Di Rocco: Torri sbaglia. McQuaid: parole infamanti

Ciclismo
Il doping di terza generazione, il famigerato Epo
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Il presidente della Federciclismo si dice sorpreso dall'affermazione del capo della procura antidoping: "Mi meraviglia, stiamo facendo grandi passi avanti". Durissima la replica del presidente dell'Uci: "E’ un'accusa grave, una posizione irresponsabile"

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L'uscita di Ettore Torri
"mi meraviglia, specie per la posizione in cui si trova e con tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. Forse davanti a lui sono passati solo atleti positivi e ha generalizzato". A Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, le parole del capo della procura antidoping del Coni, secondo il quale tutti i corridori ricorrono a sostanze proibite, non sono piaciute.

"Proprio con Torri stavamo facendo passi avanti, specie nel mondo dei giovani - continua Di Rocco a Sky Sport - Il problema c'è ma il ciclismo lo sta affrontando ad ampio raggio, siamo stati i primi a mettere in campo il passaporto biologico, abbiamo squalificato atleti importanti. Mi meraviglia anche il momento visto che pochi giorni fa il presidente dell'Uci (McQuaid, ndr) ha fatto i complimenti all'Italia per la politica sportiva contro il doping. Torri conosce benissimo quello che abbiamo fatto e il ciclismo, anzichè essere sostenuto in questa battaglia, viene demonizzato: è un controsenso". E sul caso Contador meglio non sbilanciarsi. "Io ho una brutta opinione di quello che sta facendo, anzi, che non sta facendo la Spagna contro il doping - commenta - Da qui a dire che Contador sia positivo ne corre, meglio aspettare la risposta scientifica, ma Francia e Italia hanno dato una risposta fortissima a questo fenomeno, mi piacerebbe che anche la Spagna, che è un modello d'avanguardia nello sport, desse una risposta immediata".

"Era un'uscita solo paradossale" - Intanto, il Presidente del Coni, Gianni Petrucci, e il Segretario Generale, Raffaele Pagnozzi, hanno incontrato questa mattina Ettore Torri. Nel corso dell'incontro, Torri ha spiegato che la trasposizione letterale del concetto di liberalizzazione, maturata attraverso sintesi giornalistiche, non andava interpretata come un'apertura verso una "depenalizzazione" del reato, ma solo come lo sfogo, espresso in modo forse paradossale, di una persona che da anni lotta contro il problema.

Torri ha altresì confermato al Coni che l'impegno personale e l'opera meritoria del suo Ufficio continueranno ai massimi livelli, in collaborazione con le varie Procure della Repubblica che attualmente si occupano con importanti risultati della lotta ad un fenomeno dilagante che, come è noto, in Italia è considerato anche reato penale.

Il Coni, nel ribadire l'autonomia degli organi di giustizia delle proprie strutture, prende atto dei chiarimenti del Procuratore Torri, ricordando i suoi indiscussi meriti nella lotta al doping, anche recentemente riconosciuti a livello internazionale, ma comprendendo nello stesso tempo quanti possano essersi ingiustamente sentiti coinvolti dal senso di alcune dichiarazioni.

Uci contro Torri - Un'accusa "grave" e "infamante", una posizione "irresponsabile", non solo ma anche "del tutto priva di qualsiasi riscontro oggettivo su tutta una categoria di atleti". Dopo la federazione italiana anche l'Unione ciclistica internazionale interviene e con durezza stigmatizzando le parole del procuratore antidoping del Coni Ettore Torri e spiegando che non ha riscontri e così facendo nega attendibilità test. "Nel momento in cui il ciclismo sta pagando un prezzo estremamente elevato al suo impegno determinato e costante nella lotta contro il doping", le parole di Torri non possono non suscitare - afferma il presidente dell'Uci Pat McQuaid - "una reazione di delusione e di profondo sconcerto in tutti coloro che praticano e che amano questo sport".