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Il calcio di Tudor

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Gianluigi Bagnulo

Igor Tudor è il nuovo allenatore della Lazio. Duccede a Maurizio Sarri e debutterà sulla panchina biancoceleste all'Olimpico, contro la Juventus, subito dopo la sosta per le nazionali. Torna in quello che calcisticamente è il suo paese: in Italia, infatti, ha giocato (10 anni fra Juve e Siena) e allenato (Udinese e Verona)

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­Figlio calcistico di Gasperini, ammiratore di Juric, uomo di idee chiare e comunicazioni dirette, Igor Tudor è uno che va dritto al punto. Operaio del calcio che crede nel lavoro, tosto a tal punto da poter reggere l’urto di qualsiasi impatto. Esattamente quello che è successo nella sua ultima esperienza, a Marsiglia. Dopo una preparazione complicata i tifosi non credevano in lui, Tudor li ha portati dalla sua parte con i risultati: 7 vittorie nelle prime 9, 6 consecutive tra dicembre e gennaio prima di un finale di stagione difficile che comunque non ha tolto all’OM i preliminari di Champions. Al di là degli obiettivi, comunque, la sensazione è che le sue squadre abbiano un’impronta tangibile.

Impronta e coraggio

Se la squadra va forte, è riconoscibile, tu hai vinto lo stesso”. Questo è il primo credo di Tudor, l’impronta. Nello specifico difesa a 3, pressing alto, esterni di centrocampo che diventano ali aggiunte e difensori liberi di prendere l’iniziativa. Un po’ come faceva nel suo Marsiglia Mbemba, da lui soprannominato non a caso Cafu. Perché il secondo credo di Tudor è il coraggio.

Tudor e Guendouzi

Proprio per il coraggio e lo spirito battagliero Tudor ha sempre apprezzato Guendouzi, che ritroverà alla Lazio. E’ chiaro, personalità forti sono destinate a scontrarsi, ma con lui il francese è stato un cardine oltre che un capitano del suo OM. Con un episodio da cancellare: finale di Tottenham-Marsiglia, errore di Guendouzi, l’OM si ferma, prende gol e perde l’Europa League venendo eliminato da tutto. 

Forse la delusione più grande della scorsa stagione per Tudor e i suoi. Ora, dopo aver parlato col Napoli, Tudor torna ad allenare nel paese che l’ha cresciuto calcisticamente. A suo modo, un ritorno a casa…