90/10, storie di calcio: il 1993 di Roberto Baggio (1° episodio)

"Sembra ieri...". Ma no, non è proprio ieri... Il ventennio che va dal 1990 al 2010, oltre ad essere stato uno dei periodi di maggior accelerazione a livello di progresso nella storia dell'umanità , comincia ad assumere un'altra peculiarità: per chi l'ha vissuto, e specialmente per chi come me è nato all'inizio degli anni ottanta e quindi in quel mondo ci è cresciuto, appare un periodo ancora molto vivido. Sembra ieri, appunto... E invece la distanza temporale comincia ad essere significativa, tanto che per chi oggi ha le età che io ho avuto allora, quel periodo è arrivato prima della nascita. Quello che è successo nel calcio e nel mondo fra il 1990 e il 2010 è il nuovo vintage. Con quel profumo di ritorno alle origini e quella gustosa possibilità di riassaporare dettagli sfumati per chi l'ha visto, ma anche già quell'aura di mito per chi non c'era. Quindi, potenzialmente, qualcosa da scoprire per tutti. E' da questa sensazione che è nata l'idea di 90/10: raccontare le storie di quel calcio lì e ricreare l'atmosfera di quel mondo lì. A partire dal luogo in cui il racconto si svolge: oggi le discussioni e i racconti sportivi popolano per lo più il web, prima invece i templi del calcio parlato erano i bar, tanto che il compianto Stefano Benni ha dedicato all'universo del Bar Sport uno straordinario affresco del genere umano. Ma in quel periodo di passaggio - poi più o meno completato - fra tante cose, di rivoluzioni che ridisegnavano tantissimi confini con tutti i pro e i contro del caso, di nuove mescolanze che cancellavano consuetudini e ne imponevano delle altre, nelle nostre città fiorivano prepotentemente i pub di anglosassone ispirazione, con ancora le caratteristiche di luogo di ritrovo per la più variegata e trasversale clientela come erano state prima le osterie e poi i bar, ma anche quella propensione all'internazionalità tipica di quell'epoca. E lì, nei pub, si vedeva, si dibatteva e si raccontava il calcio. Abbiamo voluto ritornare lì, al pub, a quelle volte in cui dall'aneddoto di un momento calcistico nasceva un racconto quasi sentimentale che durava una serata intera, piena di evocazioni, di narrazioni, di coloriture e di cose incredibili. Ma, rispetto a chi allora faceva da narratore, ho avuto un vantaggio enorme: Sky Sport mi ha aperto il suo archivio, e quindi posso non solo parlarvi di quelle vicende, ma posso anche farvele vivere, farvi riascoltare le voci di quei protagonisti, farvi ritornare in quel mondo in vertiginoso cambiamento e farvi muovere sulle sue colonne sonore. E ho scelto di inquadrare sempre un momento specifico, usandolo come centro di una fotografia che, proprio come quel ventennio, si colloca perfettamente a metà fra l'altissima definizione dei video attuali e il bianco e nero del passato più remoto. Un episodio, una parte di un'epopea. E' sempre un'impresa che ha fatto in qualche modo epoca, ma che ha la particolarità di poter apparire oggi sia perfettamente radicata nella memoria che meravigliosamente incredibile. Un esempio perfetto può essere proprio lo svolgimento della prima puntata, che ho voluto dedicare al calciatore che ho amato di più in assoluto: Roberto Baggio. Non ho voluto raccontare la carriera di Baggio o la sua vita. Non avevo l'ambizione di farne un ritratto a tutto tondo, perché ne sono stati fatti tanti e di pregevolissima fattura, ma anche perché nessuno meglio di lui stesso potrebbe farlo, visto che – come vi dicevo - parliamo sempre di figure ancora assolutamente presenti e attive. Ho scelto di prendere il 1993 di Roberto Baggio, di quel calcio e di quell'Italia. Perché il 1993 è stato l'anno apicale di un campione che ha attraversato il tempo e trafitto i cuori come pochissimi altri, ma che allora – incredibilmente – divideva. Nel 1993 Roberto Baggio era il calciatore numero uno al mondo e infatti ha vinto il Pallone d'Oro, pur non avendo vinto né lo scudetto, né la Champions League e nemmeno un titolo con la Nazionale. Aveva però vinto la Coppa Uefa con la Juventus, quella che oggi si chiama Europa League e che allora era vista addirittura come il terzo trofeo europeo per importanza... Quando a ben vedere era probabilmente il più difficile da conquistare, e ve ne renderete conto ripercorrendo passo a passo quella cavalcata. Difficile da immaginare se non c'eravate, splendido da ricordare se lo avete vissuto. Così come l'idea che uno allora potesse vincere il Pallone d'Oro senza aver messo in bacheca i massimi trofei, o che la graduatoria finale del più importante premio individuale del mondo avesse, fra i primi sette classificati, sei giocatori strettamente legati al calcio italiano. Chi era l'unico che non c'entrava? Beh, uno che i panni dell'intruso li ha sempre vestiti molto volentieri... Quello è stato il 1993. Il 1993 di Roberto Baggio, della Juventus vincitrice della Coppa Uefa, di una Serie A che non aveva eguali, di un'Italia che cercava di aprirsi seguendo le nuove spinte globali ma rimaneva ancora inevitabilmente, per certi versi gustosamente, aggrappata alle sue radici. Ed è la prima delle storie di calcio di 90/10. Buon viaggio...

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90/10, storie di calcio: il 1993 di Roberto Baggio (1° episodio)

Stefano Borghi