Con Batistuta la Fiorentina partiva sempre da 1-0

Per l’occasione, Gabriel Omar Batistuta cambiò la sua esultanza. E così, dopo che nelle prime 10 giornate a ogni gol segnato era corso verso la bandierina e l’aveva impugnata scrutando l’orizzonte con sguardo fiero, all’undicesima – l’undicesima di fila andando in gol – non si accontentò del solito rituale. Dopo il canonico festeggiamento al corner, travolto non solo metaforicamente dall’affetto di tutta la squadra, prima di tornare a centrocampo Batistuta si ferma e si esibisce in quattro piccoli inchini, uno per ogni settore del Franchi grondante di applausi e di amore. Signore e signori, ecco il re del gol. È il 27 novembre del 1994 quando Batigol entra nella storia del calcio italiano facendo suo un record che resisteva da 32 anni e che nei successivi 30 nessun altro è riuscito a eguagliare. Undici partite di fila di campionato andando in gol. Quel Batistuta è una tassa da pagare per qualsiasi avversario la Fiorentina incontri. È una sentenza, una dura legge del gol: gli altri san che segna però… non ci possono fare nulla. In quei primi tre mesi di campionato, tra l’inizio di settembre e la fine di novembre, Batistuta segna ogni domenica, ma non per modo di dire: nelle prime 11 giornate va in gol 13 volte, senza mai mancare l’appuntamento, casomai raddoppiandolo. Un gol, una corsa alla bandierina per mettersi in posa. Al termine della stagione 1994/95 saranno 26 , traguardo che gli varrà il titolo di capocannoniere e due lingotti d’oro da cento grammi l’uno, premio messo in palio dal presidente Cecchi Gori. Ma più del titolo di capocannoniere e più dei lingotti, ciò che è rimasto nella memoria collettiva è quel record. Quella incredibile striscia che giornata dopo giornata dava l’impressione di allungarsi in maniera inevitabile. Quel senso di strapotere che emanava Batigol, tanto da sembrare capace, se solo lo avesse voluto, di sostenere quel ritmo per tutta la stagione. Cosa sarà mai un gol ogni 90 minuti per uno così? Per tre mesi la domanda dei tifosi, di tutti i tifosi, era: “Ha segnato Batistuta?”. E la risposta era sempre sì. Prima di lui, solo Ezio Pascutti, con la maglia del Bologna nel 1962, era arrivato a dieci giornate consecutive andando sempre in gol. Dopo Batistuta, qualcuno si avvicinerà ma senza mai raggiungerlo. Si sono fermati a 9 di fila David Trezeguet e Ciro Immobile , a 7 Osimhen . Cristiano Ronaldo nel 2019/20 ha segnato per undici partite consecutive in cui è sceso in campo, dalla 14^ alla 25^ giornata , ma saltando la 24^. E lo stesso era capitato a Fabio Quagliarella con la Sampdoria 2018/19: 14 gol in 11 partite consecutive giocate, ma saltandone una. Il record di Batistuta è il più bello di tutti perché chiaro, immediato: 11 partite di fila andando in gol, nelle prime 11 giornate di campionato. Nel 1994/95 l’Italia inizia prendere confidenza con la vittoria che vale 3 punti, a dominare è il Milan di Capello, che viene da tre scudetti di fila e dall’impresa della finale di Champions vinta 4-0 sul Barcellona. Anche se sulla scena inizia ad affacciarsi la Juventus di Marcello Lippi, forte di un’idea: tridente con Baggio, Vialli e Ravanelli, con un po’ di sacrificio da parte di tutti si può fare. E poi c’è sempre quel giovane Del Piero che li può far rifiatare… L’Inter è ancora un ibrido: sta arrivando Massimo Moratti ma la rosa è ancora quella costruita da Pellegrini, con Bergkamp e Pancev in attacco. Lazio e Parma, con alle spalle due aziende grosse così, si candidano a diventare nuove super potenze. La Fiorentina, dal canto suo, è una neopromossa: dopo una retrocessione quasi accidentale si è immediatamente risollevata dominando il campionato di B, con Batistuta eletto trascinatore di un intero popolo orgoglioso. Ecco cosa c’è in quelle sue esultanze: innanzitutto orgoglio. Bandierina impugnata con forza, mento alto, sguardo fiero, chioma al vento anche quando non c’è vento. Batistuta era Firenze intera che dopo lo choc della B gridava all’Italia: la Serie A è il nostro palcoscenico. Si parte. Alla prima contro il Cagliari il gol di Batistuta è quello decisivo del 2-1: scambio con Flachi e diagonale a battere il portiere. Replica alla seconda contro il Genoa, quando triangola con Baiano inserendosi centralmente e finalizza con un tocco morbido dopo una corsa chioma al vento verso la porta. Doppietta alla Cremonese alla terza, segnando prima su punizione e poi con un gioiello in semirovesciata. Nelle prime tre giornate Batigol è solo la conferma di un campione che già conoscevamo e che ha tante soluzioni nel repertorio, dal gol di potenza, il suo pane, a quello in acrobazia, dal tiro da fuori allo scavetto delicato davanti al portiere, quando serve. Alla quarta giornata ci aggiunge il gol di testa, contro l’Inter, battendo con un tocco astuto Pagliuca. È il momentaneo pari dopo il gol-lampo di Pancev, vanificato dalla doppietta di Ruben Sosa, ma i viola restano una delle belle sorprese del campionato. Alla quinta un altro tassello: cross dalla destra, stacco imperioso a centroarea, palo, palla che gli torna sul piede appena ripoggiato a terra e piattone deciso per insaccarla. Curiosamente, anche Pascutti nella sua serie ne aveva segnato uno simile. Siamo solo a metà del