Il Torino è una squadra impantanata nei suoi limiti

Cairo: “Il tema non è Baroni”. Ma qual è l’obiettivo reale di questa squadra? Il Torino è impantanato nei suoi limiti. Le sabbie mobili granata sono un misto di errori tecnici e disattenzioni che bloccano una squadra risucchiata in zona salvezza. “Baroni non è in discussione, ci mancherebbe altro. Sarà mica Baroni il tema” ha detto Cairo. Perché poi dipende tutto dagli obiettivi realistici di questa rosa. Il punto centrale è questo. Alla fine dove può arrivare questo Torino? Certo la squadra può fare meglio dell'attuale posizione in classifica, ma dopo 14 partite il campo dice che una salvezza tranquilla è l’obiettivo commisurato al valore della rosa, inteso come qualità media complessiva, alternative a disposizione, forza caratteriale e sintonia allenatore–giocatori. Ecco perché avrebbe poco senso prendersela con l’allenatore, al netto delle sue responsabilità. Certo, resta abissale la differenza tra le convinzioni estive della dirigenza sul valore della rosa e la realtà. Ma questo è un argomento che a che fare più con i bilanci di fine stagione e semmai con il mercato di gennaio. Invece qui servono punti in fretta se non si vuole rischiare di lottare fino al termine per non retrocedere. Il Torino si gioca molto nelle prossime 5 giornate con Cremonese, Sassuolo, Cagliari, Verona e Udinese. Sarà un mese decisivo per ritrovare serenità contro avversari che hanno obiettivi simili ai granata anche se alcune realtà come Sassuolo e Cremonese stanno facendo decisamente meglio. E si torna al tema centrale. Al netto delle responsabilità di Baroni, sono emersi limiti tecnici che si trascinano da tempo. In due anni la quarta miglior difesa del campionato è stata smontata sull’altare delle plusvalenze senza sostituti di pari livello. Poi incide il contesto ambientale con la frustrazione della tifoseria e la sensazione di debolezza strutturale complessiva percepita dai calciatori che hanno ovviamente la loro parte di responsabilità. Aspettando i nuovi... Cairo era molto soddisfatto del mercato estivo, che però ha dato ben poche soddisfazioni a lui e ai tifosi. Certo se tutto avesse funzionato alla perfezione i nuovi innesti avrebbero anche potuto essere operazioni vincenti, ma finora i rischi e le scommesse si sono rivelati un azzardo. Ismaili e Anjorin sono arrivati con problemi fisici che ne condizionano il rendimento, Aboukhlal che è l’acquisto più oneroso deve ancora ambientarsi, Israel non è immune da amnesie, mentre Ngonge alterna giocate di livello a momenti di buio. Asllani è stato preso all’ultimo secondo per la necessità di un regista. L’eccezione che conferma la regola è Simeone, l’unico ad avere inciso con le sue doti da attaccante vero. Il suo infortunio muscolare è pesato come un macigno dopo la sosta. Per fortuna del Toro e di Baroni il cholito tornerà in campo tra la sfida alla Cremonese e la trasferta col Sassuolo, ma è indicativo il fatto che l’assenza di un giocatore così importante possa abbassare in modo drammatico il livello complessivo della squadra. Era successa la stessa cosa un anno fa per il vuoto lasciato in attacco da Zapata. Il ritorno di Duvan al gol contro il Milan è un premio alla sua tenacia e anche alla capacità dello staff medico nel programmarne il percorso di recupero. La massa muscolare è tornata quella pre-infortunio. Ora sta lavorando sull’intensità agonistica intesa come la capacità di recupero aerobico. Esultare 429 giorni dall’ultimo gol in quella maledetta notte dell’infortunio a San Siro gli ha dato una grande fiducia. Quella che servirà al Torino per rialzarsi. Al Filadelfia il rischio è che prevalga la frustrazione per gli errori fatti invece della volontà tenace di provare a correggerli. Baroni ha voluto rivedere la squadra in campo poche ore dopo la sconfitta programmando l’allenamento al mattino. Il richiamo è stato a una responsabilità condivisa. Una volta manca l’atteggiamento, un’altra l’attenzione. Contro il Milan la squadra è sempre rimasta in partita pagando però di nuovo errori individuali, in campo e in panchina. "Aspetta, aspetta…”: il retroscena sul cambio ritardato e il gol del 2 a 3 preso in 10 Il contesto in cui nasce il terzo gol del Milan al 32’ del secondo tempo è l’emblema di come i dettagli possano fare la differenza. Pulisic colpisce isolato in mezzo all’area mentre il Torino è in 10 senza un difensore di ruolo per l’infortunio di Tameze, che nel frattempo è uscito dopo essere stato a terra un paio di minuti. In esclusiva Sky Sport Insider può arricchire di particolari il retroscena che abbiamo raccontato da bordocampo durante la diretta della partita. Torniamo indietro di qualche minuto rispetto al gol. L’arbitro Chiffi ferma il gioco con Tameze a terra dolorante alla caviglia destra e permette ai medici del Torino di intervenire. Nel frattempo Baroni si gira e chiede di preparare Masina per l’eventuale cambio. Così il difensore inizia a sfilarsi la tuta sopra le scarpe da ginnastica. In realtà ci sarebbe anche Biraghi pronto ad entrare. Ma la preferenza cade su Masina. Sono attimi concitati tutto scorre veloce. Quando è chiaro che Tameze non ce la fa, bisogna sveltire le operazioni. Il team manager Andreini prepara la lavagna luminosa da alzare per il cambio. In panchina ci si accorge del problema con le scarpe di Masina e si fa cenno ai dottori di non accelerare l’uscita dal campo di Tameze, che intanto si alza zoppicante. Serve un po' più di tempo. In questi momenti il secondo portiere Paleari è in piedi e con ampi gesti fa segno al team manager - che nel frattempo si è portato a fianco del quarto uomo - di aspettare. Baroni sta dando istruzioni ai giocatori in campo. Tameze è già uscito. Masina è pronto a entrare, ma a quel punto Chiffi ha già fatto riprendere il gioco. Pochi istanti dopo arriva il cross di Ricci dalla destra e Pulisic trafigge il Torino mandandolo all’inferno. Si riparte con il Cholito Per risalire adesso Baroni conta molto sul ritorno di Simeone che si è allenato in parte con i compagni e con la Cremonese ci sarà, così come Ismajli. Da valutare se il Cholito giocherà dall’inizio. Però averlo a disposizione è uno spiraglio di luce in un momento di buio. Simeone in coppia con Zapata oppure in tandem con Adams può risollevare il Torino, che può contare anche su un ottimo periodo di Vlasic. Il tempo per risalire c’è, a patto che diminuiscano gli errori e le disattenzioni. Dentro il campo e anche in panchina.

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Paolo Aghemo