Calma, equilibrio e... Lanci! Allegri al Milan è l'uomo giusto al momento giusto

Quando penso a lui, mi viene ancora da chiamarlo mister. Sono molto legato ad Allegri e lo scrivo subito: penso che per i rossoneri, oggi, soluzione migliore non ci potesse essere. È come dice il titolo: l’uomo giusto, nel posto giusto. Al momento giusto. Equilibrio La parola d’ordine, con Allegri, è sempre stata equilibrio. E sono sicuro che riuscirà a riportarlo anche all’interno di questo ambiente che ha bisogno di un po’ di tranquillità. Intendo a livello generale: sia societario, insieme con il lavoro di Tare, sia a livello di campo. È la vera base per fare calcio soprattutto a grandissimi livelli. Anche perché Allegri ha sempre avuto quella grande capacità di mettere ordine senza lasciarsi troppo coinvolgere da quello che succede intorno. Avete presente quel meme? Il ‘Calma, calma calma’? Ecco. In realtà dipinge alla perfezione quello che lui sa essere: tranquillo. Anche quando tutto intorno non lo è per niente. Una sola volta non è riuscito a trattenersi, che io mi ricordi. E non eravamo nemmeno insieme: la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta del 2024, ma è stato un episodio che non va a cambiare il giudizio su di lui. Se si pensa proprio a quegli anni di Juventus, Allegri ha dovuto far fronte a molti agenti esterni che avrebbero condizionato chiunque: penso alla penalizzazione in classifica, a quel saliscendi di classifica. È rimasto sempre lucido e ha trasmesso questa sua lucidità alla squadra. Letture E questa calma si trasmette anche all’interno dei 90 minuti. Lo ritengo uno dei pochi allenatori che ha la capacità di leggere davvero le partite in corso, senza farsi coinvolgere dall’agonismo dell’ambiente: pensa con la sua testa, prende le sue decisioni e sa cambiare. Dal punto di vista tecnico, difficilmente sbaglia la lettura dell’andamento della partita. E non lo fa nemmeno quando si parla di un giocatore. Di solito, gli allenatori si dividono in due categorie: quelli che preferiscono controllare tutto dal primo all’ultimo minuto, movimento dopo movimento; quelli che invece danno dei princìpi e poi si affidano alle qualità del singolo. Non c’è una filosofia più giusta o sbagliata, ma è così: lui appartiene più alla seconda scuola di pensiero. Dà un’idea di come attaccare la squadra avversaria, come pressarla, ma non pretende che i suoi schemi vengano applicati a memoria. Lavora molto sul singolo. Per questo il suo gioco, come si dice, non è estetico. Ma è pragmatico. Perché è lui a esserlo per primo: si adatta ai giocatori che ha a disposizione, senza un’idea di calcio fissa. Ho letto proprio su Sky Sport Insider che la sua intenzione sia di ripartire con una difesa a quattro, quando negli ultimi anni alla Juve ha proposto quella a tre. È intelligente: capisce che tipo di schemi può adottare con i giocatori in rosa e lavora su quelli. Per questo con il gruppo ha generalmente un buon rapporto. I lanci Rispetto a quando ho lavorato con lui, sono passati dieci anni. Nel calcio è tanto tempo. Ma ricordo una cosa come fosse ieri: alla fine degli allenamenti molto spesso ci fermavamo con lui per migliorare i lanci. Già quando giocava, calciava molto bene: non aveva perso nulla sotto questo aspetto. Tirava di interno collo: erano palloni tesi, da una parte e dall’altra. Bellissimi. Si fermava con noi a provarli, si divertiva. Una cosa così, un giocatore la apprezza eccome. Come avevamo apprezzato la sua tranquillità nell’estate del 2012, la mia prima con lui, quando di colpo aveva perso giocatori come Ibra o Thiago Silva, oltre a chi aveva smesso come Nesta, Gattuso, Inzaghi, Seedorf e Zambrotta. Semplice di certo non era stato, ma alla fine di quella stagione siamo arrivati terzi. Trovare le soluzioni e non abbattersi mai. Questo è stato Allegri per noi. Questo, credo, sarà di nuovo Allegri per il Milan: l’uomo giusto, al momento giusto. Nel posto giusto.

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