cammino, ma Batistuta che segna sempre inizia a fare notizia. Alla sesta diventa rigorista, riagguantando la Reggiana dal dischetto con una staffilata all’angolino, alla settima di fila si corre a prendere gli almanacchi e spunta fuori il nome di Ezio Pascutti, col suo record di 10. Inizia un vero e proprio conto alla rovescia: tra ottobre e novembre del 1994, in Italia, il nome di Pascutti è presente in qualsiasi articolo o servizio sulla Fiorentina. Diventa celebre quanto Sharon Stone – l’attrice che il brasiliano Marcio Santos chiese a Cecchi Gori di poter conoscere, al momento della firma del contratto. “Tu fammi 7 gol in campionato e io ti organizzo una cena”, la risposta – e senza neanche bisogno di accavallare le gambe. Proprio contro il Padova si intuisce quanto ci creda lo stesso Batistuta e come il suo personale traguardo sia diventato una missione di squadra. A mezz’ora dalla fine la Fiorentina vince 3-1, i gol di Rui Costa e Carbone in 3’ l’hanno appena riaggiustata, ma i viola non sono appagati. Finché non guadagnano un rigore: stavolta Bati sceglie la soluzione centrale di potenza, deciso a sfondare la rete e se necessario anche il portiere. Niente rischi, e la corsa continua. All’ottava giornata il Re Leone si toglie subito il pensiero: contro il Brescia, dopo mezz’ora gira di testa un pallone sotto l’incrocio dei pali. Finisce 4-2, la Viola è a -4 dal Parma capolista, si moltiplicano le interviste a Pascutti. Alla nona ancora un rigore, quello del 2-0 al Bari: altra soluzione centrale, record a un passo dall’essere eguagliato. Il 20 novembre 1994, al San Paolo contro il Napoli, scende in campo una squadra che non si accontenta di vincere: vuole farlo con un gol del suo capitano. La piccola Odissea di Batigol dura 84’: dopo 15’ Di Mauro in area potrebbe tirare in porta ma cerca Batistuta, il passaggio è intercettato da André Cruz che devia alle spalle di Taglialatela. Autogol. Il Napoli rimonta con la doppietta del “condor” Agostini, Batistuta nel frattempo pasticcia tradito dalla frenesia, si danna, cambia persino le scarpe. Quando poi la palla arriva dalle sue parti ci pensa Fabio Cannavaro, che non gli lascia un metro e piuttosto che farlo segnare fa anche lui autogol. È ciò che accade al 73’, quando devia un tiro al volo di Batistuta facendo impennare il pallone ed entrando nel tabellino dei marcatori al posto dell'argentino. Cois la ribalta, e a quel punto la Fiorentina sta portando a casa un’altra bella vittoria, ma siamo già all’81’ e Batistuta non ha ancora segnato. Minuto 84: l’argentino riceve palla al limite dell’area, spalle alla porta. La addomestica in modo onestamente poco aggraziato, ma come ben sappiamo è la sostanza che conta per Batigol e lui in quel momento ha solo bisogno di un pallone sul piede e di vedere la porta. Si gira, salta Luzardi allargandosi verso destra e poi scarica in diagonale, il diagonale “alla Batistuta”: Taglialatela tocca ma non quanto basta. Pascutti è raggiunto , sei minuti più tardi anche nel numero di gol segnati , visto che con un altro rigore al 90’ Batistuta arrotonda per il 5-2 finale. Ora si tratta solo di riscriverlo, quel record. “Ho fatto diventare famoso Pascutti”, commenta Bati scherzando. Pascutti sta al gioco e risponde: “Fino a qualche tempo fa questo record lo ricordavo solo io, adesso i giornalisti sono tornati a chiamarmi”. Nella settimana che porta alla partita del 27 novembre contro la Sampdoria, l’allenatore della Fiorentina Claudio Ranieri fa il pompiere, avvisa che “il gioco è bello e gli schemi validi, ma appena Batistuta non segnerà ci diranno che il gioco non è elegante e gli schemi sono inadeguati”. La sua Fiorentina è seconda in classifica a -2 dal Parma, miglior attacco del campionato con 24 gol, la metà dei quali segnati dal capocannoniere Batistuta, l’uomo con cui la Viola parte ogni volta da 1-0. Il 27 novembre, al Franchi, uno stadio intero chiede solo una cosa, e Batistuta accontenta tutti al 60’. Mihajlovic tocca Carnasciali in area, rigore proprio sotto alla Fiesole. La palla pesa un quintale ma Batistuta va ugualmente per la conclusione di potenza. Guarda Zenga e scarica il suo destro senza star troppo a badare al millimetro. Zenga, che si tuffa sì ma con l’intima convinzione e la ritrosia di chi sa che il tiro alla fine sarà centrale, per poco non ci arriva lasciando indietro una mano, ma riesce solo a far impennare il pallone che entra sotto alla traversa. Può cominciare la festa. Titoli di coda La Fiorentina non vincerà quella partita, beffata da un gran colpo di testa di Gullit che fa 2-2 a 2’ dalla fine sfruttando un corner di Mancini e un’uscita a vuoto di Toldo. Tra l’altro, Batistuta avrebbe anche segnato un altro gol, quello del 2-1, ma sul suo diagonale c’è un tocco di Vierchowod, e il regolamento anche in questo caso assegna l’autogol. La striscia di Batistuta si interromperà alla giornata successiva, lo scontro al vertice perso con la Juventus nella partita passata alla storia per il gol di Del Piero, la magia al volo a scavalcare Toldo per il 3-2 finale in rimonta. La Fiorentina pian piano perderà posizioni e finirà solo al decimo posto dopo aver accarezzato a lungo il sogno di un posto in Europa. E no, Marcio Santos non andò mai a cena con Sharon Stone.