La guida tattica per arrivare preparati a Juve-Inter

JUVENTUS COME HA ATTACCATO Per capire come si è mossa la Juventus nelle prime due giornate, analizziamo le passmap contro Parma e Genoa. Questa grafica è molto indicativa perché indica la posizione media dei giocatori in campo, e le relazioni tra gli stessi. Più il tondo è grande, più il calciatore è stato coinvolto nel gioco, più le linee sono spesse, più i giocatori in questione si sono scambiati passaggi. Salta all’occhio la differenza tra le due partite: contro il Genoa la Juve ha attaccato in maniera più posizionale senza riuscire a schiacciare l’avversario , mentre con il Parma la Juve ha giocato contro un blocco basso, attaccando in modo asimmetrico. Vediamo benissimo da qui la tendenza della squadra di Tudor di creare un sovraccarico a sinistra con tanti giocatori coinvolti vicini tra loro – soprattutto Cambiaso e Thuram con Yildiz – in un baricentro altissimo: 62 metri contro i 47 della partita di Genova. Quando la Juve attacca contro una squadra che si difende bassa, può sicuramente migliorare nella gestione e nella ricerca del lato debole. Perché quel sovraccarico, spesso, è stato più un limite che una risorsa. Soprattutto relativamente alla posizione di Conceicao. Qui vediamo la densità – di cui parlavamo sopra – di giocatori sulla sinistra, con l’ampiezza che non viene presa dall’altra ala , ma da Kalulu. Un giocatore diverso, che non ha nell’1v1 né nel dribbling il suo punto di forza. Conceicao stringe tanto la sua posizione. E infatti, quando Yildiz lancia verso il centro – dopo aver attirato tanti giocatori da quella parte – lo fa per Kalulu. Non proprio la primissima scelta di Tudor, immaginiamo. Ora pensiamo a Openda/Zhegrova in quella posizione. Sicuramente può essere una soluzione in più. Stesso scenario poco dopo: tanti giocatori a sinistra e Juventus che ora ha l’esigenza di cambiare gioco in qualche modo. Kalulu è praticamente a fare il centravanti vicino a David, mentre Conceicao – invece di stare largo – va a fare quello che preferisce, cioè avvicinarsi per chiedere la palla. La palla gli arriva, e a quel punto Kalulu si allarga sulla destra per dare l’appoggio. La domanda tattica è questa: non sarebbe meglio che Conceicao e Kalulu si invertissero le posizioni ? Con l’ex Porto che va a prendere l’ampiezza per puntare e il francese a dare appoggio e copertura? E infatti quello che succede dopo è abbastanza prevedibile: Conceicao non la passa a Kalulu e preferisce ricominciare da capo. La soluzione – o una delle – potrebbe essere già in casa, perché Zhegrova è invece un profilo a cui piace tantissimo dare ampiezza e ricevere sul lato debole. Qui vediamo l’inizio dell’azione che porterà al suo fantastico gol contro l’Atletico, con l’azione che si sviluppa a sinistra e lui che rimane in isolamento a destra. Alla fine viene premiato: riceve, controlla e segna uno dei gol più belli della passata Champions League. E anche nella partita contro la Juventus ha provato tante volte una giocata simile. Qui – con il Lille che attacca sul lato sinistro del campo – lui non è neanche nell’inquadratura. Immaginatelo sotto sulla destra… …dove può ricevere e andare in 1v1 . E poi qui c’è tutta la sua abilità tecnica: è uno dei migliori in assoluto a spostare il peso da una gamba all’altra, rendendo sempre imprevedibile la sua direzione. Due finte, Cabal va dalla parte sbagliata e 2 secondi dopo questa foto Zhegrova è già in area a cercare David con un passaggio a rimorchio. Con questo non si vuole dire che Zhegrova sia necessariamente meglio di Conceicao, ma ci sono partite in cui il kosovaro – per il suo stile, la sua indole, la sua attitudine – può rappresentare una soluzione decisiva per questa Juventus. L’IMPATTO DI DAVID È già la Juve di Jonathan David? Forse è un po’ troppo presto per dare una risposta completamente affermativa a questa domanda , ma stiamo andando in quella direzione. Il profilo dell’ex Lille aggiunge tanto alla fase offensiva della Juve, e lo vediamo innanzitutto nei numeri. In queste due partite, è stato il primo per xG accumulati tra i giocatori della Juventus e il secondo per tocchi in area. Tradotto: si fa trovare in posizioni pericolose, da centravanti. Poi, è primo per 1-2 chiusi e per sponde effettuate: e quindi ci aggiungiamo l’aspetto associativo con i compagni. Infine, solo Yildiz ha mandato più volte al tiro un compagno. È chiaro che due partite non possono definire una stagione, ma per quello che David ci ha fatto vedere, ha dimostrato il perché Tudor lo ha voluto così tanto: è un attaccante con un mix di caratteristiche importanti. Unisce aspetti di numero 9 classico a un’anima associativa e di rifinitore. Non male. