Sergio e Simone, il derby degli amici miei. Vinca il migliore!

Vedere due ex compagni e amici guidare Milan e Inter in un derby è qualcosa di raro. La loro prima volta contro è stata nel derby di Supercoppa, ma questa sarà una partita diversa. E’ campionato, ma soprattutto si gioca a San Siro e – scusate se mi permetto – ci sarà tutta un’altra atmosfera. Sarà la prima volta di Sergio contro Simone in quella che è la casa di entrambi. Con Simone ho giocato per quattro anni e siamo stati insieme in campo per 46 volte. Con Sergio le partite giocate assieme sono state 73, anche se le stagioni nello stesso spogliatoio solamente due. Con entrambi ho condiviso la gioia di vincere uno scudetto e inevitabilmente ci lega un legame forte. Ma al tempo già si capiva che dopo 25 anni sarebbero potuti diventare gli allenatori di Inter e Milan? Da quando Simone allena ad alto livello, prima alla Lazio e poi all’Inter, mi è stato chiesto tante volte se mi aspettassi sarebbe diventato così bravo e vincente. Ho sempre risposto di no, ma non perché non lo stimassi, anzi. Ma semplicemente perché quando abbiamo giocato insieme lui era ancora molto giovane e a inizio carriera. A 23 anni non poteva essere un leader dello spogliatoio. E la risposta è la stessa anche per quanto riguarda Sergio. Anche lui era un ragazzo – per giunta arrivato da un altro campionato – e in quella Lazio c’erano tanti giocatori esperti e di carisma, su tutti Mancini e Simeone, che sì, già allora, mi davano la netta sensazione che sarebbero potuti diventare grandi allenatori. La leadership di Sergio e Simone è venuta fuori più avanti, quando ormai non eravamo più compagni di squadra. Ma c’è una caratteristica di entrambi che mi aveva colpito quando giocavamo insieme e che ancora oggi riscontro nel loro essere allenatori. Un qualcosa che li rappresentava da calciatori e che si sono portati dietro anche nelle nuove vesti di ‘mister’. La curiosità e l'attenzione di Simone Già da giovane Simone era un grande appassionato e un grande conoscitore di calcio. Guardava tante partite, conosceva tutto e tutti. Lo caratterizzava questa curiosità e questa voglia di conoscere i giocatori e le squadre. Cresceva e imparava calcio, giocandolo e guardandolo. Questa sua caratteristica la ritrovo anche oggi nell’Inzaghi allenatore. E’ attento e meticoloso, sa lavorare sulle caratteristiche dei singoli giocatori, prepara molto bene le partite e la sua squadra sa esattamente cosa deve fare prima di ogni gara. La determinazione e il carattere forte di Sergio Per quanto riguarda Sergio, la sua caratteristica dominante era senza dubbio il carattere forte. Era un ragazzo e un giocatore davvero molto determinato. Pur arrivando alla Lazio ancora giovane, e non da big, ha saputo imporsi e ritagliarsi un grande spazio . In poco tempo si è guadagnato la stima e la fiducia di tutti, diventando decisivo e determinante. Tanti risultati importanti che abbiamo ottenuto sono arrivati grazie alle sue prestazioni. Ed è riuscito a farlo anche grazie alla determinazione che ha sempre messo nella ricerca del raggiungimento dei suoi obiettivi. Qualità che – avrete notato – è evidente anche nel suo essere allenatore. E oggi? Con il nuovo ruolo e gli anni di esperienza entrambi si sono completati. Simone è cresciuto tantissimo in carisma e autorevolezza. La sua gestione umana del gruppo è di altissimo livello. Sergio l’ho seguito meno da vicino nel suo percorso da allenatore, però se devo dire una caratteristica che vedo oggi e non gli riconoscevo da giocatore è la fermezza e il rigore con cui gestisce il gruppo . Palla al campo Conoscendo entrambi, sono certo che stiano vivendo queste ultime ore pre-derby con grande attenzione e senso di responsabilità. La vittoria in rimonta del Milan in Supercoppa ha lasciato all’Inter qualche strascico, che Inzaghi dovrà trasformare in insegnamenti. Conceição è riuscito a sorprenderlo in Arabia e sul 2-0 nessuno si aspettava una rimonta rossonera. Ma l’Inter resta la favorita e questo Simone lo sa. In questi giorni credo lavorerà per non commettere gli stessi errori, visti in realtà anche nella gara di andata, quando sulla panchina del Milan c’era Fonseca. L’Inter ha lasciato che la partita si aprisse troppo allungando la squadra e concedendo tanto spazio al Milan, che in quelle condizioni esalta il talento dei suoi giocatori. Sergio, invece, credo si concentrerà soprattutto sulla fase difensiva, che fin qui è stato il punto debole di questo Milan. La squadra rossonera subisce gol troppo facilmente, commette errori sia a livello tattico che dal punto di vista individuale e non si può sempre pensare di risolvere con una rimonta nel finale. Sergio e Simone hanno stili diversi ma sono accomunati da un qualcosa che caratterizza tutti i grandi: la voglia di vincere. Sergio vuole vincere il suo primo derby a San Siro, Simone tornare a far festa in un derby dopo due sconfitte. Lo spettacolo sarà in campo ma questa volta anche sulle due panchine. E allora, amici miei, che vinca il migliore!

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