglio Federale di metà marzo, dove si dovrà uscire con un’intesa, sul piano economico, da consegnare al Governo
Le richieste al Governo
Tutto questo è propedeutico per poter dimostrare al Governo che il calcio è in grado di poter essere sostenibile e quindi di poter chiedere un aiuto per poter essere ancora più virtuoso. Partendo dal presupposto che il calcio è uno dei più grandi contribuenti dello stato italiano (rappresenta il 70% degli introiti che arrivano dallo sport) e che durante e dopo la pandemia l’industria calcio è quella che meno ha usufruito di sussidi statali, pur essendo la quarta industria del paese e pur avendo avuto enormi perdite (non fosse altro che per il ticketing e le spese mediche sostenute (anche quelle di prevenzione) le richieste che sono già sul tavolo del Ministro Abodi sono sostanzialmente riassumibili in quattro filoni.
- Il più importante è l’introduzione di una tax credit (una detassazione degli inverstimenti) per le infrastrutture e vivai. Un aiuto sostanziale insomma per ammodernare gli stadi (che potrà essere ancora più concreto con il supporto totale del Governo alla candidatura per l’organizzazione dell’Europeo 2032) magari cercando anche di snellire burocrazie.
- Un cambiamento della posizione sul tema delle scommesse (in questo momento è vietato fare accordi di sponsorizzazione diretta e indiretta con aziende di betting) magari con l’attribuzione di una quota percentuale del volume delle scommesse (magari vincolate alla riqualificazione delle infrastrutture o per investimenti sul settore giovanile)
- Una rivisitazione della Legge Melandri per la commercializzazione dei diritti televisivi
- Magari tornare a discutere, su proposta della Serie A, del “decreto crescita” recentemente abolito e anche del “vincolo sportivo
Il format dei campionati
Tutto il resto sarà discusso nell’assemblea generale che sarà convocata, probabilmente, per aprile. Lì ci sarà lo spazio per parlare dei nuovi format, della diminuzione delle squadre professionistiche, del diritto di intesa e di tutte le altre proposte che in questi giorni sono circolate nelle 4 Leghe. Ma prima si dovrà parlare del famoso diritto di intesa, o per essere più comprensibili “diritto di veto”. Vale a dire che chiunque delle componenti all’interno della Federazione, se non è d’accordo fa saltare il banco. E’ quello che finora ha tenuto immobile la riforma del calcio: in questo modo fare riforme è estremamente complicato. Ancor più complicata sarebbe la redistribuzione delle forze all’interno della FIGC per garantire una diversa Governance. E così la Serie A, così come le altre Leghe professionistiche, non hanno intenzione di rinunciarvi: significherebbe lasciare in mano della maggioranza delle decisioni vitali che potrebbero riguardare la “locomotiva” del calcio (come si definisce la stessa Lega di A). Poi si ragionerà sul resto. E il resto sono tutti temi su cui c’è grande divisione e per il momento nessun accordo, soprattutto fra le 3 componenti del calcio professionistico. In qualche caso anche all’interno della stessa Lega, come per esempio in SerieA, dove le tre grandi sono andate direttamente a perorare la causa del format a 18 squadre con il presidente Gravina. Sono questioni che sono meno urgenti rispetto alle necessità economiche e strutturali. Ma non per questo meno importanti: la composizione dei campionati, la decisione di diminuire il numero di squadre professionistiche, la creazione di un cuscinetto di semiprofessionismo, le mutualità da rivedere, i contratti dei calciatori e la composizione delle rose, la questione del professionismo degli arbitri, le proposte a FIFA e UEFA riguardo le finestre delle Nazionali e i criteri di qualificazione alle coppe. Soltanto la Serie A, nella recente assemblea, ha votato per 12 ambiti di intervento, 28 azioni e un pacchetto di 8 gruppi di proposte normative (da discutere con il Governo (e di cui abbiamo parlato, sostanzialmente, poco sopra). A questo ci sono da aggiungere le proposte della Serie B (che per esempio vorrebbe limitare l’alto tasso di volatilità del proprio campionato: ogni anno un terzo delle squadre di B cambia per promozioni e retrocessioni) e quelle della C. Le discussioni nasceranno non soltanto internamente alle Leghe fra fra Lega e Lega soprattutto sull’eventuale modifica dei campionati (con retrocessioni e promozioni variate è necessario l’accordo delle altre Leghe coinvolte) che si porta dietro il tema della mutualità e delle risorse da dividere insieme. Ma allo stesso tempo è necessario arrivare a un accordo anche su questi temi. Meglio se tutti insieme, facendo un grande lavoro politico di sintesi e di accordi.
Ma prima l’accordo sui temi economico-finanziari: per evitare che il calcio continui ad accumulare debiti. E che possa avere una prospettiva migliore di quella attuale. E’ la mission del presidente Gravina. Con le nuove norme economico-finanziare (che saranno votate in Consiglio Federale, quindi a maggioranza semplice) si punta a risanare e riportare il calcio in equilibrio entro il 2030.