Un altro 'Jack' nella manica del Napoli

In lingua inglese si dice jack of all trades: è un modo per indicare un ‘tuttofare’, una figura dotata di molteplici capacità, versatile in molteplici situazioni. Proprio come Giacomo ‘Jack’ Raspadori, il jolly pescato dal mazzo del Napoli quando Antonio Conte ha avuto bisogno di risolvere le partite in corso d’opera. Mai in copertina, mai appariscente. Sempre l’ultimo a mollare, sempre decisivo, soprattutto nella seconda parte di stagione. Il dodicesimo uomo, la figura decisiva dalla panchina nella corsa al quarto scudetto della storia degli Azzurri. Spirito ‘a la Conte’, se ce n’è uno. La stagione di Raspadori è stata uguale e allo stesso tempo diversa rispetto alle prime due passate dall’ex Sassuolo all’ombra del Vesuvio. Uguale perché non è mai cambiato il suo utilizzo, che fosse con Spalletti , il terzetto Garcia-Mazzarri-Calzona o con Antonio Conte: Raspadori, da buon jolly, deve entrare a partita in corso, vuoi per l’elettricità che porta a difese stanche, vuoi per la sua versatilità a coprire almeno quattro ruoli del fronte d’attacco, vuoi anche per la personalità di un ragazzo che, evidentemente, non ha bisogno di essere sempre titolare per sentirsi protagonista. Anche il suo minutaggio difatti non è mai cambiato più di tanto: solo sei volte da titolare, meno di 1000’ passati sul campo sotto Luciano Spalletti, alla prima stagione dopo il salto dal Sassuolo. Ma era comprensibile, il ragazzo doveva abituarsi alla pressione della grande piazza, si doveva ‘fare le ossa’. Anno due. Le cose migliorano. O peggiorano. Dipende dai punti di vista. Aumenta il minutaggio, aumentano le presenze da titolare, aumentano soprattutto i gol. Quello che cala è il rendimento del Napoli, demoralizzato dal poco convincente progetto tecnico del post scudetto e alle prese con le bizze dell’ultima versione di Osimhen. Nono posto in Serie A, qualche voce di possibile cessione, rivoluzione in vista. Sipario. Inizia una nuova stagione, con Antonio Conte alla guida. Quella che si conclude con il secondo scudetto per ‘Jack’ in tre anni, il quarto della storia del Napoli. Ma la realtà è che Antonio Conte all’inizio sembra voler giocare con lo stesso mazzo: pochi minuti in campo, sempre dalla panchina, spesso a risultato acquisito. Un copione che si ripete ancora una volta. Poi all’improvviso qualcosa cambia. Le vie misteriose e caotiche del calciomercato portano Kvaratskhelia a Parigi , mentre gli infortuni di David Neres, Olivera, Anguissa e Spinazzola obbligano il Napoli a cambiare sistema di gioco, passando dal 4-3-3 al 3-5-2. Ecco che allora serve qualcuno da affiancare al pretoriano Lukaku, qualcuno con caratteristiche da seconda punta, che possa supportare il belga e raccordare centrocampo e attacco. Dopo aver giocato la pochezza di 96’ da settembre a gennaio, con il girone di ritorno ‘Jack’ Raspadori ritrova, anzi, scopre di poter essere centrale anche in questo Napoli. Con risultati incredibili. Perché se il minutaggio è rimasto comunque inferiore a quello dello scorso anno , il rendimento è stato qualcosa di inedito. Sei gol e un assist in 24 presenze rappresentano il miglior bottino da quando veste la maglia azzurra, ma soprattutto hanno portato 14 punti alla classifica del Napoli, decisivi nell’economia del testa a testa avuto con l’Inter fino alle ultimissime battute del campionato. Come dimenticare la rasoiata da dentro l’area di rigore per l’1-0 contro il Venezia di fine dicembre. O il pallone telecomandato sulla testa di McTominay durante la trasferta di Monza . O ancora la perla su punizione al Via del Mare di Lecce, decisiva per espugnare ancora una volta 1-0 il campo dei giallorossi di Marco Giampaolo. E poi le reti alla Fiorentina, al Genoa e alla Lazio, tutte utili per portare punti alla causa del Napoli. Come nella stagione 2022/23, con Luciano Spalletti, quando segnò sì solo due reti ma la seconda fu quella decisiva per espugnare l'Allianz Stadium al 93' e lanciare la definitiva fuga scudetto. Come a dire che il ragazzo con i gol pesanti ha un certo feeling. Antonio Conte per Raspadori ha speso fin dall’inizio belle parole, alternando bastone e carota. Quando ha capito la dedizione e la professionalità del ragazzo, soprattutto nei momenti di difficoltà dopo una prima metà di stagione in cui la classifica del Napoli giustificava la scelta di lasciarlo in panchina, ha faticato a farne a meno: “Faccio i complimenti a Raspadori come gliene ho fatti in passato, Jack ha contribuito in maniera importante a questi punti”, disse Conte durante una conferenza stampa a febbraio, nel momento più complicato della stagione del Napoli, quando gli ingranaggi sembravano essersi inceppati. “È un ragazzo serio, che si applica. Quando ho avuto la possibilità di sfruttarlo in situazioni di emergenza ci ha portati in alto in classifica”. E se le parole di stima sono arrivate sia da Antonio Conte sia da Luciano Spalletti, due degli allenatori di maggiore successo degli ultimi 15 anni di Serie A , allora significa che le qualità ci sono. Nonostante una specializzazione calcistica come uomo in uscita dalla panchina. Con la gestione Conte lo stile di gioco di Raspadori ha trovato una nuova dimensione. Grazie ai dati forniti da Soccerment, si può notare come – al netto del minutaggio minore rispetto alla scorsa stagione – il baricentro dell’ex giocatore del Sassuolo si sia abbassato di qualche metro, andando ad agire spesso molto vicino alla linea di metà campo. Allo stesso tempo sono aumentati i dati relativi al coinvolgimento nella manovra e al numero di palloni recuperati, proprio come farebbe una vera “mezzala offensiva”, come lo aveva definito Conte qualche tempo fa a precisa domanda su quale ruolo vedesse più adatto per lui. Detto, fatto: perché grazie all’impiego di Lukaku, meno portato ad attaccare la profondità rispetto a Osimhen, Raspadori riesce a tenere una posizione ‘ibrida’ tra l’esterno d’attacco e il centrocampista di inserimento, sfruttando la gravità generata da ‘Big-Rom’ per colpire in zone di campo poco battute dalle difese avversarie. A Napoli si crede molto alla scaramanzia, e guarda alle volte il destino. Senza la cessione di Kvaratskhelia a metà stagione e senza tutti gli infortuni che hanno colpito la squadra a gennaio, che avevano fatto pensare che il sogno scudetto fosse finito lì, Antonio Conte non avrebbe mai trovato Raspadori . E senza Raspadori, forse, il Napoli non avrebbe mai vinto il quarto scudetto della sua storia. In questa stagione magica, quella dei Lukaku, dei Buongiorno e dei McTominay, Antonio Conte ha avuto la fortuna di potersi girare verso la panchina e trovare un Raspadori sempre pronto, vero uomo in più della seconda parte di campionato, quando le cose hanno iniziato a farsi tremendamente serie. Unica occasione in cui, per la felicità del Napoli, avere un ‘Jack’ nella manica è stato molto più bello che avere un asso.

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Un altro 'Jack' nella manica del Napoli

Simone Dagani