E' un Milan felice e resiliente: Allegri fa tornare i numeri e ritrova vecchi protagonisti

Il confine è sempre labile. Ma ci sono partite in cui lo è più di altre volte. Contro la Roma, la linea è stata sottilissima: perdere avrebbe voluto far crollare moltissime certezze; vincere, invece, dare ulteriore conferma di un entusiasmo non solo ritrovato, ma anche di un’atmosfera bellissima che il Milan è tornato a respirare e che può colmare davvero quel divario che lo separa da Inter e Napoli. L’1-0 contro i giallorossi non nasconde alcuni difetti strutturali, forse ormai cronici , ma esalta soprattutto quello spirito su cui Allegri ha lavorato dal primo giorno. E di cui ora raccoglie i frutti con sua immensa gioia. I numeri... Vediamo qualche numero: in 10 giornate, sono arrivati 21 punti, con 15 gol segnati e 7 subiti; l’anno scorso i punti erano 14, 16 le reti realizzate e 13 quelle incassate. C’è un divario, un abisso. Ma il capitolo ‘passato’ si chiude qui: con l’aritmetica. Perché ora Allegri deve solo e soltanto guardare al futuro e a quella ricchezza che può arrivargli dagli infortunati che nonostante il giorno libero a Milanello si presentano comunque per lavorare e recuperare. Perché il Milan senza Pulisic e Rabiot è riuscito comunque a tenere botta, con 8 punti in 4 partite. Ma ha bisogno di loro per mantenere quel clima di sana, sanissima euforia che si è respirato subito, appena terminata la partita contro la Roma. … e le immagini In questo caso, a parlare sono le immagini. Leao, per esempio, che ha acceso la gara ed è uscito con i crampi. E che Allegri non ha mai visto così tanto dentro la partita. Maignan, protagonista del rigore parato, è un po’ il simbolo di questo feeling creatosi con l’allenatore: alla fine, per chi ha memoria a medio termine, il portiere non è andato al Chelsea proprio per rimanere a Milano con lui. I risultati si stanno vedendo. Pavlovic off the records E poi c’è Pavlovic, di cui possiamo anche raccontare un piccolo retroscena. Dopo la partita era nei corridoi di San Siro, vicino alla zona mista. “Scusatemi, l'intervista facciamola in inglese: sono troppo stanco”, ci dice. Allegri arriva e gli grida, con quell’accento toscano inconfondibile: “Pavlooooo! La nostra grande ala sinistra!” . La risposta? “Mister, se segno è praticamente per merito tuo: sei tu che mi dici di andare”. Abbracci. E un augurio: il difensore diventerà papà di un bambino. Allegri l’ha saputo e l’ha abbracciato una seconda volta. Due gol in 10 partite: il difensore, che in nazionale a volte gioca anche da esterno, ha dimostrato di avere nelle corde quelle sgroppate che lo stanno facendo diventare sempre più protagonista. Anche con la difesa a tre, dove dovrebbe restare più bloccato. Senza dimenticare che, quando era alla Lazio, il ds Tare lo aveva voluto fortemente senza però riuscire a chiudere la trattativa per un problema alle visite mediche. Se l’è ritrovato al Milan e non l’ha lasciato partire. Entusiasmo ritrovato Lo scrivevamo all’inizio, lo ripetiamo ora. Il senso è che questo Milan davvero abbia cambiato passo e sia felice. Felice e resiliente. O contro la Roma non sarebbe mai riuscito a vincere. Un Milan che è un tutt’uno e che riesce a fare a meno di giocatori chiave come Pulisic e Rabiot, ma che invece non può fare a meno di Modric. Il croato ha giocato 10 partite su 10 da titolare, per 875 minuti su 900 disponibili. È un fuoriclasse in tutto e per tutto, è la luce della manovra rossonera. Una luce che spieghiamo meglio con un piccolo amarcord. Ottobre 2010: Parma-Milan. Al 24’, Pirlo lascia partire un bolide clamoroso che porta i rossoneri a vincere in Emilia e a svoltare la stagione, alla fine della quale sarebbe arrivato lo scudetto. Chi c’era in panchina? Allegri. Chi aveva illuminato? Il centrocampista centrale. Alla fine, se ci si pensa bene, il ruolo è quello. E sabato, su Sky, la partita a Parma sarà tutta da seguire.

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Peppe Di Stefano