Leao ha bisogno di spazio per continuare a sorridere

Magari si è chiuso il cerchio: da Pioli a Pioli, Leao uomo squadra, e il Milan che torna a essere primo in Serie A. Da solo. Svolta tecnica? Non proprio, perché nel primo tempo, da centravanti in un Milan spuntato e rattoppato, Rafa non l’ha proprio presa mai. E Leao, a dispetto della sua doppietta ribalta Fiorentina, non ha giocato la sua migliore partita. Ma nel calcio, spesso, bisogna catturare i segnali, e il destino voleva forse che dovesse tornare Pioli al Meazza, anche se sulla panchina avversaria, per ritrovare Leao decisivo e Milan in testa. Perché il 10 non segnava a San Siro da 513 giorni: l’ultima volta fece gol alla Salernitana alla 38^ giornata del campionato 2023/24, quella dell'addio di Pioli da allenatore rossonero. Per tutto il primo tempo, spalle alla porta, è apparso goffo e mortificato, con la sensazione che si stesse materializzando il suo ennesimo flop. Ma proprio le difficoltà della squadra, e il vantaggio della Fiorentina in avvio di ripresa, hanno permesso la svolta: Allegri ha piazzato Gimenez là davanti, permettendo a Leao di cercare il suo spazio. E pur non avendo l’intera fascia che gli concedeva Pioli, Rafa ha avuto la possibilità di guardare la porta e di partire più indietro. È bastato quello: spunto e tiro da fuori. Ecco il gol, bello, che ha cambiato la partita. E la testa. Boato dello stadio, abbraccio dei compagni e un nuovo entusiasmo da coltivare. Rafa da quel momento ha cominciato correre e a crederci di più. Addirittura a pressare le uscite palla della Fiorentina, stimolando le ovazioni del pubblico, che da lui pretende soprattutto impegno e cattiveria. Leao si è sentito di nuovo leader, ma soprattutto parte della squadra. Forte e sicuro. Tanto di andarsi a prendere il pallone del rigore che poteva, in un solo colpo, riprendersi indietro la gloria e rigettarlo nel buio. Allegri sostiene che la scelta sul nome del rigorista sia stata la sua. Ma se anche così fosse, seppure non fosse stato uno spontaneo gesto di coraggio e di personalità di Leao, l’indicazione dell’allenatore sarebbe un tassello in più a favore della rinascita. Significherebbe la fiducia del tecnico che si aggiunge a quella dei compagni. Come Gabbia, che impedisce a Leao di togliersi la maglia alla doppietta, per evitare una ammonizione inutile. Come Modric, che racconta come aspettasse di giocare con Leao, considerato uno dei migliori al mondo. Chiaro, sarebbe assurdo pensare di azzerare, in un colpo, i limiti di Leao: tutti li conosciamo. Ma forse Allegri imparerà a gestirli. Tenendo a mente che il Milan di Pioli vinse a sorpresa lo scudetto, sfilandolo all’Inter, non sulla base di un gioco migliore, ma sulla forza devastante della sua ala sinistra. Che nemmeno allora era un mostro di continuità. Ma di potenza sì. Pioli, l’allenatore che lo ha capito meglio, lo ha fatto proteggere dalla squadra in cambio delle giocate decisive. Difficile che un allenatore pragmatico e strategico come Allegri, una volta riavuto Pulisic e la sua rosa al completo, piazzi di nuovo Leao prima punta. Servirà un’intuizione, certo. Ma l’uomo che si è inventato Mandzukic ala sinistra, pur di farlo giocare con Higuain e Dybala nella Juventus, non vorrà certo rinunciare alla forza che Leao può regalare. A patto di poter partire da lontano.

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Leao ha bisogno di spazio per continuare a sorridere

Stefano De Grandis