Thiago Motta esonerato: i motivi dietro il fallimento del progetto con la Juve

E alla fine l'esonero è arrivato. Thiago Motta l'ha vissuto da lontano, dopo aver scelto di passare il weekend in famiglia, vicino ai propri affetti. L’allenatore è infatti Portogallo, nella sua casa di Cascais, località mai così simbolica, se è vero che venne scelta dall’ultimo Re d’Italia Umberto II per il suo esilio dopo il referendum istituzionale del 1946. Finisce così dopo solo 8 mesi un progetto nel quale la Juve, ma non solo, aveva creduto fortemente e che nessuno pensava potesse sgretolarsi così velocemente. La situazione è precipitata dopo la batosta con la Fiorentina. I confronti tra Giuntoli, la dirigenza e Thiago Motta sono stati quotidiani. La dirigenza e lo staff tecnico sono stati spalla a spalla sul campo al Training center e a pranzo insieme al J Hotel. Non sono mancate forti discussioni e scambi di opinione che si immaginano accesi. Il tutto all’insegna della schiettezza e della trasparenza totale. Perché in gioco c’era il futuro della Juventus, non solo il presente e anche quello dei singoli uomini. Alla fine la società ha constatato che le possibilità di reazione in quella situazione erano molto limitate e che la squadra, di fatto, era completamente scollegata dall’allenatore. La sensazione, poi diventata certezza, è che si fosse completamente perso il controllo della comunicazione nei confronti della squadra, tra scelte non comprese, freddezza, distanza tra tecnico e spogliatoio. Ma un solco, decisivo, era stato scavato anche tra allenatore e società. Il direttore dell’area sportiva Giuntoli, sostanzialmente, aveva deciso di esonerare Thiago Motta già da diversi giorni ma aspettava solo il via libera da parte della proprietà, attraverso l’Ad Scanavino, in diretto contatto con John Elkann. Inizialmente si pensava che per motivi di bilancio l'esonero non sarebbe arrivato prima della partita contro il Genoa ma alla fine l'ok societario è arrivato e si è così deciso di controvertire quello che è sempre stato uno dei mantra della società Juventus, finire con l’allenatore con cui si è iniziato . Ma alla luce della situazione generale e del rischio concreto di perdere il quarto posto, la proprietà ha rotto gli indugi e dato il via libera al cambio in panchina. Fino all'esonero ufficiale. Ventice Exor-Juventus Questo venerdì c’è stato un vertice alla Juventus, a margine di una riunione organizzata da Exor dove Suzanne Heywood, Chief Operating Officer della holding, ha mostrato a John Elkann i numeri di Juventus e altre aziende del gruppo. Le prospettive, nonostante la semestrale di segno positivo non sono proprio rosee per il club: una mancata partecipazione alla Champions League della prossima stagione avrebbe un impatto negativo di 70 milioni di euro sul prossimo bilancio. E' inevitabile, in questo contesto, che la situazione finanziaria abbia influenzato e accelerato in parte anche quella del futuro dell’allenatore. Ora tocca a Tudor Da giorni Giuntoli aveva avviato contatti con altri allenatori per farsi trovare pronto. Certamente è stato fatto un sondaggio con Pioli, che però è disponibile solo per la prossima stagione. Ma i colloqui si sono poi concentrati soprattutto su due nomi, Roberto Mancini e Igor Tudor, entrambi disponibili a prendere la squadra in corsa. Il punto sono le prospettive per il futuro in caso di quarto posto. In particolare con Mancini le trattative di Giuntoli si sono spinte fino ad un accordo per due stagioni, ma la proprietà non ha dato l’ok. La decisione da prendere era se concedere un rinnovo automatico in caso di raggiungimento del quarto posto oppure se puntare solo a finire la stagione senza garanzie certe per il sostituto di Thiago Motta, opzione che ora dopo ora è prevalsa. Anche per questo alla fine è stato scelto Igor Tudor: 3 mesi di contratto più un opzione in caso di qualificazione Champions. L’intenzione della Juventus infatti è quella di avere le mani libere per poter scegliere l’allenatore a cui affidare il progetto delle prossime stagioni avendo a disposizione più tempo e più scelta. Un progetto naufragato Non va dimenticato un aspetto: il fallimento tecnico del progetto Thiago Motta coinvolge inevitabilmente le responsabilità della dirigenza e in particolare quelle dell’area sportiva. Giuntoli ha sostenuto Thiago Motta e condiviso le sue scelte, lo ha assecondato sul mercato mettendogli a disposizioni una rosa competitiva con una spesa superiore ai 200 milioni di euro. Allo stesso tempo è riuscito a contenere il monte ingaggi tagliando la spesa degli stipendi dei giocatori del 30% in due anni raggiungendo un obiettivo che la proprietà aveva indicato come prioritario. Insomma, dal punto di vista economico finanziario i risultati sono stati più che apprezzabili, mentre sotto il profilo sportivo la stagione è stata molto deludente e nel caso di mancata qualificazione Champions sarebbe da considerare fallimentare. Dunque, anche l’operato del management e della direzione sportiva in particolare è sotto osservazione dopo l’allontanamento di Allegri e quello prossimo di Thiago Motta. Tutt’altro che secondario che si tratti di scelte che comportano esborsi notevoli tra buonauscita e stipendi da corrispondere. Chiellini resta ministro degli Esteri Questione società: la Juventus sta tentando in ogni modo di evitare un ulteriore aumento di capitale dopo una semestrale positiva . Per farlo è indispensabile il quarto posto. Senza la Champions il disastro sarebbe totale, anche dal punto di vista economico e non solo sportivo. Diventa imprescindibile passare almeno il girone del Mondiale per Club e fare cassa con un giocatore . Da escludere invece ogni intervento di Elkann - in questa fase, dopo sarà diverso - nell’assetto della società, ad esempio con l’ingresso di Chiellini con un altro ruolo. L’ex capitano resta al momento 'ministro degli Esteri' del club ed è stato di recente a Madrid in ECA. Non ha avuto e non avrà alcun ruolo nella scelta dell’allenatore in caso di esonero. Ma potrebbe averne in futuro.

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Paolo Aghemo