Milan, Conceicao sembra aver trovato il vestito adatto per l'ultima serata di gala

Chi scrive non ama la difesa a tre. Eppure, ci sono situazioni in cui il passaggio a un sistema di gioco basato su tre difensori centrali può rappresentare una svolta in positivo. Prendiamo il Milan. Ha balbettato con la difesa a quattro, inseguendo equilibri mai avvicinati. È accaduto con Fonseca, si è ripetuto con Conceicao. Anzi, sotto la guida dell’ex allenatore del Porto, il Milan sembrava vicino all’implosione. Si era avvitato in una crisi da cui sembrava impossibile uscire. La squadra aveva smarrito la sua identità, perso l’entusiasmo. Aveva solo mantenuto una apprezzabile capacità di reazione quando la partita sembrava compromessa. Troppo poco per salvare una stagione che rischiava di diventare un fallimento nonostante il trionfo in Supercoppa. Poi, nel momento più buio, l’intuizione di Conceicao che ha trasformato il Milan: il passaggio al 3-4-3 o se preferite 3-4-2-1. Cambia pochissimo, nel secondo caso Pulisic e Leao giocano più dentro al campo. A Udine la prima versione con il nuovo modulo e un roboante 4 a 0, poi la sconfitta a San Siro contro l’Atlanta ma giocando una partita discreta. Segnale chiaro per l’allenatore che la strada avviata era quella giusta. Concetto legittimato dal trionfo in Coppa Italia contro l’Inter. In cinque partite con il nuovo sistema di gioco il Milan ha raccolto 4 vittorie e una sconfitta: 11 gol fatti e appena 2 subiti. Un’altra squadra rispetto a quella fragile e insicura, impossibilitata ad avere continuità di rendimento, vista fino a un mese fa. Il cambiamento non deve sorprendere. Innanzitutto, il Milan aveva bisogno di certezze consolidate, di trovare non solo un sistema di gioco più funzionale per il momento che la squadra stava attraversando, ma anche una formazione base. Soltanto poco più di un mese fa nessuna aveva la minima cognizione di quale fosse la formazione titolare del Milan, a cominciare dagli stessi giocatori, inevitabilmente frastornati. Il Milan aveva un impellente bisogno di ritrovare equilibrio tattico. Con il 4-2-3-1 non ci era riuscito Fonseca e anche Conceicao aveva accusato lo stesso. Non solo, anche Pioli dopo le partenze di Tonali e Kessie aveva faticato a restituire equilibrio alla squadra. Il cambio tattico ha sistemato il Milan con una copertura migliore del campo, una squadra più compatta, meno esposta alle ripartenze degli avversari. E ci sono giocatori che all’improvviso hanno ritrovato un rendimento elevato dopo mesi tra alti e bassi . Perché le partite le vincono i giocatori e non i moduli. Sarebbe assurdo sostenere il contrario ma proprio perché i giocatori sono decisivi è fondamentale metterli in condizione di esprimersi al meglio, esaltando le loro caratteristiche. Ci sono giocatori che in certi sistemi di gioco si esaltano e in altri si deprimono. Entriamo nello specifico e prendiamo il caso di Theo Hernandez. Ora, se il giocatore è al top della condizione atletica e mentale è talmente forte che può giocare in qualsiasi modo. Con Pioli fece bene, nell’emergenza, anche da difensore centrale. Ma se incappa in un periodo in cui è un po’ svagato il passaggio a una difesa a tre può liberarne l’estro offensivo sapendo di avere una maggiore copertura alle spalle. Oppure Tomori e Pavlovic. Siamo in presenza di due difensori centrali di alto livello. Eppure, metterli insieme in una difesa a quattro non è stata una buona idea. Difendendo a tre, con un difensore centrale che dirige il reparto, Tomori e Pavlovic stanno raggiungendo livelli di rendimento mai toccati nella prima parte di stagione. E se il Milan ha ritrovato equilibrio ne beneficiano anche gli attaccanti. È rinato Jovic, sta crescendo Leao. Conceicao si gode il momento e guarda con fiducia alla finale di Coppa Italia contro il Bologna. Al momento una sua conferma sulla panchina del Milan resta difficilissima. Ma fare un grande finale di stagione per lui potrebbe significare proporsi per una panchina importante in altri campionati. Il Milan è sempre un’ottima vetrina.

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Maurizio Compagnoni