Da McTominay a McFratm: un viaggio alla scoperta delle origini dell'uomo scudetto

Lancaster e Napoli distano circa 2500 km, ma se possibile, a livello culturale e antropologico, sono almeno il doppio. Stili di vita opposti che il calcio è capace di unire in una storia sola, cambiando le abitudini, modificando la routine, trasformando un inglese di origini scozzesi in un napoletano, idolo di una città. Quando Scott McTominay ha messo piede per la prima volta a Napoli, per geniale intuizione del direttore sportivo Manna, ha di fatto sconfinato in un altro mondo più che in un altro paese. Un viaggio alla riscoperta della vita e del calcio, iniziando da Scott McTominay per poi ritrovarsi Scott McFratm, come lo ha soprannominato Pasquale Mazzocchi, con quel nomignolo diventato subito virale. Siamo stati a Manchester e a Napoli, raccontando anche Lancaster e Secondigliano, per capire le origini dell’eroe dello scudetto e la sua evoluzione. Da McTominay a McFratm è un volo dal nord al sud del mondo, è la storia di un ragazzo inglese che viene scoperto a cinque anni in uno dei centri di formazione del Manchester United, a Preston, per poi entrare nelle giovanili di quello che per i 22 anni successivi sarà l’unico e solo club della sua carriera. È la storia di un papà - il mitico Frank - che si è coccolato quel figlio proteggendolo e educandolo, anche musicalmente, come quando nei viaggi tra Lancaster e Manchester per accompagnarlo agli allenamenti gli faceva sentire allo sfinimento i cd di Cat Stevens. Lo stesso papà decisivo nel momento più difficile, quando le misurazioni ossee fatte dal Manchester United dicevano che Scott sarebbe diventato massimo 1.79 di altezza. Lui scoppiò a ridere dicendo allo staff medico: “lasciate stare i vostri calcoli, è più importante la genetica. Noi McTominay cresciamo tardi, Scott diventerà almeno 1.90”. Aveva ragione lui. Quello però è stato un passaggio che ha forgiato il carattere di McTominay e lo ha messo duramente alla prova. A raccontarvelo in questo speciale troverete Neil Harris, Dean Whitehouse e Stuart Leicester, i tre allenatori che hanno cresciuto il centrocampista del Napoli nel suo percorso nell’Academy del Manchester United. Perché non è un caso se McTominay è arrivato tardissimo in prima squadra e non ha mai vinto il premio di miglior giovane dell’anno nel settore giovanile dei Red Devils. Scott non è stato un predestinato, anzi. Ha avuto un periodo molto duro, in cui nonostante le sue qualità fossero chiare a tutti faticava dal punto di vista fisico, cosa che detta oggi che quel trattore con l’8 sulle spalle ha distrutto la Serie A, fa obiettivamente sorridere. All’epoca però erano tutti più grossi di lui e soprattutto dai 14-15 anni in poi la cosa gli ha reso la vita difficile. Veniva letteralmente surclassato Scott, non riusciva più a imporre il suo gioco, in un calcio come quello inglese la struttura corporea è troppo importante. Papà Frank però ci aveva visto lungo, era solo questione di tempo. Tra i 17 e i 18 anni McTominay cresce di 24 cm in 18 mesi, passando da 1.70 a 1.94. Questo gli comporta una serie di infortuni ma soprattutto lo porta a riscoprire il suo corpo e il suo gioco. Inizialmente è durissima, non ha il controllo dei movimenti, come dice il suo allenatore Dean Whitehouse “sembrava una giraffa in mezzo al campo, anzi, mi ricordava Bambi sul ghiaccio”. Quando però riprende possesso del suo nuovo fisico McTominay diventa devastante. Nel momento in cui Mourinho lo porta in prima squadra, nel 2017, è pronto per sostenere i ritmi della Premier League, è maturo mentalmente e strutturato fisicamente. È l’inizio di una grande carriera. All’interno di questo mini-documentario troverete anche un altro passaggio chiave della storia di McTominay: il rapporto con Sir Alex Ferguson. È lui che - parlando con Frank jr e Frank senior - papà e nonno di McTominay, entrambi scozzesi, convince Scott a rappresentare la Scozia anziché l’Inghilterra. È Sir Alex a convincere lo United a fargli il primo contratto da professionista ed è Sir Alex un giorno ad andare da Josè Mourinho e dirgli: “fai giocare di più questo ragazzo che è bravo”. La famosa foto del piccolo McTominay abbracciata alla leggenda del Manchester United è una delle copertine più belle che ci possano essere per questo racconto. L’eredità lasciata da Sir Alex Ferguson al Manchester United però, lo sappiamo, negli ultimi anni è stata calpestata in ogni modo. In questo vortice negativo è stato risucchiato anche McTominay, crollato nelle gerarchie negli anni con Ten Hag, soprattutto a causa dell’arrivo di Casemiro, fino a diventare marginale. È stata questa situazione a far accendere la lampadina nella testa del ds Manna, che seguiva il giocatore dai tempi della Juventus. In questo speciale vi raccontiamo anche un po’ di retroscena di quella trattativa: il viaggio segreto a Manchester, l’incontro in un ristorante italiano del centro, gli inserimenti di altri club e soprattutto la cena a casa McTominay dopo Brighton-Manchester United in cui Manna, tra un racconto su Maradona e una digressione culinaria, convince un ragazzo nato in Inghilterra dall’anima scozzese a trasferirsi nel Sud dell’Italia per provare a fare qualcosa di storico. In Serie A McTominay è diventato il primo centrocampista dai tempi di Marek Hamsik ad andare in doppia cifra con la maglia del Napoli, il primo dell’era De Laurentiis a farlo alla prima stagione. Il primo per tocchi in area di rigore tra i centrocampisti del campionato ma soprattutto l’autore dell’affondo scudetto con i 5 gol che gli sono valsi il premio di giocatore del mese di aprile: le doppiette con Empoli e Torino e la rete pesantissima a Monza. È così che McTominay è stato sostituito da McFratm, ritrovando quel nomignolo che suona così bene in dialetto e che oggi è stampato sui gadget delle bancarelle e disegnato sulle mura della città, con quel murales comparso in pieno centro storico e diventato luogo di pellegrinaggio sportivo non solo per i tifosi napoletani ma per i tanti turisti scozzesi che hanno iniziato a invadere la città indossando il kilt e portando una cultura lontanissima tra i clacson, le urla e il calore di Napoli. Quel ragazzo partito da Lancaster tanti anni fa ha fatto una scelta coraggiosa, uscendo dalla sua comfort zone, ed è stato ripagato in tutto: dalla vittoria del campionato, alla conoscenza di quanto può essere profonda una passione, fino alla vita di tutti i giorni, come quando ha raccontato che finalmente ha scoperto che sapore hanno i pomodori. Da McTominay a McFratm racconta tutto questo, un viaggio culturale talmente rapido da mischiare due mondi in uno solo. Blu Scozia e azzurro Napoli che si fondono fino ad annullare ogni distanza geografica e antropologica. La magia del calcio.

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Gianluigi Bagnulo