Tare al Milan era una questione di destino

Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. Ci volevano le parole del maestro Gaber per racchiudere il valzer dei diesse in casa Milan, fino al nome di Igli Tare. Prima vicino, poi lontano, poi dentro altri nomi sul taccuino della società e quindi proprio lui: la firma come nuovo direttore sportivo del Milan, un uomo ora in missione non per conto di Dio come i Blues Brothers, ma per conto di un club che deve necessariamente rialzarsi. Quell'"oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente" Gaber lo aveva scritto a proposito della rivoluzione, parola chiave anche negli ambienti del Milan dopo un ottavo posto da Waterloo napoleonica. Più che Qualcuno era comunista — parola per molti anni un po' tabù sempre in quegli ambienti rossoneri — qualcuno oggi è milanista. Igli Tare, per esempio. Pirlo, Bonera, Hübner E no, il suo destino non sembrava già scritto perché lo stesso Tare ha dichiarato di tifare Milan fin da bambino, o perché il suo primo figlio è nato proprio mentre sfidava il Milan nel settembre del 2003. È una domenica ed è il 28 di gennaio del 2001 quando il dio del tempo inizia a tessere la propria trama. Giornata numero sedici di campionato: è il giorno dell'esordio nel calcio italiano di un altissimo attaccante albanese che viene dalla Germania e dal Kaiserslautern, Igli Tare. La partita è Brescia contro Milan. Destino, capitolo uno. Quel giorno c'è tanto rossonero in campo: da un lato — ovvio — dove in attacco ci sono Shevchenko e Oliviero bomber vero Bierhoff , ma tanto anche sul lato bresciano. Era quella la prima partita del ritorno di Andrea Pirlo al Brescia, in prestito dall'Inter, dopo il periodo flop in nerazzurro che spingerà Moratti al più grande rimpianto della sua storia da presidente: venderlo al Milan. Carlo Mazzone lo schiera in attacco, a raccordo tra i cinque centrocampisti e l'unico attaccante, bisonte Hübner, il bomber operaio che, giusto qualche anno dopo, farà pure tournée estiva negli Usa proprio col Milan. In campo, maglia del Brescia indosso, c'è anche Daniele Bonera, ex allenatore del Milan Futuro; e altre meteore, come l'attaccante spagnolo Josè Mari, uno che oggi fa il bodybuilder, ma questa è un'altra storia… Brocchi si nasce, campioni si diventa La partita, a suo modo, è storica. Finisce 1-1 e il pareggio lo segna proprio Hübner su assist di Paolo Maldini. Uno dei rarissimi errori macroscopici della sua carriera , di quelli che ti lasciano disorientato, come a guardare un orologio senza lancette: prova un retropassaggio su Abbiati, ma regala palla a tatanka Hübner che fa gol. Igli Tare entra solo nel finale di partita proprio al posto di Andrea Pirlo. Destino, capitolo due. Tare al Milan segnerà anche due gol, ma deve attendere qualche mese: dal gennaio del 2001 si passa in agosto, prima giornata del campionato successivo. È di nuovo Brescia-Milan con Pirlo che, nel frattempo, ha firmato coi rossoneri. Tare, questa volta, è titolare, e con lui c'è nientemeno che Roberto Baggio ma, tra i soliti sospetti, l'autore dei due assist porta il nome di Marek Kozminski. Due cross dalla sinistra, due colpi di testa di Tare. Due gol. Il Milan di Terim, allora, si rimbocca le maniche e rimonta fino al 2-2: una rete la segna Shevchenko, l'altra Cristian Brocchi, cioè il primo acquisto di sempre della carriera di Tare come dirigente alla Lazio nel 2008; uno — per dire — che parte pure titolare nella prima Lazio in Serie A targata Tare ds: 4-1 al Cagliari. Allenato da Max Allegri. Destino, capitolo tre e quattro. Il filo rosso Accolto un po' nello scetticismo generale, l'attaccante Igli Tare conquista tutti: gioco aereo, area di rigore, uno di quegli attaccanti che pulisce palloni come uno smacchiatore universale. In A, di gol, alla fine ne segna trenta, il primo di sempre alla sua seconda partita col Brescia e lo fa a Bari, doppietta, in una città storicamente legatissima alla sua Albania e che, di nuovo, si intreccia col futuro e con quella che sarà la sua prima partita ufficiale da direttore sportivo del Milan: agosto, trentaduesimi di Coppa Italia, Milan contro Bari, appunto. Destino, capitolo cinque. Era sempre un giorno di agosto, ma del lontano 1991, quando le sorti di Albania e Italia si stavano incrociando per sempre. L'immagine, un simbolo, bucò lo schermo dei telegiornali e diventò presto l'istantanea dell'immigrazione albanese degli anni Novanta: porto di Bari, lo sbarco di oltre ventimila persone; una nave stracolma di gente che stava cercando un sorte migliore. Quella barca, entrata nella storia, si chiamava Vlora, un mercantile che prendeva il nome albanese della città di Valona, la stessa dove è nato Igli Tare. Tutto torna.

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Tare al Milan era una questione di destino

Marco Salami