Fagioli: "Ho iniziato a scommettere a 16 anni, era un gioco, poi è diventata malattia"

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Il centrocampista della Juventus sta scontando la squalifica per il caso scommesse è ha parlato al terzo dei dieci incontri previsti dal percorso di recupero a cui è sottoposto: "Perdere tutto non è un bel gioco, mi manca il campo e gli spogliatoi, mi sarebbe stato maggiormente d'aiuto giocare ma non vedo l'ora che finisca la squalifica. Ho iniziato a scommettere a 16 anni, poi è diventata una malattia. L'Europeo? Un sogno"

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Un percorso ancora lungo ma ormai ben avviato, la scadenza della squalifica per il caso scommesse ci sarà il prossimo 19 maggio, giusto in tempo per l'ultima di campionato. Prima, però, Nicolò Fagioli dovrà completare il ciclo di 10 incontri pubblici, 'pena' accessoria rispetto alla sqalifica, ma impegno di crescita importante: "Ho cominciato le prime volte quando avevo 16 anni, all'inizio era come un gioco, poi pian piano è diventato una malattia, ho iniziato subito con le scommesse sportive - ha spiegato durante il meeting al teatro Araldo di Torino - Perdere tutto non è un bel gioco, sto molto meglio adesso rispetto a un anno fa, è stato il periodo più difficile della mia vita. Cosa mi fa star bene adesso? Stare con la famiglia, gli amici e praticare sport".

"Difficile stare fuori dal campo, l'Europeo? Un sogno"

A Fagioli manca il campo: "Dal mio punto di vista mi avrebbe sicuramente aiutato continuare a giocare a calcio. Star lontano dai campi è una punizione che mi hanno dato ma ha reso le cose ancora più difficili - ha aggiunto - Ho tantissima voglia di tonare in campo, non vedo l'ora che sia il 19 maggio quando finirà la squalifica, il 25 maggio dovrei giocare l'ultima partita di campionato. Pian piano ti accorgi che ti manca lo spogliatoio e lo stare insieme ai compagni soprattutto quando vincono. Questa stagione sta andando meglio dell'anno scorso, è stata dura ed è ancora dura star lontano dai campi e vivere dei momenti belli insieme a loro. Gli Europei? Quello è un sogno". Lo scorso 19 ottobre, il centrocampista della Juve aveva patteggiato una squalifica di 12 mesi, di cui solo 7 lontano dai campi, una multa di 12.500 euro più un piano terapeutico della durata di sei mesi e un ciclo di 10 incontri presso associazioni sportive dilettantistiche, Centri federali territoriali, Centri per il recupero dalla dipendenza dal gioco d’azzardo, e comunque secondo le indicazioni e il programma proposti dalla FIGC.