Andreazzoli mette in guardia i suoi: "Pescara squadra temibile, non facciamoci ingannare dai risultati negativi. Sono stati costruiti per fare un campionato ambizioso e hanno idee di gioco simili alle nostre. Nonno Aurelio? Soprannome che mi piace"
A Pescara per continuare la marcia, l'Empoli si prepara alla sfida dell'Adriatico per conquistare altri tre punti fondamentali per la corsa alla Serie A. Alla vigilia della gara, ha parlato così Aurelio Andreazzoli: "Domani ci confronteremo come sempre con un avversario che avrà le nostre stesse intenzioni - ha dichiarato l'allenatore azzurro in conferenza stampa ovvero fare una gran gara e provare a vincere. Abbiamo visto le tre gare fatte con il nuovo allenatore e credo che quelle siano già indicative e ci abbiano dato gli elementi per capire che tipo di squadra andremo ad affrontare. Il Pescara è una squadra costruita per fare un campionato ambizioso, con numeri importanti, che manovra bene, che segna molto e che fa un buon possesso palla. E tutto ciò testimonia che sarà un avversario temibile e dovremo esser consapevoli del valore della squadra che domani ci troveremo di fronte. Crisi di risultati? Non do mai molto peso a quello che succede prima di ogni gara: come sempre domani al fischio di inizio partiremo da zero a zero e tutto il prima sarà azzerato. Come detto, davanti avremo una squadra completa, che ha forse cambiato modo di interpretare il calcio con il cambio di tecnico, ma che va comunque affrontata nel migliore dei modi. La speranza è quella di riuscire ad esprimere il nostro calcio per portare a casa un risultato positivo".
"Nonno Aurelio? Soprannome che mi piace"
Sul campionato, aggiunge: "Con il Venezia credo che abbiamo fatto un ulteriore passo avanti – prosegue - A fine partita pensavo di aver fatto meno bene, invece nell'analisi che ho fatto con la squadra ho evidenziato i lati positivi e le cose belle. La squadra ha dimostrato ancora una volta maturità, voglia di fare e idee chiare che vanno comunque sempre migliorate. Siamo in un momento dove abbiamo un nostro chiaro modo di giocare, ma dobbiamo continuare a lavorare sui dettaglio e andare a migliorarli. I tifosi mi chiamano Nonno Aurelio? Inizialmente ho avuto l'impressione che fosse un po' una presa in giro, ora invece credo che si sia trasformato in un appellativo benevolo. E mi piace per più motivi: perché nonno lo sono davvero da cinque mesi e poi sento affetto dietro a questo appellativo".