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello senza palla, cioè la capacità che ha David di andare a pressare con efficacia gli avversari. Parliamo dell’attaccante che lo scorso anno ha fatto più accelerazioni in fase difensiva in Ligue 1, e non si è risparmiato neanche in A. In questa situazione sfrutta la corsa del retropassaggio per andare a pressare Leali… …curvando la sua corsa in modo perfetto in relazione alla posizione dei suoi compagni. Non va a prendere il portiere del Genoa dritto per dritto, ma togliendogli l’angolo per andare in verticale o cambiare gioco dall’altra parte. L’angolo di pressing è perfetto, e questa è una caratteristica che Tudor ama di David. Poi ovvio, sull’aspetto tecnico non stiamo nemmeno a iniziare il discorso. Pochi attaccanti in Europa sanno trattare il pallone come lui e hanno il suo tocco di prima , e questa situazione con il Genoa lo dimostra alla grande. Joao Mario scambia con lui, e il canadese ci mette un attimo a controllare con il sinistro-destro-sinistro e lanciare l’esterno in profondità. L’acquisto di David si inserisce nell’idea che ha la Juve di aumentare la creatività che le è mancata lo scorso anno nel terzo offensivo. Che poi, parliamo di David ma dobbiamo aggiungere pure lo stesso Zhegrova e anche Openda. Un reparto molto vario dal punto di vista dei profili e delle funzioni. Perché Tudor non vuole più vedere questi numeri. Non esiste una misura o una metrica della creatività, ma l’expected threat da passaggio può andarci vicino. È un dato che misura quanti passaggi pericolosi hai effettuato, che siano verticali o che smarchino bene il compagno. Nei primi 85 posti dei giocatori di Serie A dello scorso anno, la Juve ha portato solo questi 3 giocatori. Locatelli al secondo posto in assoluto – appunto per la sua natura a verticalizzare – e poi Yildiz e Kalulu . Di giocatori offensivi, però, vediamo solo Yildiz: da qui uno dei motivi per cui la Juve faceva fatica contro le difese che si schieravano in blocco basso. Con i profili che però sono stati inseriti quest’anno, la speranza di Tudor è che il discorso sia differente. USCITA DIFFICILE… Contro il Parma, la Juve non è stata pressata. La squadra di Cuesta ha provato a chiudersi e chiudere gli spazi con un blocco basso. Vieira aveva invece altre idee: andare a prendere alta la Juve – lo fa spesso con le big -, impedendo alla squadra di Tudor di trovare soluzioni in uscita. Idea che soprattutto nel primo tempo ha funzionato alla grande. A dare fastidio, era questo blocco di 5 giocatori che soffocava qualsiasi soluzione centrale, invitando la Juventus a giocare sulle fasce. La Juventus nel corso del primo tempo ha provato diverse soluzioni per uscire da questo pressing, non tutte efficaci, anzi. Come ad esempio questa: abbassare tanto Yildiz e Conceicao che però sono finiti dalla stessa parte. Di questo sembra forse sorpreso lo stesso Conceicao, che allarga le braccia come per dire “ma siamo qui entrambi!” La Juve torna indietro da Di Gregorio perché non può andare dai suoi giocatori più talentuosi e vuole – giustamente – ribaltare il lato. Il problema è che nell’area evidenziata non c’è nessuno, e ancora una volta la Juve è obbligata ad andare lungo. Tudor ha provato anche ad allargare i suoi centrali e portare in mezzo Locatelli e Thuram, svuotando il centrocampo. I due centrocampisti della Juve si sono sempre portati dietro i loro marcatori, con il risultato che gli spazi sono stati ancora più congestionati…. …e svuotando così tanto il centrocampo, l’unica soluzione è stata il lancio lungo. La Juve dovrà lavorare sull’uscita dal pressing, anche perché l’Inter è una squadra aggressiva. INTER UNA COSTRUZIONE DIVERSA Una delle cose che è saltata più all’occhio dell’Inter di Chivu è che ha cambiato un po’ di cose nella costruzione