Cipollini e il Tour: storie di vittorie e "bischerate"

Ciclismo
L'ex ciclista toscano ha vinto 12 tappe nella Grande Boucle (Getty)
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L'INTERVISTA. Il Re Leone della Grande Boucle (12 tappe vinte e maglia gialla in sei occasioni, ma altrettante delusioni, escluso tre volte) ci dà il suo podio per l'edizione 2011, che partirà il 2 luglio: "Contador-Schleck-Evans"


di Alfredo Corallo

"Mario, suvvia, gli è che so' grulli...". Quando i francesi decisero di escludere dal Tour il campione del mondo Cipollini per la terza edizione consecutiva, nei bar di Lucca, quel maggio del 2003, dare del "bischero" all'allora boss Leblanc era quasi un complimento. Il Re Leone c'aveva vinto dodici volte, record per un italiano (da condividere con Gino Bartali) vestendo la maglia gialla in sei occasioni. Nel '99 passò per primo al traguardo in quattro volate di seguito (Blois, Amiens, Maubeuge e Thionville) sfiorando il primato assoluto del lussemburghese François Faber che nel 1909 volò a cinque.

Ma il curriculum - e la maglia iridata - non erano sufficienti per monsieur Leblanc, che non gli perdonava di essersi sempre fermato ai piedi delle montagne, non arrivando mai a Parigi (la scusa ufficiale fu "l'impossibilità di iscrivere un'altra squadra, la 23esima, per questioni di sicurezza", ma non ci credevano neppure loro). Non bastarono nemmeno le continue rassicurazioni di SuperMario a onorare il centenario, non ci fu verso. Il toscano non poté che prenderla con filosofia: "Che vuoi aspettarti da gente che non c'ha neanche il bidet...".

Cipollini, quella battuta rimarrà nella letteratura dell'amore-odio con i transalpini.
"Ero molto arrabbiato, oltre che dispiaciuto, quell'anno avevo finalmente le motivazioni psicologiche giuste per finire la corsa, la maglia di campione del mondo era una responsabilità e uno stimolo fortissimo. Peccato, avevamo un team molto valido".

Non ci fu proprio modo di convincere Leblanc.
"Negli ultimi tre anni avevo vinto 14 tappe al Giro d'Italia, una Gand Welgem, una Milano-Sanremo e il Mondiale di Zolder. E nonostante questi risultati trovava sempre qualcosa che non andasse, tanto che lo criticarono i suoi stessi compatrioti (è tutto dire, ndr). Evidentemente non gli stavo parecchio simpatico...".

La Grande Boucle prenderà il via sabato 2 luglio, su Contador - il favorito alla vittoria finale - pesa sempre il verdetto del Tas sulla positività al clenbuterolo. Lo spagnolo correrà sub-judice.
"Per come ha stravinto il Giro mi è sembrato che non fosse molto distratto dall'attesa per la sentenza di Losanna. La sua forza sta proprio nella lucidità e nella capacità di restare sempre concentrato. Il Tour può perderlo solo lui".

Gli altri dovranno accontentarsi delle briciole, insomma.
"Ritengo che l'unico che possa impensierire il madrileno è il più giovane dei fratelli Schleck, Andy. Ma la lotta più divertente sarà quella per il terzo posto".

Chi la spunterà per il gradino più basso del podio?
"Dico Evans, ma non sottovaluterei Sanchez. E Wiggins, il leader del team Sky, non ha corso il Giro per prepararsi al Tour e si farà rispettare. Poi la solita sorpresa, magari un giovane".

E il nostro Ivan Basso?
"Spero di sbagliarmi, e so che sta lavorando duro, ma quella caduta di maggio sull'Etna ho l'impressione che lo condizionerà in Francia. Ripeto: mi auguro di non prenderci, perché se sta bene può diventare un problema per Contador".

Il Cipollini del decennio sarà certamente Cavendish, ma (il 37enne) Petacchi qualche cartuccia da sparare ce l'ha ancora...
"E' indubbio che l'inglese sia il più forte in volata, ma io punto sempre su Ale: vincerà almeno una tappa, ne sono certo. Non deve sentirsi vecchio, non mi ci sento io...".