Bucchi: "Futuro? Adesso non so cosa accadrà, ma amo Perugia"

Serie B
Christian Bucchi, allenatore del Perugia (Lapresse)
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Queste le parole dell'allenatore biancorosso dopo la sconfitta col Benevento: "Col presidente abbiamo un ottimo rapporto, avremmo voluto parlare di A. Purtroppo non sarà così". Sul futuro: "Non ho deciso, parleremo"

Una sconfitta che male, malissimo. In realtà un pareggio, ma alla fine il Perugia esce dalla corsa alla Serie A, il sogno di Bucchi&co si infrange alle semifinali dei playoff di Serie A. Al "Curi" finisce 1-1 con reti di Puscas e Nicastro, ma in virtù dell'1-0 dell'andata passano i giallorossi. "Ora possiamo svelare l’arcano - ammette Bucchi nel post partita, in conferenza stampa - per tutta la stagione ci è mancato un finalizzatore, un centravanti d’area di rigore che potesse aiutarci a sbloccare le partite contro squadre che si chiudevano, soprattutto al Curi". 

"Amo Perugia, ma non so cosa farò"

Bucchi ha parlato anche del futuro, di cosa farà dopo questa stagione. Il sogno era la Serie A, ma alla fine è sfumato quasi alla fine, impattandosi sul Benevento. Lui, intanto, è il favorito per la panchina del Sassuolo dopo l'addio di Di Francesco, che invece prenderà il posto di Spalletti alla Roma. E adesso? Quale sarà il futuro di Bucchi? Le sue parole: "Abbiamo un ottimo rapporto e siamo entrambi intraprendenti, avremmo voluto parlare di serie A. Purtroppo non sarà così. Non so cosa succederà adesso - prosegue l'ex centravanti - non ho ancora deciso cosa ne sarà di me. Ci sederemo attorno a un tavolo e capiremo cosa fare". E ancora: "Ho avuto la fortuna di avere una società e un presidente che hanno creduto in me". E poi la dichiarazione d’amore per la città, frasi sentite che però sanno di addio: "Amo Perugia, che mi ha battezzato due volte, prima come calciatore poi come allenatore a grandi livelli". 

"E' andata male"

Continua Bucchi: "Abbiamo trovato in Samuel Di Carmine un grande finalizzatore e gli siamo grati – dice Bucchi – ma lui poteva sfruttare il gioco della squadra quando riuscivamo ad esprimerci in velocità e con scambi rapidi. Se invece la partita cambiava, la squadra avversaria si chiudeva, i nostri esterni venivano raddoppiati, allora tutto diventava più difficile. E sarebbe servito qualcosa in più. Un tipo di giocatore diverso. Ho provato anche a cambiare assetto, abbiamo vinto qualche partita sporca, ma mi sono reso conto che la squadra era nata per giocare a calcio e quella era la strada per giocarci la serie A. Purtroppo è andata male".