La rivoluzione silenziosa di Fabio Grosso: come l'allenatore sta cambiando il suo Sassuolo

Ci sono due immagini che raccontano la sofferenza e la difficoltà della partita del Sassuolo in quel di Verona. Ed entrambe hanno il volto di Fabio Grosso. La prima è l’attesa – seduto in panchina, senza guardare alla porta di sinistra – del calcio di rigore poi trasformato del suo attaccante Andrea Pinamonti. L’uomo che ha calciato forse il rigore più pesante della storia della nazionale italiana – Berlino, 2006 – ha preferito guardare il vuoto e le reazioni del resto della panchina, prima di esultare per l’1-0 in due tempi, con gol solo su ribattuta. E poi gli ultimi secondi a bordocampo prima della fine dei 6 minuti di recupero concessi da Fourneau. Prima in ginocchio in attesa del fischio e poi un’esultanza con corsa, pugnetto alzato e salto che ha ricordato sempre le notti mondiali di 19 anni fa. Esultanza che ha scatenato la reazione del pubblico di Verona , che ha salutato uscendo sempre di corsa dal campo mentre i suoi giocatori stavano ancora esultando a centrocampo. Il perché di tutta questa tensione prima e della felicità dopo lo ha spiegato lui stesso nel post partita di Sky: “Questa era una partita molto difficile per noi, so quanto è complicato fare una gara così qui. Siamo stati bravi a proporre, abbiamo creato occasioni e poi sbloccando la partita siamo stati bravi a resistere. Grande gioia per questa gara, diamo meriti anche all’avversario che sicuramente ci ha creato delle difficoltà”. Una gioia per un successo che porta il Sassuolo a 9 punti in classifica dopo 6 giornate. La seconda vittoria consecutiva dopo il successo sull’Udinese di una settimana prima. La prima vittoria in trasferta della stagione dopo la promozione dalla Serie B alla Serie A del 2024-2025, campionato dominato con la promozione ottenuta con cinque giornate d’anticipo. Una marcia trionfale che gli ha consegnato la panchina d’argento , la sua seconda dopo quella ottenuta sempre con la promozione dalla B alla A con il Frosinone magico del 2022-2023. Un percorso ancora nella prima parte della sua fase, ma che è già stato contraddistinto da tante tappe. In primis quella nel settore giovanile da allenatore in seconda prima, e allenatore capo poi e poi tante esperienze in Italia soprattutto in serie B. A cui ha aggiunto due tappe all’estero in Svizzera e in Francia non particolarmente fortunate, concluse entrambe con un esonero. Dell’esperienza in Francia, Grosso resterà il terribile testimone vivente degli scontri tra i tifosi precedenti alla sfida tra Olympique Lione e Olympique Marsiglia. Il suo viso sfregiato dai vetri del pullman in frantumi sarà la copertina scioccante dell’Equipe e farà il giro del mondo. Lione resterà così l’ultima tappa prima di accettare quella del Sassuolo, appena retrocesso dalla serie A alla serie B, dopo un decennio pieno di serie A. Una scelta vincente supportata dalla società con la famiglia Squinzi con Carlo Rossi alla presidenza e l’Ad Giovanni Carnevali, uomo di riferimento tout court. Una dimensione probabilmente ideale per questa fase della carriera di Fabio Grosso, che ha creato un rapporto molto profondo con il suo gruppo. C’è profonda empatia con i suoi ragazzi, da quello che emerge dagli spifferi dello spogliatoio. Un ambiente come Sassuolo – non esasperato nell’attesa del risultato – permette a Grosso di insegnare ai calciatori, aiutare i ragazzi più giovani e plasmare il gruppo secondo il suo pensiero di gioco. Il Sassuolo è una squadra molto verticale che vuole raggiungere in fretta la qualità del reparto offensivo. Sia il suo allenatore sia la squadra sono cresciuti poi nel lavoro della fase difensiva. Un reparto meno sollecitato la passata stagione in serie B. La struttura Questo Sassuolo, sviluppato sulla base della squadra che ha conquistato la serie A, ha in Domenico Berardi il suo totem, anche se contro l’Hellas Verona non è sceso in campo. “Un problemino fisico” ha spiegato Grosso, prima e dopo la partita, mentre lo stesso Berardi uscendo dal Bentegodi ha sussurrato “Precauzione” con sorriso largo, gonfio per la vittoria appena conquistata in trasferta ma senza farsi vedere sulle tribune. Berardi, l’ultima bandiera della serie A, è uno dei tre attaccanti che alimentano il gioco offensivo del 4-3-3. Insieme ad Andrea Pinamonti e Armand Laurienté, uno dei giocatori che più sono cresciuti nell’ultimo biennio. Una crescita certificata dal titolo di capocannoniere in serie B con 18 gol e 6 assist in 33 partite. Vero che la serie B è molto diversa dalla massima serie, ma il passo dell’attaccante francese sembra decisamente diverso rispetto alla sua prima esperienza in serie A. Quando non c’è Berardi, tocca invece a Volpato muoversi in quella zona del campo. Erede designato dal numero 10 stesso. Giocano insieme solo quando Grosso sceglie il 4-2-3-1, oppure uno alternativo all’altro nel classico 4-3-3. Faro del centrocampo l’eterno Nemanja Matic, che dopo gli anni gloriosi in Premier League tra Chelsea e Manchester United e gli ultimi giri per l’Europa ha scelto Sassuolo per alzare i ritmi del motore della squadra. Quantità ma anche qualità. Facile immaginare il centrocampista serbo sempre presente nell’11 iniziale in questa stagione, anche per il ruolo di chioccia per tanti giovani e talentuosi ragazzi. Tra questi il MVP della vittoria del Bentegodi quel Tarik Muharemović, difensore centrale cresciuto nella Next Gen, amico di Huijsen e Yildiz, suoi ex compagni quando si allenavano a Vinovo, che sta trovando con il Sassuolo l’ambiente ideale per fare esperienza e crescere. In prospettiva, un colpo di mercato di Giovanni Carnevali che con il riscatto della scorsa estate a circa tre milioni di euro si è assicurato un profilo che può diventare elemento importante nel prossimo futuro. Tante sfumature di neroverde che delineano il modello Sassuolo. Una squadra che – da neopromossa, ma con esperienza- si candida ad essere una possibile sorpresa della stagione. Dipende dai gol dei tre attaccanti. Dalle parate di Muric. Dal calcio offensivo di Fabio Grosso. Quello del rigore non guardato di Pinamonti.

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Francesco Cosatti