Bugo tra musica e Juve. L'emozione di cantare all’Allianz Stadium

l'intervista

Barbara Grassi

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Cristian Bugatti, nome d’arte Bugo, è uscito con un nuovo album di inediti Per fortuna che ci sono io. A Sunday Morning di Stefano Meloccaro su Sky Sport 24, lo stesso artista lo ha definito disco motivazionale. Il video clip del singolo da cui prende il nome l’album è stato girato all’Allianz Stadium di Torino. Lo stadio della Juventus di cui Bugo è grande tifoso. Abbiamo fatto una chiacchierata molto interessante con lui per conoscerlo meglio, sia come artista che come tifoso della Juventus

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Che ricordi hai dell’infanzia?

“Ho dei ricordi bellissimi. Sono cresciuto in un paese piccolo (Cerano, Novara). I miei genitori fanno tutt’altro, non sono artisti. Io non mi ricordo neanche lo stereo a casa mia.  La musica è arrivata quando avevo 20 anni. Ero un bambino che amava molto stare con gli amici. Giocavo a pallone, mi piacevano tanto gli sport. Ho fatto anche un annetto di basket, mi piaceva fare atletica e sciavo. Dal Piemonte le Alpi sono vicine. Lo sport fino ai 15 anni è stato il mio hobby. Ho fatto sempre una vita molto semplice e regolare, senza colpi di testa. Anche perché ho una famiglia semplice. Sono così, lucido e stabile grazie ai miei genitori”.

Cosa pensi dei ragazzi di oggi, che sembrano far fatica a trovare una strada e un interesse.

“Voglio essere sincero. Quando guardo i ragazzi rivedo me stesso. Io fino ai 20 anni non sapevo cosa fare. Poi è arrivata la musica a 20 anni. La confusione che hai a 18-19-20 anni per me è una cosa normale. Pretendere da un ragazzo di 18 anni di essere lucido e sapere cosa vuole dalla vita, ce ne sarà uno su cento? Lasciamoli trovare la loro strada. Io a volte saltavo la scuola per andare a giocare ai videogiochi al bar, oggi c’è la playstation. I social possono aver creato qualche danno ma il lato positivo è che possono comunicare tra loro. Considerando che c’è stata la pandemia. I giovani crescono più in fretta. Io li vedo più svegli di come ero io a 20 anni. Voglio sempre vedere il bicchiere mezzo pieno”.

Come ti sei avvicinato alla musica?

“Mi sono avvicinato alla musica grazie a dei ragazzi del mio paese che avevano 20 anni e avevano fatto un gruppo. Un giorno sono andato a vederli suonare e lì ho scoperto la musica. Ho detto questa è una cosa che mi fa star bene, è come adesso. Molte cose della musica sono le stesse. Io non la conoscevo. Avevo solo sentito parlare dei Beatles”.

Come è andata avanti, quali sono state le tappe?

“Nel 1990 la musica rock è entrata nella mia vita. Ho dovuto fare il militare, cosa che adesso i ragazzi non fanno. Sono stato un anno lontano da casa. Nel 1994 ho formato un gruppo. Andavano di moda i gruppi come i Nirvana e gli Oasis. È durato due anni. Poi ho sciolto il gruppo perché volevo diventare cantautore. Nel 2000 mi sono trasferito a Milano, ho ottenuto il mio primo contratto e ho fatto il mio primo disco”.

Quali sono stati i momenti in cui ha dovuto lottare di più per realizzare i tuoi sogni?

“Tutti i giorni. Tutti i giorni devi lottare con altre persone. Non è che arriva Bugo e dice voglio fare il video allo stadio (Allianz Stadium di Torino). Devi convincere, devi proporre la tua idea, devi essere sicuro della tua idea. Tra quando ho iniziato e adesso non cambia niente. C’è la lotta, che è anche piacevole perché mi stimola. In realtà è un confronto in cui non ho mai paura di mettermi in gioco. Penso di essere ancora qua più per il carattere che per il talento. Ho lavorato molto su di me e sull’aspetto caratteriale”. 

Parliamo del video che hai realizzato nello stadio della Juventus. Come è nata l’idea e cosa hai provato tu da tifoso juventino ad avere tutto lo stadio per te?