dell’Inter delle scorse stagioni. Facciamo un piccolo ripassino: vi ricordate di come era fluida l’Inter di Inzaghi? Braccetti si buttavano in area, centrocampisti che si abbassavano ed esterni che facevano tutto il campo per andare dall’altra parte. Un vero e proprio sistema di relazioni che è stato il punto di forza dell’Inter, visto che – soprattutto senza dribbling – era l’arma principale per la creazione continuativa di spazi. Le sfide contro l’Atalanta sono sempre state esemplificative al massimo di questa caratteristica speciale dell’Inter. Qui vediamo la costruzione del gol dell’1-0: in impostazione l’Inter ha mantenuto la struttura 3+2, ma con interpreti diversi dal solito. Insieme ad Acerbi ci sono Calhanoglu e Barella, mentre nella seconda linea è Bastoni ad essere di fianco a Mkhitaryan. L’azione si sviluppa con una combinazione palla avanti-palla indietro-palla avanti che termina al centravanti dell’Inter. Non Thuram o Lautaro, ma il giocatore che in quel momento ricopre la funzione di centravanti, cioè Pavard, che qui è l’uomo più avanzato dell’Inter. In una rotazione perfetta di posizioni, il francese si butta nello spazio liberato da Darmian – e dal suo marcatore – e il suo connazionale Thuram si lancia verso la porta per toccare il pallone che vale l’1-0. Anche andando all’anno prima ci sono tanti esempi: questo è uno dei migliori in assoluto. Contro l’Atletico Madrid l’Inter ha utilizzato spesso gli scambi di posizione per cercare di aprire spazi nelle marcature della squadra di Simeone. Qui vediamo una sorta di 4-3-3 in cui Barella e Calhanoglu sono i due centrali, De Vrij il vertice basso del triangolo e Bastoni la mezzala sinistra, con Pavard a destra. C’è un gol che forse però più di ogni altro riesce a fotografare appieno la fluidità posizionale che ha caratterizzato l’Inter di Inzaghi: l’1-0 contro il Bologna del marzo 2024. Dopo un’azione piena di rotazioni e scambi, il braccetto sinistro crossa, e l’area di rigore è occupata dal centravanti – e fin qui ok –, il quinto di destra e il braccetto di destra che poi segnerà. Forse, il gol manifesto dell’Inter della seconda stella. Dopo il ripasso, torniamo a quest’anno. Nelle prime due giornate di campionato, abbiamo visto molte meno situazioni di questo tipo. Chivu ha principi differenti dagli scorsi anni: preferisce tenere i braccetti bloccati senza che le mezzali si abbassino. Gli smarcamenti sono spesso pre-determinati in base a dove si trova il pallone. Qui vediamo un esempio: Bisseck e Bastoni sono al loro posto e mentre la mezzala sul lato palla si allarga, l’altra stringe la sua posizione. Quando la palla va dall’altra parte, la situazione si prepara ad essere speculare: Barella inizia ad alzarsi mentre Sucic si allarga. Gli spazi sono ampi, le distanze tra i centrocampisti più elevate di quello a cui eravamo abituati. Concentriamoci sui centrocampisti anche in questa azione: Sucic è già alto vicino alle punte, mentre Barella lo sta per fare. Calhanoglu non può essere servito perché ha tre giocatori dell’Udinese vicino. Una situazione molto diversa da quelle a cui eravamo abituati. Vediamo sempre più momenti – come questo - in cui l’Inter svuota il centrocampo per tentare di essere verticali, senza però riuscire a farlo con continuità. E proprio Calhanoglu è il termometro di questo cambiamento in costruzione. Contro l’Udinese ha fatto solo 39 tocchi palla. Mai in campionato lo scorso anno ne aveva fatti così pochi. Se consideriamo anche la Champions League, è capitato solo nei due confronti contro il Barcellona, una squadra che pressa tantissimo e lascia poco possesso agli avversari. E la sua marginalità nel possesso dell’Inter si vede anche dalla passmap: il tondo col numero 20 è abbastanza piccolo, e soprattutto è lontano dai centrali dell’Inter. Isolato. Anche dal linguaggio del corpo dei giocatori dell’Inter si capisce che questa è una novità che va ancora metabolizzata. Lente su Barella: in questa azione non è per nulla contento della gestione palla dell’Inter. Vuole qualcosa di differente, di più rapido probabilmente. Ma sicuramente - si nota alla grande dalle immagini - quello che sta succedendo non gli piace. C’è ancora strada da fare. RIAGGRESSIONE CON CONVINZIONE Una cosa su cui Chivu