"Pepito" Rossi, talento e sfortuna: ma lui torna sempre

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E' caduto tante volte, ma si è sempre rialzato. Giuseppe Rossi vuole chiudere quel conto in sospeso con l'Italia: lo fa ripartendo dal Genoa, nuova tappa di una carriera dove i tanti infortuni hanno offuscato la luce del suo talento, senza però mai spegnerla. Tante date cruciali, tanti stop e tanti ritorni: la storia di "Pepito" coinvolge. Siamo pronti a leggerne un nuovo capitolo

3 aprile 2017, Celta Vigo-Las Palmas è l’ennesimo nuovo traguardo raggiunto da Giuseppe Rossi. "Pepito" vince da solo il match, realizzando una tripletta che gli mancava da quella, storica, rifilata alla Juve di Antonio Conte durante quel Fiorentina-Juventus 4-2 vinto in rimonta dai viola. Rossi è in prestito dalla Fiorentina alla squadra allora allenata da Eduardo Berizzo, sta ritrovando una continuità di prestazioni dopo un paio di stagioni molto complicate: l’exploit dell’annata 2013/14 (24 presenze e 17 gol) è infatti lontano. Dopo aver di fatto saltato tutta la stagione 2014/15 per problemi fisici, nella successiva non trova molto spazio con Paulo Sousa e nel gennaio 2016 va in prestito al Levante, ultimo in classifica in Liga. "Estoy emocionadísimo de verte", gli dice un ottantacinquenne tifoso durante la presentazione: Rossi lo abbraccia, perché questo è Pepito. Un ragazzo semplice, che dal suo talento non si è mai fatto sopraffare. Il miracolo di salvare il Levante, però, non gli riesce: il feeling ritrovato con la Liga lo porta comunque a ritornare lì la stagione successiva. E stavolta non dovrà mettere nessuna toppa, perché a chiamarlo è il Celta Vigo. Ritrovare ancora una volta se stesso è una sfida che non mette strisce del traguardo alla fine del percorso, ma piuttosto pone obiettivi e sensazioni invisibili che fanno realizzare che la sfida è vinta soltanto quando… è vinta. Questo dev’essere accaduto il 3 aprile 2017 a Giuseppe Rossi, che dopo il primo gol realizzato a settembre con la nuova maglia aveva smarrito la via del gol. Fino a quella tripletta.

9 aprile 2017, Celta Vigo-Eibar. Il traguardo appena raggiunto si dissolve, il ginocchio di Giuseppe Rossi fa ancora crack. Questa volta è il sinistro, ma poco cambia: rottura del legamento crociato, ci risiamo. "La cosa peggiore che tu possa pensare, è quella di essere perseguitato dalla sfortuna. Questo meccanismo comincia a creare dubbi nella tua mente e ti distrae. Io invece penso che andrà sempre bene, provo a pensare sempre positivamente". Parole che Giuseppe Rossi aveva rilasciato in un’intervista al New York Times del 19 marzo 2014 e che dicono molto su du lui. "Bene, eccoci qua. Un altro ostacolo da superare. Ma sono pronto a combattere contro tutto per tornare a fare quello che amo più di ogni altra cosa al mondo...giocare a calcio!". Queste, invece, le scrive dopo aver realizzato di essersi rotto il crociato ancora una volta, appena sei giorni dopo aver segnato quella tripletta che forse lo avrebbe rilanciato a grandi livelli. Perché Giuseppe Rossi è anche questo, un ragazzo che non si arrende mai e che torna sempre, anche quando sembra impossibile possa farlo. Ed è tornato anche questa volta, in Italia però. Svincolato dopo la scadenza del contratto con la Fiorentina, un po’ a sorpresa sarà il Genoa a scommettere su di lui e sulla sua voglia di rivalsa: "Prossima fermata, Serie A!", twitta Rossi in quella che in Italia è una fredda notte di novembre. “Never give up” è uno degli hashtag che accompagna la foto. No, non si è arreso nemmeno questa volta.

E non lo aveva fatto nemmeno in precedenza: del resto, uno che da ragazzino ad appena 12 anni lascia il New Jersey, dov’è nato nel 1987, per coltivare il sogno di diventare calciatore professionista e si trasferisce a Parma, non deve aver paura di molte cose. "L’unica cosa che sapevo, allora, era che volevo giocare in Italia con i migliori. È stata dura lasciare la famiglia e gli amici, ma era qualcosa che volevo fare. Mio padre mi disse 'proviamoci', pensava che dopo un paio di mesi sarei tornato. Ma sono rimasto, anche se sono serviti tanti sacrifici per raggiungere un certo livello". È sempre Pepito a parlare, sempre dall’intervista al NYT. Di certo non poteva immaginare la strana carriera a cui sarebbe andato incontro: la crescita di Parma, la chiamata di Sir Alex Ferguson al Manchester United, con cui esordisce a soli 17 anni in League Cup: è il 2004. Nella stagione successiva il debutto anche in Premier e in Champions League: in due anni avrà realizzato 4 gol in 14 presenze. Il destino, dopo un prestito al Newcastle, lo riporta a Parma nel gennaio 2007. E non senza uno scopo: i suoi 9 gol nel girone di ritorno salvano la squadra allora allenata da Ranieri. È la prima consacrazione del giovane Rossi, che verrà ceduto dai Red Devils al Villarreal per 11 milioni di euro.

Villarreal è per lui bellezza e tormento, gloria e polvere; Villarreal significa 82 gol in 192 presenze, alcuni periodi memorabili come la prima stagione conclusa al secondo posto o quella degli 11 gol in Europa League (2010/11), il pallonetto contro l’Atletico Madrid e tante altre prodezze. Villarreal però è anche il primo infortunio abbastanza serio, la rottura del menisco esterno e lo stiramento del legamento crociato anteriore del ginocchio destro proprio nella stessa partita in cui realizza quello splendido gol contro l’Atletico. E soprattutto, significa stadio Santiago Bernabeu, 26 ottobre 2011: rottura del legamento crociato dello stesso ginocchio. Non è solo il ginocchio a fare crack, è piuttosto un sogno a spezzarsi. Che diventa incubo quando il 13 aprile 2012, quando è sul punto di ritornare, Rossi si procura una nuova lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio già infortunato. Ci vorranno altre due operazioni. Sarà la Fiorentina a scommettere su di lui, lui le farà vincere la scommessa: 20 ottobre 2013, tripletta alla Juventus. Avevamo iniziato proprio da qui, fino alla tripletta contro il Las Palmas. In mezzo, con la maglia viola, l’altro stop del gennaio 2014 e il calvario della stagione successiva. Un conto aperto con l’Italia, che Pepito vuole saldare: lo chiedono il calcio, lo chiede il suo sinistro, il suo talento e la sua classe dentro e fuori dal campo. Lo chiede soprattutto la sua tenacia: "He always comes back".