Kayode Golden Boy italiano: la 'linea Viola' che fa bene al nostro calcio

Il Viola Park non è un paese per vecchi. Entrando nel centro sportivo voluto dal presidente Commisso e Joe Barone, ex direttore generale, scomparso a marzo scorso, hai la sensazione che al primo posto ci siano i ragazzi, considerati il futuro della società. Non è un caso che il primo padiglione che incontri sia quello per le giovanili: è sempre un via vai di bambini, ragazzi e ragazze che si allenano, giocano a calcio, perché il valore aggiunto del Viola Park è quello di stare insieme e crescere insieme. La fortuna di potersi allenare con la prima squadra, il privilegio che a seguire i tuoi allenamenti possa esserci Kean, o Gosens, o magari Dodô e poter ascoltare i loro consigli. Palladino non si perde una partita della Primavera, non è un caso che questa estate, per il ritiro estivo, su trentuno giocatori, diciotto erano under 23. Certo la squadra era ancora in costruzione e molti nazionali ancora in vacanza ma per l’allenatore: "Seguire la Primavera è fondamentale, i giovani sono il futuro, portarli in prima squadra li aiuta a crescere, a lavorare bene. Quando posso cerco di dare loro una occasione". Ed è stato di parola visto che sono diversi i giocatori che già hanno esordito. Tommaso Martinelli, portiere classe 2006, titolare nella partita contro il Lask, aveva esordito nella passata stagione contro l'Atalanta, all'ultima giornata. Palladino gli ha dato fiducia nella partita che ha indirizzato la qualificazione tra le prime otto d'Europa. Sta crescendo sotto la guida di De Gea, uno dei migliori portieri al mondo, lo sta aiutando a maturare dentro e fuori dal campo. Ma Martinelli è solo uno dei tanti: in quella stessa partita ha fatto il suo esordio anche Jonas Harder, cognome tedesco, babbo originario della Germania ma fiorentino a tutti gli effetti. Centrocampista, già nazionale Under 19 e 20, ha realizzato il suo sogno al minuto 76 di una gelida serata fiorentina. La sua comparsa in A e in Europa l'ha già fatta Tommaso Rubino, 18 anni, una mezzapunta che nasce trequartista, fa il suo esordio al minuto 83 di Genoa Fiorentina e Palladino non smette mai di sottolineare "gli occhi lucenti del ragazzo" quando gli è stato detto di entrare in campo. Martinelli, Rubino, Harder sono nati con la Fiorentina nel cuore: prima tifosi , poi calciatori viola. Perché il senso di appartenenza, insieme al talento, è un valore fondamentale per la società. E vederli poi esordire in prima squadra è motivo di orgoglio per chi li segue quotidianamente come il responsabile del settore giovanile, Valentino Angeloni: "Per noi vale come una vittoria: valorizzare il settore giovanile era un obiettivo della società. Stare tutti insieme al Viola Park aiuta, i più grandi favoriscono la crescita e l'inserimento dei più giovani". Come tra Dodô e Kayode, rivali di fascia, ma amici fraterni: il brasiliano è quello che più lo ha aiutato quando Italiano lo ha fatto debuttare alla prima di campionato contro il Genoa, e Micheal è stato uno dei migliori in campo. Premiato come Italian Golden Boy ha ribadito a Sky Sport 24 quanto sia stato importante "Crescere in una società che creda in noi giovani: al Viola Park abbiamo un'area per noi, il presidente Commisso tiene molto a noi ragazzi, a lanciare giovani in prima squadra e hai sempre la sensazione che ognuno di noi possa avere la sua chance". Chance che ha avuto e si è giocato benissimo Comuzzo, titolare fisso con Palladino. Ha conquistato anche Luciano Spalletti. L'investimento sui giovani è cresciuto nel tempo e adesso la Fiorentina ne sta raccogliendo i frutti. Ranieri, dopo qualche esperienza in prestito, è diventato leader della difesa con la fascia di capitano al braccio. Sottil da talento inesploso si sta trasformando in giocatore continuo, più concreto rispetto al passato. Dalla linea verde la Fiorentina sta attingendo a piene mani. È cambiata la strategia, la visione della società. Sono finiti i tempi quando i ragazzi provenienti dai settori giovanili invocavano spazio e trovavano sbarrate le porte della prima squadra. Ora chi ha talento può svilupparlo, anche in Europa attraverso la Conference. La Fiorentina sta indicando la via. Il messaggio al calcio italiano è quello di investire di più sul vivaio, non esitare a inserire in prima squadra chi ha talento. È un modo per far crescere i nostri club ma soprattutto il nostro calcio.

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