Bugno il patriota: io e quella Milano-Sanremo del 17 marzo

Ciclismo
Gianni Bugno passa per primo con la maglia azzurra sul traguardo ai Mondiali di Stoccarda nel '91
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L'INTERVISTA. Sabato la Classicissima d'apertura. Il due volte campione del mondo, oggi a capo dell'Associazione internazionale dei corridori, trionfò in Riviera proprio nell'anniversario dell'Unità d'Italia. "Fu il mio primo, grande successo". LE FOTO

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di Alfredo Corallo

Era il 1990, ma sempre un 17 marzo, sulla Milano-Sanremo soffiava un vento pazzesco. L'Italia sportiva, che di lì a poco avrebbe ospitato i campionati del mondo di calcio, quel pomeriggio era rimasta incollata alla tivù, incuriosita da un giovane ciclista monzese, già conosciuto dagli addetti ai lavori (tappa vinta al Tour de France a Limoges nell'88, e una al Giro, a Prato, l'anno dopo), ma a caccia della definitiva consacrazione. E Gianni Bugno non deluse: salutò tutti sulla salita della Cipressa e s'involò solitario verso via Roma aggiundicandosi la Classicissima, di cui detiene ancora il record di media oraria  (45,806 kmh). A giugno si prenderà anche il Giro, vestendo la maglia rosa dalla prima all'ultima tappa, come solo Girardengo, Binda e Merckx erano stati capaci di fare. Il mitico Alfredo Martini (7 ori da ct della Nazionale) lo definirà "il corridore più completo negli ultimi 30 anni". 

Bugno, oggi si festeggia il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, con le sue vittorie, soprattutto la doppietta mondiale '91-'92, è stato uno degli sportivi che ha contribuito a risvegliare il sentimento di orgoglio nazionale nella storia di questo paese. Si è un po' perso quello spirito?
"Rappresentare la tua nazione deve essere sempre motivo di grande onore, sventolare il tricolore sia a Stoccarda che a Benidorm è stata una gioia e una soddisfazione immensa, e credo che anche oggi gli atleti debbano mantenere questo sano coinvolgimento patriottico" 

Il 17 marzo, peraltro, è una data molto importante per lei, esattamente 21 anni fa vinceva la Milano-Sanremo, il primo, grande  successo della sua carriera. Sulla salita della Cipressa fece il vuoto, fu un'azione memorabile.
"Non ricordavo che fosse il 17 marzo, ma per me fu sicuramente un giorno fortunato, in un certo senso lo spartiacque della mia storia professionale. Da quel momento presi maggiore fiducia nei miei mezzi. Approfittai del vento, fortissimo, che spezzò il gruppo in due tronconi: i favoriti si ritrovarono senza gregari e colsi l'attimo per scappare".   

Quel pomeriggio non era certo Bugno il favorito, i bookmaker puntavano molto sul "professor" Fignon, un po' come sarà sabato per Gilbert.
"La bellezza della Sanremo è la sua imprevedibilità. Non era certo la mia corsa, ma è così lunga (298 km ndr) che può succedere di tutto. Nel 1982, ricordo, vinse un perfetto sconosciuto, il francese Gomez, completamente snobbato dal gruppo. Gilbert è il più forte, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Freire c'è sempre, e non scordiamoci Pippo Pozzato". 

Da domenica l'attenzione si sposterà inevitabilmente sul prossimo Giro d'Italia, c'è grande attesa per il duello annunciato Nibali-Contador. Sarà veramente un volata a due tra il siciliano e lo spagnolo?
"Penso proprio di sì. Il valore di Contador è indiscutibile, e Vincenzo è cresciuto tantissimo nell'ultimo anno, specialmente dopo il trionfo alla Vuelta. Ha tutte le carte per giocarsela fino in fondo".

Oggi Gianni Bugno, oltre a pilotare l'elicottero di ripresa Rai ("forse pioverà sabato pomeriggio") è il presidente dell'Associazione internazionale corridori, in prima linea nella lotta contro il doping.
"E' un male gravissimo, che va combattuto a tutti i livelli, ma dai vertici deve arrivare un'informazione vera e pulita, altrimenti non può esserci prevenzione".

Vedi il caso Pelizotti. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna lo ha squalificato per due anni: era stato fermato lo scorso maggio per valori anomali nel passaporto biologico e poi assolto dal tribunale nazionale antidoping.
"E' un'assurdità, il passaporto biologico va assolutamente perfezionato, per stroncare una carriera ci vogliono prove concrete".

A tenere banco in questi giorni anche il "caso radioline": il 26 marzo è previsto un clamoroso sciopero dei corridori per protestare contro il divieto d'uso degli auricolari deciso dall'Unione ciclistica internazionale.
"L'Uci ha stabilito che non sarà più possibile collegarsi con le ammiraglie, fatta eccezione per i grandi giri e le principali classiche, come la Milano-Sanremo. Io ho la delega di oltre 400 atleti e mi sento in dovere di proporre una misura così dura. Vogliamo fare la fine dell'Argentina, dove ne succedono ogni giorno di tutti i colori perché i ciclisti non sono avvertiti per tempo dei problemi che possono sorgere sulla strada?".