Guido Pagliuca ha trovato la sua isola felice: così ha cambiato la Juve Stabia

Qui andrebbe scomodato Vujadin Boskov, mutuando una delle sue frasi più celebri e modificandola: “Chi ha vinto? Pagliuca?”. Sì, ha vinto Pagliuca. Non Gianluca, portiere di quella meravigliosa Sampdoria che fu ma Guido, toscano di Cecina, ex cassiere di supermercato, ex dipendente di una ditta edile e oggi allenatore di calcio. Il più bravo della scorsa stagione di C, comandante della Juve Stabia adesso sesta in B. Da Cecina a Coverciano, dove gli hanno consegnato la Panchina d’Oro, sono centoventi chilometri, un’ora e mezza di strada e un milione di sogni e pensieri. Quelli che, smessa la poco fortunata carriera da calciatore -onesto difensore dilettante, presto arresosi agli infortuni- gli riempivano la testa. “Chissà se un giorno potrò farcela?”. Ad allenare. Quello era il chiodo fisso. Quello era il progetto. La svolta con Baroni All’inizio, ai tempi del Borgo a Buggiano, con cui vinse il primo campionato nel 2010, era ancora un’idea. Una bellissima idea. Ma, poi, a fine mese, bisognava fare i conti con la vita. Forse solo nel 2019, quando Marco Baroni lo chiamò nel suo staff alla Cremonese, capì che quell’idea poteva diventare un mestiere. Quello vero. Nel 2021, il ritorno alla Lucchese, dove aveva vinto un altro campionato di D un paio di anni prima, gli ha dato la spinta definitiva: ottavo posto, playoff, poi Siena, una montagna di problemi , quindi Castellammare di Stabia. Eccola, l’isola della felicità. Lì dove chiodo fisso, progetto e bellissima idea prendono forma. Nessuno aveva pensato alla Juve Stabia, quando la scorsa stagione di C era partita. Pagliuca e Matteo Lovisa, il giovanissimo direttore sportivo, figlio dell’ex presidente del Pordenone, hanno cominciato dalle loro certezze: creare il nucleo della squadra proprio con quelli che conoscevano meglio, gli ex della Lucchese e gli ex del Pordenone. A gennaio l’intuizione su Adorante, attaccante scuola Inter ancora inespresso e poi, invece, capace di diventare il trascinatore con 12 gol in sedici partite. Promozione, festa, ‘Pagliuca Sindaco!’. E Panchina d’Oro. Ritrovata la B, il gruppo è stato capace di ripetersi. Perché quando la base è buona, quando esistono progetto e continuità tecnica, allora il morso della categoria più importante può essere più dolce del previsto: le vespe sono in piena zona playoff, neopromossa con il piazzamento migliore. E domenica la sfida con il Cesena, settimo, diventa quasi uno spareggio sotto questo punto di vista. Al Menti cantano: “Vogliamo undici Pagliuca!”, appassionata sintesi del rapporto che si è creato tra l’allenatore e la città ma anche di quanto gli stabiesi si siano innamorati di lui, toscanaccio burbero, spiccio e verticale ma, da quasi due anni, perfettamente a suo agio in un posto che potrebbe sembrare lontano un milione di anni luce dal suo mondo e che, invece, gli si è conficcato nel cuore. Ha una squadra che è la sua immagine riflessa: magari non ruba l’occhio ma è tremendamente tosta, robusta, essenziale. A Pagliuca basta una tuta, l’eleganza non è un’esigenza, si bada al sodo. Quella che prevale è la cultura del lavoro: ferrea, quasi maniacale. È il primo ad arrivare al campo d’allenamento, l’ultimo ad andarsene, la cura dei dettagli è fondamentale. Un tallone d’Achille c’è: la sua irritabilità, il complicato rapporto con le tensioni della partita. In C ha cumulato dieci giornate di squalifica, in questa stagione di B è già a quota cinque . “Ci sto lavorando”, ammette. Lo aiuta un mental coach, lo aiuta tanto la moglie Laura che con Niccolò è diventata tifosissima gialloblù. Perché, a ripensarci, dalla cassa di un supermercato alle panchine di B il passo è stato già lunghissimo, soffrendo e godendosi ogni momento, ma se ci si vuole restare lassù, bisogna pur darsi un po' di disciplina. Da Cecina a Coverciano. E di strada se ne può fare ancora un pezzo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Guido Pagliuca ha trovato la sua isola felice: così ha cambiato la Juve Stabia

Tonali: "Ora mi sento libero, non ho più segreti"

I primi (tre) punti fermi della Juve di Tudor

Roma 7 bellezze tra molti pregi e qualche difetto

Pedote: "Il mio giro del mondo in 85 giorni"

I due patrimoni che lascia Eddie Jordan

Il Brasile non è più il Brasile di una volta