Immobile e Ravaglia, il Bologna di Italiano ha due nuove frecce per il suo arco

La notte dell’Olimpico ci ha regalato due indiscussi protagonisti, il primo ha giocato 90 minuti e ha calcato le impronte digitali sul risultato finale, l’altro non ha giocato nemmeno un minuto ma ha vissuto un terremoto emotivo che faticherà a dimenticare. Sono Federico Ravaglia e Ciro Immobile. Partiamo dall’attaccante di Torre Annunziata. Per la prima volta a Roma da avversario della Lazio. Lui che con la maglia biancoceleste ha scritto svariate pagine della storia recente. I numeri dicono otto stagioni, con 340 presenze e 207 gol, primo nella classifica all time dei marcatori, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 3 titoli di capocannoniere della Serie A e la Scarpa d’Oro 2020. Ma le emozioni raccontano molto di più. Ciro è stato un leader, un capitano, a Roma è cresciuto come uomo oltre che come calciatore. Ha vinto e perso, ma sempre in perfetta simbiosi con la tifoseria che ci ha messo poco a eleggerlo come idolo assoluto. Infatti l’accoglienza riservata dai tifosi laziali è stata commovente. Immobile è sbucato dal tunnel dell’Olimpico durante il riscaldamento per andare sotto la Curva Nord, ha letto gli striscioni a lui dedicati e si è goduto il suo coro, con il nome "Ciro" urlato a tutto volume. Ha guardato intensamente la curva, i tifosi, quei colori, e si è sforzato di trattenere le lacrime. Ha ringraziato posando una mano sul cuore, lì dove queste immagini rimarranno tatuate. Poi c’è stato il momento istituzionale, con il simbolico passaggio di consegne dal vecchio al nuovo capitano. Zaccagni ha consegnato a Ciro un quadro con la maglia numero 17 e alcune foto iconiche della sua esperienza romana. Il tutto sotto gli occhi di sua moglie Jessica e dei loro quattro figli presenti in tribuna. Quindi il match vissuto in panchina e il post partita fatto ancora di saluti a tutti quelli che ha ritrovato, dai fotografi ai massaggiatori, dagli inservienti dello stadio agli ex compagni di squadra, fino agli ultimi tifosi che lo hanno aspettato a lungo fuori dall’Olimpico per strappargli ancora un selfie. Una partita che ricorderà, non per la prestazione e nemmeno per il risultato, ma solo per lo sconquasso emotivo provato. Chi invece questa notte di inizio dicembre la ricorderà per risultato e prestazione è Federico Ravaglia. È stato decisivo. Il premio di Mvp a fine match ha confermato quello che tutti avevano chiaramente visto: è stato il migliore in campo per distacco. Se il Bologna ha portato via da Roma un punto è principalmente grazie a lui. Italiano può stare tranquillo e Skorupski può recuperare senza fretta, il Bologna è in buone mani, in tutti i sensi: mani bolognesi, di un ragazzo nato nel capoluogo emiliano e cresciuto con il rossoblu addosso. E dire che il suo esordio in Serie A fu traumatico: esattamente cinque anni fa, contro la Roma, prese cinque gol in un tempo solo. Poi qualche prestito e il ritorno per fare il vice. Lo scorso anno la soddisfazione per la prima in Champions League e in questa stagione il debutto anche in Europa League, contro il Salisburgo. Adesso insieme ai compagni si prepara al trittico di impegni da brividi: trasferta a Vigo, sfida alla Juventus e semifinale di Supercoppa contro l’Inter. Ma la notte romana ha consacrato questo ragazzo di 26 anni che sta crescendo anche grazie a uno dei migliori preparatori dei portieri: quel Vincenzo Sicignano che a Empoli ha fatto esplodere un certo Guglielmo Vicario.

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Dario Massara