D'Aversa all'Empoli: "La nostra Coppa sarà la salvezza"

Mancano poche partite alla fine del campionato, ma un bilancio si può trarre. Qual è il suo? “È un bilancio che ci ha visto partire bene all’inizio, per poi avere una flessione sotto l’aspetto dei risultati. Per fortuna, quanto di buono fatto prima ci permette di restare aggrappati verso il raggiungimento del nostro obiettivo.” Ora siete al momento decisivo: come ci arrivate? “Con la speranza e l’obiettivo di recuperare i tanti giocatori rimasti fuori, cosa che ha influito nei risultati. C’è il rammarico più che altro di aver potuto fare meglio. Ci manca una vittoria da tanto tempo, ma con le prestazioni e il lavoro arriverà.” Ha parlato di assenze, che sono e sono state molte. Come si gestisce nel lavoro quotidiano? “Principalmente quello che ha influenzato nel lungo termine sono gli infortuni più gravi. Difficilmente ricordo una stagione in cui si sono persi tre giocatori per la rottura del legamento crociato, o per un problema alla spalla: questi infortuni hanno influenzato un po’ di più rispetto alle altre problematiche. Non credo nella fortuna nel calcio, ma nel lavoro: però penso che un po’ siamo stati sfortunati, anche perché le assenze sono state nello stesso ruolo. Ma per questo dico che dobbiamo lavorare: spesso, nonostante le assenze, ci siamo trovati a recriminare per un risultato mancato. Vuol dire che la prestazione c’è stata.” Come spiega ai suoi ragazzi questo momento? “I miei giocatori sono i primi consapevoli del momento che vivono e di quello che ci ha portato qui. È normale che quando manchino elementi importanti, arrivino le difficoltà. I ragazzi sanno che si può fare meglio: la vittoria è la medicina più importante, ma è vero che le conferme durante la partita le hanno. Anche contro il Toro abbiamo perso ma credo che avremmo meritato un risultato diverso. Io chiedo a loro di finire la gara dando tutto, senza recriminare sulla prestazione. Errori comunque ne abbiamo commessi tutti quanti: se l’atteggiamento fosse negativo, mi preoccuperei. Ma non ho nulla da rimproverare.” La sensazione è che manchi un po’ di concretezza. “Sì, ma specifichiamo che non riguarda un solo reparto. Si ragiona per fasi: offensiva e difensiva, a livello di squadra. Qualcosa ci manca in generale: a Torino abbiamo avuto occasioni clamorose con due esterni, per esempio. Dobbiamo risolvere una problematica che ci vede creare le occasioni ma non concretizzarle. E poi dobbiamo eliminare quegli errori che si pagano a caro prezzo in Serie A: prima era per esempio molto più difficile farci gol. Ma le assenze importanti sicuramente hanno pesato: il rientro di Ismajli contro la Juventus e il Torino ha dimostrato che abbiamo concesso di meno. Non è un caso. Io accetto l’errore tecnico ma non quello mentale. Intendo dire la cattiveria in generale, anche per le più piccole cose: un risultato dipende da come si interpretano le cose. Non mi arrabbio mai per un gol a porta vuota, ma molto se non vedo che uno va a fare una qualsiasi cosa in maniera cattiva e determinata per annullare l’avversario.” Tutti dicono che l’Empoli sia un bel gruppo: quali tasti sta toccando per arrivare all’obiettivo? “Noi affrontiamo le partite come fatto la maggior parte del campionato, sperando che gli infortunati possano rientrare. In questa pausa stiamo lavorando sulla condizione fisica per chi è appena rientrato o chi ha tirato dal primo giorno di ritiro, senza possibilità di rifiatare. Per questo è stata pensata anche una tabella di lavoro individuale. Poi è chiaro, non voglio che ci abituiamo alla sconfitta. Non dovevamo essere euforici all’inizio, non dobbiamo deprimerci ora: dobbiamo essere consapevoli del nostro momento, bisogna forse scherzare un po’ meno, fare tutto quello che ci può permettere di raggiungere la salvezza.” Se la stagione va in un modo, in Coppa Italia c’è l’altro lato della medaglia, con il traguardo storico della semifinale. Come vivete questa situazione? “Non posso dire che la viviamo serenamente, perché se no