I turbamenti del giovane Kvaratskhelia tra calcio e politica

C’è qualcosa che fa più male del ginocchio in Khvicha Kvaratskhelia. Persino di quel ginocchio destro che lo restituirà al Napoli nel 2025, anno nuovo che è dietro l’angolo, certo, ma scadenza che suona lontana, comunque, soprattutto se la prima partita che l’attaccante salterà è a Udine, la città dello scudetto. Tornerà dopo Natale, forse pure dopo l’Epifania, e se nel presepe manca Kvaradona c’è un po’ meno profumo di struffoli nell’aria. Ma questo è il minimo. Non è il legamento a farlo soffrire, quello collaterale mediale che ha subito una piccola lesione nello scontro con Marusic, sopportata sino al novantesimo per provare, inutilmente, a vincere contro la Lazio. È qualcosa di più profondo, che ha a che fare con il legame fortissimo con la sua Georgia e con un senso civico che troppo spesso facciamo fatica a riconoscere nei ragazzi come Kvaratskhelia. Deve essere lì la ferita, sotto la gola, dove si forma quel nodo che strozza, che si mangia l’aria ogni volta che le immagini degli scontri di Tbilisi scorrono in uno schermo, così diverse da una bella partita di calcio. Da quasi tre settimane non c’è tregua nelle strade della capitale della Georgia, ma è da tempo che la terra di Kvara non trova quiete, pur nella sua contestata democrazia: contestata, come le ultime elezioni parlamentari di ottobre non riconosciute per presunti brogli dalla coalizione di opposizione e dalla presidente Salome Zourabichvili che la rappresenta. Le urne hanno confermato al potere il partito dal nome suadente di 'Sogno Georgiano', che parte dell’opinione pubblica però considera un brusco ritorno a un passato oscuro. Non Kakha Kaladze però, esponente e sindaco sotto quella bandiera, che respinge ogni critica con fermezza. Ad esempio, quella di subire le ingerenze russe e di proiettarle sul Paese attraverso gli interessi del suo fondatore, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, magnate che possiede un quarto del PIL del Paese. Un partito così filorusso da copiarne persino alcune leggi, come la “Legge sugli agenti stranieri”: provvedimento che è la declinazione in chiave georgiana di una legge che in Russia, dal 2012, stabilisce che i media e le organizzazioni no-profit sostenute per più del 20 % da finanziamenti dall’estero si registrino come “perseguenti gli interessi di una potenza straniera”. In pratica, un modo per reprimere i media indipendenti, le voci dissidenti, gli oppositori di Putin. L’Unione europea la considera illiberale, lontana dai diritti che pretende dai suoi membri, e quindi capace di incidere negativamente sulla richiesta di adesione che la Georgia aveva presentato nel marzo 2022, recepita ufficialmente nel dicembre dello stesso anno, ma sospesa dall’Ue a maggio del 2024 quando la discussa legge è diventata definitiva. Oggi però non è l’Unione europea a mandare all’aria il percorso di adesione della Georgia, ma lo stesso partito 'Sogno Georgiano', che un attimo dopo aver vinto le elezioni ha annunciato di aver sospeso i negoziati sino al 2028, scatenando le proteste di massa che tanto hanno turbato Kvaratskhelia, da sempre voce forte a favore dell’Europa. Sono i giovani come lui a protestare in questi giorni, sono ragazzi come lui ad essere fermati con forza, e in alcuni casi con violenza, dalla polizia: più di 300 i manifestanti arrestati, più di 100 le persone rimaste ferite. Ragazzi che chiedono qualcosa che noi diamo per scontato, anzi, di cui a volte ci lamentiamo con la stessa superficialità con cui commentiamo un episodio di campo, una decisione del Var. Chiedono l’Europa, un sostantivo che nel calcio usiamo spesso e che rappresenta comunque un obiettivo, ma se nello sport è sinonimo di prestigio, nella vita reale può voler dire qualcosa di essenziale, può significare libertà. Certamente libertà di circolazione e, in alcuni casi, libertà di espressione. Lo sa bene Guram Kashia, capitano della Georgia, che nel 2017, invece di mettere al braccio la classica fascia da capitano del Vitesse, ne indossò una con i colori dell’arcobaleno, per sostenere una campagna della federazione olandese a favore dei diritti Lgbtq+. L’estrema destra del suo Paese reagì in modo così bieco da arrivare a minacciarlo, a organizzare manifestazioni contro il traditore della purezza georgiana maschile e per questo chiederne l’esclusione dalla Nazionale. Non è accaduto, per fortuna, e Kashia ha guidato la squadra sino allo storico traguardo degli ottavi di finale dei Campionati europei giocati questa estate in Germania, un risultato capace di mettere in luce un paradosso più che mai evidente anche in questi giorni di tensione: per la Georgia è più facile essere tra le 16 migliori nazionali europee che fra i 27 membri dell’Unione. Risultato ottenuto anche grazie a quel gol che Kvaratskhelia segnò al Portogallo, il 26 giugno, davanti agli occhi fieri di Kashia, trascinando la sua gente in strada non per protestare, ma per festeggiare. Che si condivida o meno il sentimento delle nuove generazioni che vogliono la Georgia in Europa, non si può che rispettarlo: rispettare l’urgenza di determinare il proprio destino e immaginarlo dove i diritti hanno più facile cittadinanza. Che si condivida o meno lo sguardo di Khvicha, non si può che ammirare la sua capacità di andare oltre il proprio presente ovattato e lottare, a modo suo, per il futuro di tutti. Non vede l’ora di guarire tutte le ferite Kvara, che siano nei suoi legamenti o nei suoi legami più profondi, per potersi finalmente pensare in Europa. Di nuovo come calciatore, ma soprattutto, per la prima volta come cittadino.

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