Darmian, secondo scudetto con l'Inter: la forza tranquilla dell'intelligenza

il 2° di matteo
Alberto Pontara

Alberto Pontara

Arrivato quattro anni fa come alternativa ai titolari, Darmian nel corso del tempo ha invertito le gerarchie nerazzurre. Uomo fondamentale nel meccanismo di Inzaghi, sta vivendo una seconda parte di carriera di nuovo da protagonista. All'insegna della forza tranquilla dell'intelligenza

Nell’estate del 1999 la biblioteca di Rescaldina, comune al confine tra hinterland milanese e provincia di Varese, premiò un bimbo di 10 anni che durante le vacanze divorò la bellezza di dodici libri, meritandosi il distintivo di miglior lettore. Di lì a breve quel ragazzino dai libri sarebbe passato ai campi di calcio, iniziando la sua avventura nelle giovanili del Milan. Come scrisse una volta Jorge Valdano: “Se ti piace il calcio, lascia da parte la paura delle lettere, e se ami la letteratura non credere che il pallone sia un oggetto sinistro. Se ti piacciono tutte e due, cosa puoi chiedere di più?”. Il giovane in questione era Matteo Darmian da Rescaldina. Dal Milan iniziò la sua carriera, poi proseguita a Padova, Palermo, Torino. Fino al viaggio in Premier League nel teatro dei sogni di Old Trafford con la maglia United, quattro stagioni con un’Europa League, una FA Cup, una coppa di Lega e un Community Shield nel palmares. 

Il passaggio all'Inter: da riserva a protagonista

Quindi il ritorno in Italia, a Parma. Nel 2020 il passaggio all’Inter con il ruolo designato di alternativa, di uomo d’esperienza utile sì ma non essenziale, come se in qualche modo avesse già dato quello che poteva e doveva al calcio e che ormai il suo ruolo fosse quello di riserva, benché pregiata, senza più grandi ambizioni. Non certo considerato un colpo di mercato, un titolare protagonista. In pochi avrebbero scommesso che invece Darmian, nel corso di questi quattro anni, avrebbe inesorabilmente scalato gerarchie, invertito l’ordine e il concetto stesso di titolarità nel mondo nerazzurro. Nello scudetto di Conte segnò tre gol tutti decisivi contro Genoa, Cagliari e Verona, rosicchiando partita dopo partita spazio, minuti, importanza. Quest’anno gol altrettanto importanti contro Atalanta e Napoli. Ma non sono le reti, pur con un loro peso specifico notevole, a rendere chiaro e lampante quello che Darmian è diventato dentro l’Inter e per l’Inter. Dato costantemente fuori dagli 11 titolari a inizio stagione, poi te lo ritrovi quasi puntualmente in distinta. Schierato come terzino destro o sinistro (su questo possiamo sbilanciarci senza timore: Matteo è sicuramente molto più terzino che “esterno”) oppure come difensore di destra o sinistra nei tre dietro. Ma neanche la capacità di svolgere diversi ruoli nel reparto difensivo, coprendo l’intero arco costituzionale del ministero della difesa nerazzurro, spiega la necessità quasi ontologica di Darmian in questo meccanismo perfetto che è stata l’Inter questa stagione. Andate a rivedere Inter-Napoli della stagione 2022-23 e il lavoro certosino di marcatura e di raddoppio (a sostegno di Skriniar) del nerazzurro su Kvara, il vero spauracchio del campionato scorso, e capirete uno dei motivi per cui la squadra di Inzaghi riuscì a vincere la sfida contro quelli che sarebbero diventati i campioni d’Italia. 

Intelligenza ed esperienza

E quindi cosa ha reso Darmian così imprescindibile nel gruppo nerazzurro, in campo e nello spogliatoio? La risposta sta in quella dote, che non è tecnica, non è specifica del calcio, ma è ugualmente allenabile: l’intelligenza. Mai una scelta sbagliata, sempre nella posizione giusta, capacità di leggere le situazioni tattiche ed emotive della partita, il comportamento mai fuori dai canoni, silenzioso ma capace quando serve di farsi sentire, a voce e con l’esempio. Se poi l’intelligenza è supportata dall’esperienza, si spiega questa seconda giovinezza del difensore nerazzurro, capace di sopperire con la testa a eventuali mancanze tecniche e atletiche. Un giocatore a cui Inzaghi assegna un ruolo da “Jedi”, di costante equilibrio della forza, quel bullone messo al posto giusto per consentire di sprigionare cavalli al motore in modo coerente, perché la potenza non è nulla senza il controllo, diceva un vecchio e fortunato spot di uno storico sponsor interista. Fondamentale perché legge il gioco, ne intuisce le fasi sapendo cosa serve in un determinato momento. Sembra sempre consapevole e presente, come se avesse raggiunto la maturità di quei saggi che riescono a essere risolti, compiuti, in pace con sé stessi. Capace di capire che in "un mondo di John e di Paul" il ruolo di Ringo Starr è più che necessario, è basilare. La forza tranquilla dell’intelligenza, che non disdegna il rock degli ACDC e che ha anche stile. Chiedere a Thuram, che sul tema non ha dubbi: Darmian è quello che si veste in modo più elegante nello spogliatoio nerazzurro. E anche questa è una dote, saper indossare un abito. Quello giusto per festeggiare il suo secondo scudetto all'Inter. E per scrivere un altro pezzo del suo libro, iniziato a Rescaldina