My name is Jobe

Il nome è quello, la storia anche. Quattro lettere nel nome di battesimo. Entrambi con la J come iniziale. Jude e Jobe, i fratelli Bellingham nati a Stourbridge nel grigiore delle West Midlands, dove è difficile esportare il proprio nome nel mondo, potrebbero indurre a una facile associazione di pensiero: due facce della stessa medaglia. Ma in quelle due coppie di lettere centrali UD e OB scorre un ruscello sottile ma inevitabile, una necessaria esigenza di libertà, quasi un richiamo di ribellione. Io sono io. Un po’ come accade ai gemelli, abituati sin dalla fase embrionale a condividere tutto, la placenta, il respiro, l’esistenza dell’altro. Sono pensieri che magari nel retrobottega della testa di Jobe Bellingham avranno svolazzato al momento della firma con il Borussia Dortmund. Ripensandoci, anche il fratello Jude aveva incantato nell’Academy del Birmingham City, anche lui aveva presto reso evidente a tutti che la Championship , fosse stretta alle sue qualità. Nell’estate del 2020, Jude aveva firmato per il Borussia Dortmund, a soli 17 anni. Nelle casse del Birmingham 25 milioni di sterline più bonus essenziali per la sopravvivenza finanziaria del club della sua città che non a caso, pochi giorni dopo il trasferimento, decise di ritirare la maglia numero 22, una forma di ringraziamento. Jobe ha dato al Sunderland lo stesso contributo che il fratello ha dato al Birmingham City. I Black Cats, ragione di vita di una città vista mare ma complicatissima sotto il profilo sociale e culturale, sono diventati famosi in tutto il mondo per le proprie disgrazie sportive, distribuite brillantemente da Netflix con la serie tv ‘Sunderland till I die’, una produzione che ha veicolato la simpatia di molti nelle sorti di un club che come altri ha assaporato l’amarissimo boccone del doppio salto all’indietro: dalla Premier League alla League One. Jobe è stato uno degli alfieri di Regis Le Bris, manager del Sunderland, capace di assicurarsi la promozione con un gol segnato all’ultimo minuto dell’ultima partita della solita estenuante stagione di Championship da 44 partite più 3 di playoff. A 19 anni, Jobe va al Dortmund non passando neanche per la Premier League. Un po’ come fece Verratti nel 2012 dal Pescara al PSG, o come ha fatto – per l’appunto – suo fratello Jude viaggiando dalla Championship alla Bundesliga. La cifra che il Dortmund ha versato al Sunderland è addirittura superiore a quella del fratello: 31 milioni di sterline più bonus. Bellingham Sr ha indossato la gloriosa maglia del Borussia Dortmund 132 volte con una Coppa di Germania vinta nel 2021 e un’incredibile beffa di un titolo sfuggito all’ultima giornata nel 2023, in una partita che Jude fu costretto a guardare dalla panchina per un infortunio al ginocchio di qualche settimana prima, lasciando un pizzico di senso di incompiutezza alla sua esperienza in giallo-nero, comunque ricca di soddisfazioni individuali come la nomina di miglior giocatore del campionato 2022/23 e – soprattutto – la chiamata del più grande club del mondo. Il giorno in cui Jude firma per il Real Madrid, esattamente due anni fa, il 14 giugno 2023, suo fratello Jobe è allo Stadium of Light per firmare il suo con il Sunderland. La sera festeggeranno insieme. Non sanno di aver piantato un seme indelebile nelle rispettive carriere. Se quella di Jude nutriva più di un’aspettativa, quella di Jobe presentava qualche interrogativo in più, non per forza rendendola però meno affascinante dell’altra. In base a quanto scritto, è insita e involontaria la tendenza al paragone ed è quanto mai difficile supportare la tesi iniziale, ossia il desiderio di identità di quelle due coppie di lettere centrali UD e OB. Eppure Bellingham JR, pur con le analogie sopra descritte, ha sempre messo in chiaro che l’evoluzione e relativa salvaguardia della sua identità non sarebbe mai stata negoziabile. Lo dimostra in primo luogo la scelta del nome sulla maglia. Che non è Bellingham, ma è JOBE. C’è chi sceglie di mettere il nome di battesimo per evitare incidenti diplomatici tra i genitori, chi lo fa per semplificare le cose . In questo caso è una dichiarazione di identità unica e indivisibile. Non sorprende e non è per nulla casuale la frase che Jobe pronuncia nel video di presentazione al Borussia Dortmund: "I'm not following in anyone's footsteps". Non so seguendo le orme di nessuno. Messaggio più chiaro non poteva esserci. Al di là della somiglianza e delle carriere che, allo stato attuale, sembrano in fotocopia, ci sono anche delle valutazioni di campo. In questo momento Jobe è a un livello inferiore rispetto a quello di Jude al momento del trasferimento al Dortmund. Ma questo non significa nulla. Ognuno ha i suoi tempi di evoluzione. Anche le caratteristiche differiscono in alcuni aspetti. Se Jude è più incursore e si esalta più si avvicina alla porta, Jobe è invece figlio della scuola inglese di box-to-box midfielder. Quindi più tuttocampista, più nevralgico nel mezzo del campo. Più attivo. Senza dimenticare che a volte allo Stadium of Light lo hanno anche visto attaccante. Ma erano momenti di emergenza. Sul fatto che però possa giocare in più ruoli ci sono pochi dubbi ed è stato spesso confermato dal suo allenatore Regis le Bris. È possibile che l’esempio del fratello maggiore possa essere per Jobe non tanto un’ossessione ma una motivazione ulteriore per raggiungere grandi traguardi. Se il destino gli dovesse riservare una prima chiamata in Nazionale dopo soli quattro mesi al Dortmund nessuno pensa che si rifiuterebbe. Anzi, farebbe i salti di gioia. Ma per Jobe è importante forgiare al meglio la sua mentalità. E le certezze si costruiscono solo facendo la corsa con sé stessi, lavorando su sé stessi. In psicologia è spesso appurato che fare paragoni con gli altri è nocivo e per nulla costruttivo. Questo si applica anche al calcio, un mondo che spesso consideriamo troppo lontano da quello in cui viviamo. Il trasferimento al Borussia Dortmund, peraltro il secondo più costoso della storia del club dopo Ousmane Dembélé, ha costretto Jobe Bellingham a salutare il ritiro della nazionale U21 impegnata agli Europei in Slovacchia. Ha raggiunto i suoi nuovi compagni negli States per la Coppa del Mondo per Club. E qui occhio all’incrocio che il destino potrebbe riservare. Il Dortmund è stato sorteggiato nel gruppo F con Fluminense, Ulsan HD e Mamelodi Sundowns. Il Real Madrid è invece nel gruppo H con Al-Hilal, Pachuca e Red Bull Salisburgo. Se entrambe dovessero vincere i loro gruppi e superare gli ottavi di finale, Jobe affronterà Jude ai quarti di finale. Quale scenario migliore per dichiarare la propria indipendenza dunque. Per dimostrare al mondo che sì, i percorsi sono stati molti simili. Che sì, è quasi inevitabile analizzare Jobe in relazione al fratello. Ma che Jobe Bellingham è qui per imporre il suo nome, la sua storia, la sua carriera. Affidandosi al campo che, come sempre, emetterà il verdetto definitivo eliminando ogni sovrastruttura e rivelando ogni cosa per quella che realmente è.

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My name is Jobe

Filippo Benincampi