ha dimostrato di puntare tanto è la riaggressione: recuperare palla subito dopo averla persa. Già negli ultimi anni con Inzaghi, l’Inter aveva iniziato a proporla con convinzione: ora Chivu vuole che diventi una regola. Vediamo cosa ci dicono i dati delle prime due partite. Usando i dati di Soccerment, notiamo che nessuna squadra più dell’Inter ha tentato di riaggredire il pallone una volta perso il possesso. Quel 60% indica che 6 volte su 10 che l’Inter perde palla, va per riconquistarla. Sono tante: per fare un paragone, nei top 5 campionati nessuna squadra lo scorso anno si era neanche lontanamente avvicinata a questo valore. È un dato che fisiologicamente è destinato a calare , ma fa capire il desiderio di Chivu. Scendendo di una riga, però, vediamo il valore dell’efficacia. Cioè quante volte recuperi palla sui tentativi effettivi di riaggressione: l’Inter è 6^ con un valore del 27%. Questo è sicuramente un aspetto che va migliorato, perché nel lungo periodo essere primi come intensità e solo sesti come efficacia non è sostenibile. Sempre guardando lo scorso anno, praticamente tutte le squadre migliori in questo aspetto sono state nella top 3 di entrambe le classifiche. E possiamo vedere questa situazione anche in campo, proprio nell’ultima sfida contro l’Udinese, sul gol decisivo. L’Inter perde palla su una verticalizzazione e subito l’intenzione è quella di andare a riaggredire: Dimarco, Calhanoglu e Barella sono tutti attivi per andare ad accorciare… …ma la riaggressione funziona se tutti i giocatori in campo hanno la stessa intenzione e si comportano allo stesso modo. Altrimenti si lasciano spazi. Acerbi invece non accorcia su Davis, ma piuttosto sembra quasi che voglia scappare indietro. Ecco, quello spazio concesso al centravanti dell’Udinese sarà decisivo. Perché è vero che Bisseck non è uscito in tempo ecc. ecc., ma l’occasione si genera da questo momento e dalla tranquillità che Davis ha per ricevere, controllare e girare verso Atta che poi segnerà. …SI RICORDA COME SI FA Al netto di tutto ciò che abbiamo detto: una cosa è certa: l’Inter si ricorda comunque come si fa. Mostra ancora quei tratti che l’hanno resa una delle squadre migliori d’Europa negli ultimi anni, e continuerà sicuramente a farlo. Il gol dell’1-0 contro l’Udinese lo dimostra alla grande, con sfumature di vecchia Inter molto presenti. Qui Calha si abbassa – finalmente! – mentre Bastoni si allarga e Barella viene incontro… …si libera spazio in verticale grazie al velo di Barella, e Lautaro sfrutta la sua grandissima abilità tecnica per superare il suo marcatore con una fantastica sterzata di tacco… …e con quella che i tecnici chiamano transizione artificiale, l’Inter in pochissimi secondi ha creato una situazione di superiorità numerica 4v3… …fino ad arrivare a mettere dentro il cross: oltre ai soliti noti, in area di rigore ci sono Dumfries e soprattutto Bisseck . Giusto per dire che è vero che l’Inter sta provando a cambiare, a inserire nuovi elementi, ma che ci possiamo aspettare anche di vedere richiami al passato come questi BONUS TRACK: IL CONTROPIEDE Concludiamo con un contenuto condiviso tra le due squadre, relativo al contropiede, che può essere una chiave molto importante in vista della sfida di sabato. La Juventus è la squadra che in queste due giornate ha prodotto più xG da contropiede , mentre l’Inter è addirittura 13^ come occasioni subite. Un dato che non può fare sicuramente piacere a Chivu, ma che si lega al discorso della riaggressione che abbiamo visto sopra. E anche della costruzione, perché uno dei motivi per cui Chivu tiene i braccetti bassi è anche per evitare le transizioni. Prima di andare a Parma, Chivu si esprimeva così sull’Inter : “Secondo me la propositività che l’Inter cerca – attaccando con sette o otto giocatori – il voler dominare e controllare una partita, li porta probabilmente a esporsi un po’ di più su qualche transizione o ripartenza degli avversari. Lo scorso anno c’era più equilibrio, una difesa più bassa, i giocatori cercavano di riaggredire subito dopo aver perso la palla o si abbassavano di più”. A buon intenditore… Ora sapete tutto quello che c’è da sapere: pronti al derby d’Italia?

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Luca Mastrorilli