Guardiola, Baggio, Toni e non solo: chi c'era in quel Brescia nostalgia di Mazzone
amarcordIntroduzione
Guardiola si presentava ai suoi nuovi tifosi nel giorno della corsa di Mazzone sotto i tifosi dell'Atalanta, Baggio regalava magie (come ha sempre fatto) e dal Vicenza arrivava il giovane bomber Luca Toni, che è ancora l'acquisto più costoso della storia del club. Ma anche: Bonera e Calori, i gemelli Filippini, quel Federico Giunti che Mazzone preferiva a Pep ("ao' io nun te volevo"), le torri di Igli Tare e il diciannovenne Caracciolo. Nei giorni della reunion Baggio-Guardiola-Toni, ripercorriamo la storia di quella famiglia che fu il Brescia dal 2001 al 2003
Quello che devi sapere
La foto
Tutti e tre, ancora insieme. Dal profilo social di Baggio ecco spuntare l'istantanea che azzera più di vent'anni in uno scatto. Il Brescia-nostalgia di inizio anni Duemila, una lunga storia di campioni.
L'arrivo di Pep, la corsa di Mazzone
"Ma quello è il mio allenatore?" aveva detto uno stupito Pep Guardiola al presidente Corioni, seduto al suo fianco quel 30 settembre del 2001. Non contenti del Pallone d'Oro 1993 Roby Baggio, il Brescia aveva piazzato un altro colpo da big: dopo i tanti anni al Barcellona nel "dream team" di Cruijff, anche Guardiola firmava con quel Brescia-nostalgia. Viene presentato quel giorno, il giorno del derby contro l'Atalanta e della corsa entrata nel mito di Carletto Mazzone. "Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva". Il resto è storia: da sotto 3-1 al pareggio, nel segno di Roberto Baggio, autore di una tripletta.
Toni trionfali
E se quella era stata l'ouverture, immaginarsi il resto era anche piuttosto semplice. Nei sorrisi della recentissima reunion filtra tutto il calore di una squadra-famiglia che vinceva e stava bene insieme. Baggio e Guardiola in provincia giocano insieme sedici partite: ne vincono sei e ne perdono appena due (contro Juve e Lazio, tra l'altro). C'era anche un giovane Luca Toni, preso dal Vicenza per 30 miliardi di lire. Ancora oggi è l'acquisto più costoso della storia del club.
L'inizio dell'avventura
Ma per raccontare la storia di quel Brescia (Baggio, Guardiola e Toni giocano insieme nel 2001/02 e nel 2002/03), serve riavvolgere il nastro di un anno. Nel 2000 il Brescia torna in Serie A: Mazzone è il nuovo nome in panchina, Baggio è la stella più luminosa di tutte. A gennaio, dai tedeschi del Kaiserslautern, arriva anche un attaccante albanese accolto con un po' di scetticismo: si chiama Igli Tare. Torna anche Pirlo (dal prestito all'Inter), mentre davanti c'è il centravanti vecchia scuola Dario Hubner - detto tatanka perché dominava l'area con la potenza di un bisonte. Risultato: settimo posto al pari dell'Atalanta, il miglior piazzamento nella storia del Brescia.
L'Intertoto contro il Psg
Dunque arriva la stagione 2001/02. Pirlo e Hubner non ci sono più. L'annata inizia presto, a luglio, con l'Intertoto - torneo prettamente estivo a cui si qualificavano le squadre finite al di sotto dei piazzamenti Uefa. Il Brescia perde una delle tre diverse finali previste dal format contro un Psg lontano anni luce da quello che conosciamo oggi. Guardiola firma a fine settembre e si presenta prima dalla corsa-cult di Mazzone: anche lui sogna la convocazione al Mondiale del 2002 di fine stagione, esattamente come Roby Baggio.
Chi c'era in quel Brescia: la difesa
Castellazzi difendeva la porta. Tra i più gettonati nel reparto difensivo: Petruzzi arrivato dalla Roma, un giovanissimo del vivaio come Daniele Bonera e quell'Alessandro Calori che nel 2000 aveva deciso lo scudetto facendo naufragare la Juve a Perugia (suo e di Mazzone, tra l'altro) all'ultima giornata, e consegnando lo scudetto alla Lazio. E ancora: Amedeo Mangone, il giovane Dainelli e, dalla Lituania, Marius Stankevicius.
"Ao' io nun te volevo", il centrocampo
Perché queste furono le prime parole di Mazzone a Pep Guardiola, già campionissimo col Barcellona ma arrivato in un centrocampo dove l'allenatore aveva puntato tutto sul fosforo di Federico Giunti. Tra zona mediana e fascia giocavano anche Emanuele Filippini, col gemello Antonio spesso dirottato a destra (da amanti del rock, quando segnavano esultavano mimando il suono di una chitarra), poi Roberto Guana, Aimo Diana, l'argentino Andres Yllana, Massimiliano Esposito, Markus Schopp.
La salvezza e la dedica a Vittorio Mero
E poi Guardiola e Giunti appunto, la stagione fu turbolenta: la A era a 18 squadre e ne andavano giù quattro. A gennaio a Baggio salta il crociato: Mazzone allora alza Giunti sulla trequarti e fa giocare Pep al centro. Roby compie un recupero lampo (comunque inutile verso il Mondiale nippo-coreano) e torna per le decisive partite salvezza, su tutte Fiorentina (con Guardiola che gli consegna la fascia davanti a un perplesso Mazzone) e Bologna. La dedica per quel successo sportivo è per Vittorio Mero, scomparso il 23 gennaio del 2002 in un incidente stradale, poche ore prima della partita di Coppa Italia contro il Parma.
Toni e non solo: l'attacco
È il giovane Luca Toni (che oggi scherza con Guardiola su falsi nove e veri nove, qui il video esilarante della loro cena insieme) il miglior marcatore stagionale: 14 gol. Segue a 12 Baggio. Tare ne mette altri 7. C'è già un giovane Andrea Caracciolo, l'airone destinato a diventare il miglior marcatore del Brescia di tutti i tempi; ma anche Jonatan Binotto, Simone Del Nero e il cileno Mario Salgado.
La stagione 2002/03
La stagione successiva vede Guardiola partire in direzione Roma, ma lì ci resta solo sei mesi e torna a Brescia a gennaio. È il Brescia-famiglia che chiude il campionato al nono posto: i volti nuovi sono quelli del difensore costaricano Gilberto Martinez, i centrocampisti Appiah e Matuzalem, Bilica - il difensore che nel 1999 parò un rigore a Shevchenko in un Milan-Venezia - Matteo Sereni in porta, Seric, Pisano. E ovviamente, Baggio e Toni.