Pavia Calcio: sogno infranto, tra promesse e bugie

Serie C - Lega Pro

Laura Caschera

Tifosi del Pavia Calcio sugli spalti (Foto LaPresse)
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Da luglio 2014 fino a giugno 2016 il team lombardo ha sperato in un grande futuro con l'arrivo della proprietà cinese. Il 5 ottobre la squadra, che è stata costretta a ripartire dall'Eccellenza, è stata dichiarata fallita

Pavia-Cina, progetto fallito. Come la società, il Pavia Calcio, fondata nel 1911. Una sentenza del Tribunale ha messo il punto a una vicenda che durava dal 2014. E’ il 3 luglio, e il presidente Gianlorenzo Zanchi aveva manifestato già dall’inverno la volontà di vendere la società, gravata da più di 1 milione e mezzo di euro di debiti. Ma in Lega Pro è difficile trovare un acquirente disposto ad acquistare a quelle cifre. Alla squadra della città lombarda arriva la proposta di due imprenditori cinesi: Xiadong Zhu, che si presenta come presidente del fondo Pingy Shanghai Investment e Qiangming Wang, titolare di Agenzia per l’Italia, società di investimenti cinese attiva sul territorio nazionale. I due pensano al calcio come a un canale per penetrare nel tessuto italiano e avviare investimenti in altri settori. Viene scelta Pavia, realtà strategica in Lombardia. La vicinanza al porto di Genova, a Milano e le eccellenze enogastronomiche, universitarie e ospedaliere, la rendono appetibile alle mire degli imprenditori asiatici.

Zhu arriva a Pavia promettendo grandi cose: uno stadio in grado ospitare migliaia di tifosi, la promozione in B, poi in A e la partecipazione ai tornei più ambiti d’Europa, come la Champions League. Si vuole combattere con l’obiettivo di portare la squadra ai massimi livelli. Da subito però all’interno della società si nota che i soldi da spendere per realizzare i progetti promessi non sono tanti, e non c’è nemmeno una grossa competenza nella gestione societaria. Il presidente del fondo di Shanghai si fa vedere circa 4 giorni ogni 2 mesi, tutto viene affidato nelle mani del vicepresidente Wang, che vive tra Italia e Cina. Wang non ha però i poteri operativi di Zhu, e questo limita di molto la possibilità di prendere le iniziative. Si continua a parlare di progetti, alcuni dei quali vengono realizzati, come l’Accademia degli Allenatori, scuola nata nel 2014 per volontà della società al fine di creare una classe professionale di livello. Con l’abbandono da parte della proprietà, è naufragato anche questo progetto.

Gli imprenditori continuano a voler investire, pagando compensi elevati ai dirigenti e ai giocatori della squadra. Ma le promesse non si trasformano in realtà, e cominciano a vedersi le prime crepe. La squadra va avanti in classifica, ma i continui cambi di allenatore e la sostituzione del direttore sportivo (a Massimo Londrosi subentra nel luglio del 2015 Nicola Bignotti) sono i primi segnali che qualcosa sta per cambiare. Gli stipendi continuano ad essere pagati, e sono anche abbastanza elevati per una squadra che milita in Lega Pro. I guai iniziano da marzo, quando la società smette di pagare gli stipendi e i fornitori. "Con la scusa dello scarso rendimento in campionato, da aprile hanno deciso di non pagarci più le mensilità dovute da marzo in poi, facendo progressivamente perdere le tracce", spiega Giovanni Lucev, addetto stampa del Pavia Calcio da agosto 2014 a giugno 2016.

Da giugno iniziano ad arrivare voci sulla possibile vendita della società, poco dopo arriva l’annuncio ufficiale. Si iniziano a cercare investitori, ma i debiti accumulati dalla società sono troppo elevati (si parla di circa 5 milioni di euro), e nessun imprenditore o finanziatore è interessato a rilevare la squadra. Spunta il nome dell’imprenditore romano Alessandro Nuccilli, reduce dal fallimento del Foligno (acquistato a febbraio del 2016 e fallito il 6 giugno), che compra la società a un euro, garantendo sui debiti. L’unica garanzia presentata da Nuccilli è la sua società edile, che in realtà non ha né capitale sociale né dipendenti. L’imprenditore promette di iscrivere la società in Lega Pro per il campionato 2016-2017, ma alla Federazione la richiesta non è mai arrivata. "La cosa più grave della vicenda è che c’è ancora in ballo l’attività economica. Il passaggio di proprietà è stato una farsa, non ha portato a nulla, ha solo permesso ai precedenti proprietari di uscire senza pagare, quando avevano preso degli impegni con delle persone", commenta Michele Marcolini, allenatore della squadra dal 7 giugno al 13 dicembre 2015. L’AC Pavia viene radiato dalla Figc, estromesso dai campionati nazionali e dichiarato fallito dal tribunale di Pavia il 5 ottobre. Prima della dichiarazione di fallimento, il Comune ottiene dalla Figc il diritto di fondare una nuova società con il nome di Football Club Pavia 1911 S.S.D. Non riuscendo a iscriversi al campionato di serie D, la nuova squadra riparte dall’Eccellenza.