In Giro per casa Cunego: il mio doping è solo il rock
CiclismoUna giornata con Damiano a poche ore dal via della corsa rosa. "Aspettatemi a Plan de Corones". In garage il poster di Jim Morrison e i dischi dei Doors. La profezia: "Il futuro del ciclismo è il Team Sky". GUARDA LA FOTOGALLERY ESCLUSIVA
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SFOGLIA L'ALBUM "A CASA DI..."
LE FOTO PIù BELLE DEI CAMPIONI DEL PEDALE
di Matteo Veronese
da Cerro Veronese (VR)
Il "Piccolo Principe" del ciclismo italiano, Damiano Cunego, apre le porte della sua casa di Cerro Veronese a SKY.it. In visita a un ciclista appassionato di rally, il nostro tour non può che cominciare dal garage, un museo dei suoi successi e dei suoi hobby. "E' anche un modo per non portarsi il lavoro dentro casa. Qua riesco a passare anche un paio di settimane tra una corsa e l’altra, un ottimo modo per ricaricare le batterie stando con la mia famiglia. Però non posso trascurare troppo gli allenamenti, che preferisco svolgere la mattina... un po' come i compiti: prima li fai, meno ci pensi!".
Il celeberrimo poster di Jim Morrison, quello che lo accompagnò per tutto il Giro 2004 e che appese in tutti gli alberghi, è a casa dei genitori della moglie Margherita, ma i cd impilati accanto allo stereo non lasciano dubbi sui gusti musicali. "Beh, i Doors vengono prima di tutti gli altri gruppi. Anni fa avevo in squadra Mazzoleni, appassionato come me, che mi aiutava ad attaccare e staccare i poster dalle stanze degli alberghi in cui ci trasferivamo da una tappa all'altra". Due vetrinette, di cui la figlia Ludovica custodisce il "lucchetto", racchiudono i tesori del Principe. Il trofeo più importante non c'è, è nascosto, ma Damiano mostra quello che più gli piace: “E' la coppa dell’Amstel 2008, una gran bella gara e una gran bella vittoria!". Tra i tanti trofei spunta anche la sua"compagna" da oltre 10 anni, la sua bicicletta. Inevitabile parlare del Giro che parte l'8 maggio da Amsterdam: "E' un Giro duro, soprattutto nell'ultima settimana. Mi incuriosisce la cronoscalata di Plan de Corones, una tappa anomala, breve ma durissima. Ogni tanto riguardo le foto scattate dal mio Fans Club per l'annuario del 2008 e le smorfie di fatica degli altri corridori quasi mi spaventano. Chissà che faccia avrò io nel prossimo numero!".
Sfogliando le foto notiamo che alcuni di quei corridori sono stati fermati per casi di doping: "E' brutto. 300 casi di doping in 10 anni è un dato che deve far pensare: non credo che il doping esista solo nel ciclismo, purtroppo però la nostra federazione è debole ed è facile per tanti venire a cercare gli scandali nel nostro sport. In altre discipline gli atleti sono più "protetti". Con questo non voglio dire che non ci siano problemi nel ciclismo, anzi. Dare una seconda chance poteva essere giusto qualche anno fa: oggi bisognerebbe tirare una linea netta ed essere meno tolleranti. Chi sgarra è fuori. Solo così si può fare una vera pulizia in questo sport, altrimenti ci sarà sempre chi ci cascherà".
Il rapporto con chi rientra in gruppo, in questi casi, com'è?
"Ci sono casi e casi: Ivan Basso è rientrato, non ha detto una parola e si è rimesso a lavorare faticando, e sta faticando davvero tanto a ritrovare la condizione. Altri, senza fare nomi, sono tornati e sono spavaldi tanto quanto prima".
C'è il rischio che il pubblico si disaffezioni al ciclismo?
"Non mi meraviglio che la vittoria di Vinokourov sia stata accolta con freddezza a Liegi: quelli che rientrano e vincono subito lasciano un po' perplessa la gente. Un altro caso è quello di Valverde: è incredibile che in Italia non possa correre e invece in Spagna ci sia un altro regolamento che gli permetta di gareggiare. Non c'è chiarezza, e questo caso penalizza tutto il panorama".
Cosa ne pensi delle nuove squadre che si sono affacciate nel ProTour?
"Dal 2005 in poi il ciclismo è molto cambiato, con l'arrivo di molte squadre straniere. Il Team Sky si è fatto notare già dalla prima corsa anche solo per il pullman. Bellissimo! So che i corridori lavorano con un gruppo formato dai migliori nel proprio campo: è importante avere figure come uno psicologo, un fisioterapista e soprattutto un cuoco. Non sembra, ma stando in giro all’estero per buona parte dell’anno non è che si mangi granché bene, e avere un cuoco che cucini una buona pasta vuol dire molto per la nostra forma fisica. Dovrebbero esserci più squadre con la mentalità del Team Sky, il futuro del ciclismo è lì".
Per i tuoi risultati e per la lotta al doping che porti avanti da anni, sei già stato candidato a vestire quella maglia.