“Dal punto di vista umano una grande emozione. Però l’idea mi è venuta per il mio lavoro. Io vado spesso allo stadio perché la Juventus mi invita da tanti anni, dal 2017. Non è stato facile perché sono il primo artista ad aver fatto una cosa musicale lì dentro. Non fanno fare concerti. Quando Vasco va a Torino non gli danno lo stadio della Juve. Hanno accettato e con grande gioia e orgoglio posso dire di essere stato il primo nella storia di una squadra così importante ad aver fatto un video lì dentro. Ci abbiamo messo tante giornate per pensarlo e realizzarlo. Anche perché vai a toccare il campo di una squadra di calcio e per loro è tutto. C’erano delle limitazioni che abbiamo capito, erano giuste. Però io ero in mezzo al campo. Per un giorno abbiamo avuto tutto lo stadio per noi. Ne vado molto fiero. Al di là della fede calcistica, mi piace come si lega alla canzone “Per fortuna che ci sono io” (singolo del nuovo album Per fortuna che ci sono io). All’inizio volevamo farlo in un parco, ma ci sembrava un po’ povera come idea. Uno di noi ha detto chiediamolo alla Juventus. E’ come chiedere alla Nasa che vuoi andare su Marte. L’idea è andata in porto. L’idea di fare un video in uno spazio così grande ma intimo a modo suo sembra un po’ un contrasto. Mi sono sentito protetto in questo ambiente per me familiare. Averlo fatto con quell’inquadratura fissa su di me si lega al racconto della canzone che parla di me”.

Come è nata la passione per la Juventus?

“Perché mio nonno e a mio papà lo erano. Non sono mai stati di fanatici. Però con mio papà guardavo le partite della Juventus nell’81-82, avevo 7 anni. Poi avevamo fatto i Mondiali, capito? Era una Nazionale quasi tutta juventina. Sono cose che ti rimangono. Paolo Rossi, Boniek, Platini, giocatori con uno spessore anche umano di un certo tipo. Schillaci ai Mondiali del 90’, Baggio nel 94’. L’ho sempre seguita. E adesso ho avuto la fortuna di collaborare con loro. Non lo avrei mai detto. Devo ancora razionalizzarlo bene, forse tra dieci anni”.

Cosa ti hanno detto del video?

“Gli juventini erano tutti felici (ride). Non ho letto tutti i commenti. Qualche fanatico di altre squadre mi avrà insultato. Per me la musica deve essere spontaneità. Il regista del video è interista ma si è divertito perché è un professionista”.

Della Juventus qualcuno ti ha detto qualcosa che ti ha fatto piacere?

“Sì ma non voglio fare nomi. Però ho incontrato Buffon e Pirlo”.

Il giocatore della Juventus che hai più nel cuore?

“Michel Platini. Ero un bambino e gli eroi dei bambini lo restano per sempre. Le emozioni che provavo, piangevo quando la Juve perdeva, sono troppo belle. Era un giocatore di classe. Anche per come si è ritirato. Era giovane quando ha smesso di giocare. Questi sono insegnamenti. Quando una cosa non hai più voglia di farla, non devi farla. Lui ha detto basta. Secondo me un po’ anche perché ha sofferto la tragedia dell’Heysel. Per me aveva perso la voglia di giocare professionalmente. Ho avuto la fortuna di incontrarlo. Abbiamo fatto una partita con la Juventus, con tutte le Legends. La Juventus mi ha invitato e c’era Michel, c’era Zidane, c’era Ferrara che conoscevo, c’era Del Piero. Quindi puoi immaginare come mi sentivo”.

Il calcio oggi ha la stessa magia di un tempo?

“Per me sì. E’ uno sport unitario, per stare insieme. Questa cosa crea il gruppo, crea il noi. Crea quella cosa che esplode nel momento in cui la tua squadra del cuore fa gol”.

Hai mai sognato di fare il calciatore?

“No. Però gioco nella Nazionale cantanti. Non sono particolarmente portato ma il mio lo faccio. Gioco da centrale in difesa”.

Chi è il più forte della Nazionale cantanti?

“A parte me (ride)? Io sono forte mentalmente. Ci sono tanti giovani, quindi bisogna tenerli insieme. Enrico Ruggeri è il capitano e io il vicecapitano. Uno molto bravo è Il Tre, che ha appena fatto Sanremo, e Moreno”.

Cosa ti piace della Juventus di oggi?

“McKennie per me è un grande giocatore. Sono contento che sia tornato. Lo apprezzavo già il primo anno. È

uno dei giocatori fondamentali e secondo me è sottovalutato. Quasi tutti gli assist li ha fatti lui, dobbiamo dirlo. Vorrei veder crescere Miretti, lo vedo ancora un po’ bloccato. Gli manca forse ancora un po’ di rabbia calcistica. Io sono un fan di Danilo. Sono contento di Rugani, ha fatto delle partite molto belle e se lo merita. Adoro Chiesa anche se lo vedo ancora non al massimo. In questo momento alla Juventus manca una continuità e un’organizzazione mentale che ha subito le vicende legali che conosciamo. Quindi vive un momento turbolento. Io sono un Allegriano e per questa cosa mi rompono le scatole. Però secondo me è ancora l’allenatore giusto perché la squadra va compattata”.