Baroni, la Lazio e quei segnali da non sottovalutare

Un punto guadagnato per l’Europa, due persi per la Champions. Differenza sottile ma sostanziale. Nella corsa al quarto posto per effetto degli scontri diretti sfavorevoli nei confronti di Juve e Roma e di un’eventuale avulsa con arrivo a tre, la Lazio non è più padrona del proprio destino. 6 punti contro Inter e Lecce negli ultimi 180 minuti di campionato non garantirebbero ai biancocelesti l’accesso alla prossima Champions, ma sarebbero sufficienti invece per chiudere tra le prime 6 e quindi in Europa. Il vero obiettivo di inizio stagione certo, ma la squadra di Baroni ha avuto il merito – che poi porta con sé anche la responsabilità – di alzare le aspettative rispetto allo scetticismo di questa estate. Per questo, pesando il post Lazio-Juve in casa biancoceleste, c’è più delusione che soddisfazione. La Lazio ha fatto molto per non perdere una volta passata in svantaggio e quando ha avuto la superiorità numerica, ma troppo poco per provare a vincere nella prima ora di gioco. Alla fine, ne è uscito un pareggio strappato all’ultimo assalto che ha confermato come la squadra di Baroni abbia un’anima e risorse profonde. Un’altra rete segnata nell’ultimo quarto d’ora di gioco, ancora con un subentrato: 21 i gol realizzati dal 75esimo in poi, 19esimo firmato da un giocatore uscito dalla panchina. Per Vecino poi è la specialità della casa: in carriera ne ha segnati addirittura 16 su 44, ovvero il 36%, dall’80esimo in poi. Eppure il match contro i bianconeri ha confermato anche i soliti vizi della squadra romana, arrivata col fiatone a questa volata finale. Rotazioni ridotte all’osso nel 2025, dopo l’ampio turnover con cui Baroni aveva cominciato a gestire la squadra nei primi mesi di stagione. E alla cinquantesima partita dell’anno il calo sotto la voce ‘brillantezza’ è parso evidente. L’Olimpico poi continua a rimanere un tabù. Quindicesima partita consecutiva senza clean-sheet ma soprattutto 90 giorni senza successi davanti ai propri tifosi. Baroni, polemicamente orgoglioso, sottolinea che stanno mancando i risultati, non le prestazioni. Ma se una squadra vince solo una partita nelle ultime 11 – contro il Monza il 9 febbraio – rimane difficile pensare che sia quasi tutto ascrivibile al caso o alla sfortuna. E ora, il futuro Di Baroni si parlerà molto nelle prossime settimane: alla Lazio mai sottovalutare i segnali. Prima della Juventus per due settimane è stato messo in modalità silenziosa dalla società; dopo, davanti ai microfoni, è apparso piuttosto nervoso. Non il solito Baroni, insomma. Le voci sul suo futuro lo stanno infastidendo: sente di meritare la conferma, ma piaccia o no il piazzamento finale avrà un peso per allontanare o addensare le nubi sul suo destino. In campo invece le sue scelte stavolta hanno pagato solo in parte: vincente quella relativa a Vecino, inserito al posto di Rovella per avere più peso dentro l’area; bocciata dai fatti quella di separare la coppia del doppio centravanti Dia-Castellanos per inserire Dele-Bashiru trequartista. I biancocelesti hanno vinto 14 delle 18 partite disputate quando l’allenatore ha puntato sui due numeri 9 insieme dall’inizio. Il senegalese poi era il più ‘caldo’ da un punto di vista realizzativo con 3 gol segnati nelle ultime 4. Spaiarli non ha pagato. La sentenza del campo non ammette appelli.

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