"Mi sono sempre arrivate notizie... o per meglio dire voci da vie traverse. Nessuno ufficialmente ha avanzato proposte. Fino a fine anno starò qui, con i miei obiettivi: Giro, poi forse il Tour. Poi arriverà Cristian". Un altro Piccolo Principe?
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di Matteo Veronese
da Cerro Veronese (VR)
Il "Piccolo Principe" del ciclismo italiano, Damiano Cunego, apre le porte della sua casa di Cerro Veronese a SKY.it. In visita a un ciclista appassionato di rally, il nostro tour non può che cominciare dal garage, un museo dei suoi successi e dei suoi hobby. "E' anche un modo per non portarsi il lavoro dentro casa. Qua riesco a passare anche un paio di settimane tra una corsa e l’altra, un ottimo modo per ricaricare le batterie stando con la mia famiglia. Però non posso trascurare troppo gli allenamenti, che preferisco svolgere la mattina... un po' come i compiti: prima li fai, meno ci pensi!".
Il celeberrimo poster di Jim Morrison, quello che lo accompagnò per tutto il Giro 2004 e che appese in tutti gli alberghi, è a casa dei genitori della moglie Margherita, ma i cd impilati accanto allo stereo non lasciano dubbi sui gusti musicali. "Beh, i Doors vengono prima di tutti gli altri gruppi. Anni fa avevo in squadra Mazzoleni, appassionato come me, che mi aiutava ad attaccare e staccare i poster dalle stanze degli alberghi in cui ci trasferivamo da una tappa all'altra". Due vetrinette, di cui la figlia Ludovica custodisce il "lucchetto", racchiudono i tesori del Principe. Il trofeo più importante non c'è, è nascosto, ma Damiano mostra quello che più gli piace: “E' la coppa dell’Amstel 2008, una gran bella gara e una gran bella vittoria!". Tra i tanti trofei spunta anche la sua"compagna" da oltre 10 anni, la sua bicicletta. Inevitabile parlare del Giro che parte l'8 maggio da Amsterdam: "E' un Giro duro, soprattutto nell'ultima settimana. Mi incuriosisce la cronoscalata di Plan de Corones, una tappa anomala, breve ma durissima. Ogni tanto riguardo le foto scattate dal mio Fans Club per l'annuario del 2008 e le smorfie di fatica degli altri corridori quasi mi spaventano. Chissà che faccia avrò io nel prossimo numero!".
Sfogliando le foto notiamo che alcuni di quei corridori sono stati fermati per casi di doping: "E' brutto. 300 casi di doping in 10 anni è un dato che deve far pensare: non credo che il doping esista solo nel ciclismo, purtroppo però la nostra federazione è debole ed è facile per tanti venire a cercare gli scandali nel nostro sport. In altre discipline gli atleti sono più "protetti". Con questo non voglio dire che non ci siano problemi nel ciclismo, anzi. Dare una seconda chance poteva essere giusto qualche anno fa: oggi bisognerebbe tirare una linea netta ed essere meno tolleranti. Chi sgarra è fuori. Solo così si può fare una vera pulizia in questo sport, altrimenti ci sarà sempre chi ci cascherà".
Il rapporto con chi rientra in gruppo, in questi casi, com'è?
"Ci sono casi e casi: Ivan Basso è rientrato, non ha detto una parola e si è rimesso a lavorare faticando, e sta faticando davvero tanto a ritrovare la condizione. Altri, senza fare nomi, sono tornati e sono spavaldi tanto quanto prima".
C'è il rischio che il pubblico si disaffezioni al ciclismo?
"Non mi meraviglio che la vittoria di Vinokourov sia stata accolta con freddezza a Liegi: quelli che rientrano e vincono subito lasciano un po' perplessa la gente. Un altro caso è quello di Valverde: è incredibile che in Italia non possa correre e invece in Spagna ci sia un altro regolamento che gli permetta di gareggiare. Non c'è chiarezza, e questo caso penalizza tutto il panorama".
Cosa ne pensi delle nuove squadre che si sono affacciate nel ProTour?
"Dal 2005 in poi il ciclismo è molto cambiato, con l'arrivo di molte squadre straniere. Il Team Sky si è fatto notare già dalla prima corsa anche solo per il pullman. Bellissimo! So che i corridori lavorano con un gruppo formato dai migliori nel proprio campo: è importante avere figure come uno psicologo, un fisioterapista e soprattutto un cuoco. Non sembra, ma stando in giro all’estero per buona parte dell’anno non è che si mangi granché bene, e avere un cuoco che cucini una buona pasta vuol dire molto per la nostra forma fisica. Dovrebbero esserci più squadre con la mentalità del Team Sky, il futuro del ciclismo è lì".
Per i tuoi risultati e per la lotta al doping che porti avanti da anni, sei già stato candidato a vestire quella maglia.
"Mi sono sempre arrivate notizie... o per meglio dire voci da vie traverse. Nessuno ufficialmente ha avanzato proposte. Fino a fine anno starò qui, con i miei obiettivi: Giro, poi forse il Tour. Poi arriverà Cristian". Un altro Piccolo Principe?