Sabato pomeriggio allo Stadio Zaccheria è in programma la partita tra Foggia e Pescara, che segna il ritorno da avverssrio dell'allenatore boemo nella città che lo rese grande negli anni '90. Una ricorrenza che non si verificava da oltre un ventennio, quando fu proprio il boemo a condannare alla Serie B la sua ex squadra
Il 28 maggio 1995 a Foggia è una data che rappresenta un cerchio che si chiude. Si gioca la penultima giornata del campionato di Serie A, che si sta chiudendo come qualcuno aveva temuto. Al Pino Zaccheria il Foggia scende in campo con speranze solo teoriche di potersi salvare, a causa del 3-0 subito a Marassi dal Genoa la domenica precedente. Quel che è peggio, a elargire la tragica sentenza sportiva c’è la Lazio. Quella di Zdenek Zeman, che nell’estate precedente aveva lasciato Zemanlandia dopo cinque anni splendidi per emigrare nella sponda biancoceleste di Roma. Raggiungendo Beppe Signori e Roberto “Rambo” Rambaudi, alfieri del primo Foggia di Serie A: che insieme a gente come Marchegiani, Nesta e Boksic sta costruendo una Lazio capace di stare nella scia dell’imprendibile Juventus di quegli anni.
Quello che nessuno osa temere è che da quel giorno il Foggia, in Serie A, non ci avrebbe mai più giocato. La discesa che avrebbe portato i rossoneri anche tra i dilettanti, prima di risalire, è solo all’inizio. E in una piazza bollente come Foggia, quel giorno, non c’è tempo né voglia per il giusto omaggio all’allenatore che aveva marchiato con le sue idee quella che a distanza di oltre vent’anni è considerata come une delle storie più belle del calcio italiano moderno.
La Lazio vince 1-0 grazie a una punizione di Signori, non può andare altrimenti. Né lui, né Zeman sarebbero più tornati da avversari. Almeno il boemo tornerà da foggiano nella stagione 2010/11 in una spericolata e bellissima avventura insieme ai compagni di Zemanlandia, il presidente Casillo e il direttore sportivo Pavone. Una squadra fatta quasi interamente di prestiti di giovani a dir poco interessanti (vedi Insigne), che segnerà il rilancio di Zeman, destinato a Pescara e a riassaggiare la Serie A, ma non del Foggia, che rimarrà bloccato in LegaPro prima di tornare in Serie B.
E allora eccoli, Foggia e Pescara di fronte. Foggia e Zeman, che torna a sedersi sulla panchina dello Zaccheria da avversario. Come solo una volta ha fatto dopo Zemanlandia. Troppi protagonisti di quel giorno non ci sono più. Non Enrico Catuzzi, che sedeva su una panchina pesantissima e per metà campionato aveva addirittura fatto dimenticare il suo predecessore. Non Franco Mancini, che quel giorno non si salva dalla contestazione, come tutto il resto della squadra. Lui che aveva attraversato la grande stagione del Foggia, restando anche dopo la partenza del boemo per poi ritrovarlo a lavorare a Pescara nel 2011. E andarsene troppo presto. Dalla curva Nord, ora a lui intitolata, partirà un grande applauso. Partirà da tutto lo stadio, per lui e per Zeman: quel giorno non fu salutato come meritava. Ma nessuno pensava che l’occasione per omaggiarlo da avversario si sarebbe ripresentata dopo quasi 23 anni.