vorrebbe non capire il momento in Serie A. I tifosi ci continuano a sostenere, penso alla partita contro l’Atalanta, in cui abbiamo perso malissimo ma siamo stati sostenuti sia in campo, sia dopo. Ai ragazzi ho detto che sono gli stessi che scendono in campo sia in campionato, sia in Coppa Italia: bisogna credere in quello che si fa. Dobbiamo capire che finora in Serie A non siamo a livello sufficiente, dobbiamo dare il meglio di noi.” La partita che vi ricorderete di più dalla Coppa Italia qual è? “L’ultima sicuramente, vista la squadra che affrontavamo. Ma senza nulla togliere a Torino e Fiorentina, che veniva da un momento molto difficile per quanto capitato a Bove. Contro i viola per esempio eravamo felici per il passaggio del turno ma non l’abbiamo festeggiato come avremmo potuto, per rispetto della società. Proprio pochi giorni fa ho incontrato il papà di Bove, non immagino come si sia potuto sentire. Tornando al campo, con la Juve avremmo meritato il passaggio di turno anche senza i rigori, e li abbiamo superati pieni di giovani in campo. È chiaro che quel passaggio dia entusiasmo: la dimostrazione è in quello striscione che i tifosi ci hanno fatto trovare quando siamo tornati in città. Li abbiamo resi orgogliosi di essere empolesi, è un grande piacere per noi. Ma l’obiettivo più importante sarebbe portare a casa la salvezza.” Questi impegni extra tolgono tante energie? “Sì, ma danno anche entusiasmo. Contro la Roma siamo arrivati senza dubbio con un dispendio energetico mentale importante. Credo anche che però sia uno stimolo: sarà una bella sfida affrontare una squadra più completa di noi, come il Bologna. Ma questa situazione la affronteremo al momento opportuno e nel migliore dei modi. La gestione da parte mia e dello staff sarà senza pensare a quella partita: per la salvezza mi servono tutti i miei ragazzi. Non cambierò il mio modo di ragionare. Per questo ho detto alle ‘seconde linee’, volutamente tra virgolette, che meritano di giocarsi quel doppio impegno in Coppa per il percorso che hanno fatto. Perché tra virgolette? Non esistono ‘seconde linee’. È vero che i titolari scendono più in campo, ma spesso fanno la differenza quelli che giocano meno e non mi riferisco solo al giorno della partita ma anche in allenamento: tengono alta l’intensità durante la quotidianità. In tutti i casi, in Coppa Italia ci giochiamo due semifinali, ma in campionato nove finali. Ci dobbiamo concentrare su quelle, che sono più importanti: l’obiettivo è la salvezza. In Coppa stiamo andando oltre le nostre possibilità: sognare è lecito, godiamoci quelle due partite e vedremo.” E per questa volata finale, cosa non deve mancare nei suoi ragazzi? “Io sono fissato su alcune cose: il rispetto delle regole, delle persone e anche di sé stessi. In questo momento la cura del particolare fa la differenza. Non parlo del rapporto fuori dal campo: i ragazzi hanno età diverse, c’è chi è sposato e ha famiglia, chi no. Ognuno fa quello che vuole e non mi interessa che i giocatori vadano per forza d’accordo fuori dal campo. Pretendo però che in campo ragionino da squadra. E questo l’ho sempre fatto e sempre visto.” Rispetto agli anni passati, quanto è cambiato D’Aversa? “Rispetto a un anno fa, come persona sono maturato molto. Ho fatto un errore grave, ne ho pagato le conseguenze . Sono stato dispiaciuto da allenatore e da padre: quel gesto l’hanno visto i miei figli e tante persone, non mi appartiene e ho dato un’immagine sbagliata di me per causa mia. Come allenatore penso di non aver mai fatto l’anno successivo come quello precedente: sono uno che studia un po’ tutto, ho ambizione di arrivare a certi livelli. Quello che mi interessa maggiormente non è la considerazione o il giudizio che si può avere di me come allenatore, ma quello che trasmetto come persona. Quello che mi piace di più è quando si ha il rispetto dei propri ragazzi, si mantiene una certa credibilità. Io tengo che loro mi vedano sempre rispettoso dei loro confronti.”

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