Milano-Sanremo, Capello vs Merckx. "Nibali? No, Cavendish"
CiclismoAbbiamo incontrato l'ex ct della nazionale inglese e il "Cannibale" del ciclismo per un pronostico sulla "Classicissima". Il tecnico friulano spera nel "made in Italy", il belga punta tutto sullo sprinter del Team Sky. LE FOTO DELLA LEGGENDA
Guida tv: così la Milano-Sanremo su Sky
di Alfredo Corallo e
Matteo Veronese
E' primavera. Sul Poggio, davanti a tutti, c'è Eddy Merckx. E sai che novità. La Milano-Sanremo del 1972 è di nuovo sua. Per la quinta volta (la prima nel '66, Gianni Motta, quello bello come il sole, sempre il primo dei "mortali"). Un paio di mesi e Fabio Capello farà il suo esordio in Nazionale. Contro il Belgio del Cannibale, naturalmente. E' stato divertente vederli, a distanza di 40 anni, l'uno accanto all'altro, a parlare della "Classicissima". Il belga, convinto: "Sabato vince Cavendish". Il friulano: "Macché, Nibali". E vai di brindisi al prosecco.
Rimpatriata - E' stata la giornata (milanese) di Merckx. Entrato, di diritto, nella "Hall of fame" della Gazzetta, con gli amici di sempre: Alfredo Martini, Fiorenzo Magni, Italo Zilioli, Gianni Motta, l'erede Molteni, suo sponsor storico, insieme al direttore della "rosea" Andrea Monti, che ha bardato a festa la sala "Indro Montanelli" apposta per lui. "Un grande onore - dirà la Leggenda - ma, d'altronde, l'Italia per me rappresenta una seconda patria, il mio successo è partito da qui".
Scorrono i filmati di imprese epiche, c'è la scalata alle Tre cime di Lavaredo al Giro del 1968, sottolineata dal rock dei Doors e degli Stones, ed è lui il primo a commuoversi. Scherza Motta: "Basta chiamarlo campione per farlo arrossire". Magni, che lo ha portato in Italia: "Il mio figlioccio, ma ancora mi deve spiegare come ha fatto a vincere sette volte la Sanremo...". Lo spiega sempre Motta: "Era anche generoso, ma quando gli chiesi di farmi vincere, a casa mia, a Cassano D'Adda, che ero appena uscito dall'ospedale, mi disse di no. Quel soprannome non era un caso...". Egoista, da mandare un intero gruppo al manicomio.
Merckx...e Messi - A Villa Necchi Campiglio il vernissage, prima della cena di beneficenza per gli alluvionati liguri delle Cinque terre. A sorpresa ecco Capello, che riusciamo ad avvicinare. "Merckx? Il Messi del ciclismo - il paragone dell'ex ct della nazionale inglese - tifavo per gli italiani, eravamo tutti per Gimondi, ma di fronte ad un campione così c'era soltanto da inchinarsi. Le emozioni che mi ha regalato Pantani, però, restano uniche". E scopriamo che "Don Fabio" sgambetta anche in bici. "Con la mountain bike, quando posso". Non sia mai che si parlasse di pallone. "Chi alleno l'anno prossimo? Ma non era la serata di Eddy...".
Consigli da un esperto - "The cannibal" ci concede le ultime battute, smessa la giacca marrò di renna del pomeriggio e passato alla cravatta di ordinanza, moglie al seguito. "Contador? Ripartirà vincendo la Vuelta. Gilbert? Lo giustifico, e non perché è un mio connazionale. Una bronchite, seppur leggera, può condizionarti, ma si rifarà nelle classiche del nord. Sarà la giornata di Cavendish? Se l'attaccano sulla Cipressa, o dovessero sfinirlo sul Poggio, ma anche in discesa, ovunque, come avrei fatto io, no". Insomma, una passeggiata, per lui, di soli 298 chilometri.
NEWS: Tutti gli articoli sul Tour 2011 - Tutti gli articoli sul Giro 2011
di Alfredo Corallo e
Matteo Veronese
E' primavera. Sul Poggio, davanti a tutti, c'è Eddy Merckx. E sai che novità. La Milano-Sanremo del 1972 è di nuovo sua. Per la quinta volta (la prima nel '66, Gianni Motta, quello bello come il sole, sempre il primo dei "mortali"). Un paio di mesi e Fabio Capello farà il suo esordio in Nazionale. Contro il Belgio del Cannibale, naturalmente. E' stato divertente vederli, a distanza di 40 anni, l'uno accanto all'altro, a parlare della "Classicissima". Il belga, convinto: "Sabato vince Cavendish". Il friulano: "Macché, Nibali". E vai di brindisi al prosecco.
Rimpatriata - E' stata la giornata (milanese) di Merckx. Entrato, di diritto, nella "Hall of fame" della Gazzetta, con gli amici di sempre: Alfredo Martini, Fiorenzo Magni, Italo Zilioli, Gianni Motta, l'erede Molteni, suo sponsor storico, insieme al direttore della "rosea" Andrea Monti, che ha bardato a festa la sala "Indro Montanelli" apposta per lui. "Un grande onore - dirà la Leggenda - ma, d'altronde, l'Italia per me rappresenta una seconda patria, il mio successo è partito da qui".
Scorrono i filmati di imprese epiche, c'è la scalata alle Tre cime di Lavaredo al Giro del 1968, sottolineata dal rock dei Doors e degli Stones, ed è lui il primo a commuoversi. Scherza Motta: "Basta chiamarlo campione per farlo arrossire". Magni, che lo ha portato in Italia: "Il mio figlioccio, ma ancora mi deve spiegare come ha fatto a vincere sette volte la Sanremo...". Lo spiega sempre Motta: "Era anche generoso, ma quando gli chiesi di farmi vincere, a casa mia, a Cassano D'Adda, che ero appena uscito dall'ospedale, mi disse di no. Quel soprannome non era un caso...". Egoista, da mandare un intero gruppo al manicomio.
Merckx...e Messi - A Villa Necchi Campiglio il vernissage, prima della cena di beneficenza per gli alluvionati liguri delle Cinque terre. A sorpresa ecco Capello, che riusciamo ad avvicinare. "Merckx? Il Messi del ciclismo - il paragone dell'ex ct della nazionale inglese - tifavo per gli italiani, eravamo tutti per Gimondi, ma di fronte ad un campione così c'era soltanto da inchinarsi. Le emozioni che mi ha regalato Pantani, però, restano uniche". E scopriamo che "Don Fabio" sgambetta anche in bici. "Con la mountain bike, quando posso". Non sia mai che si parlasse di pallone. "Chi alleno l'anno prossimo? Ma non era la serata di Eddy...".
Consigli da un esperto - "The cannibal" ci concede le ultime battute, smessa la giacca marrò di renna del pomeriggio e passato alla cravatta di ordinanza, moglie al seguito. "Contador? Ripartirà vincendo la Vuelta. Gilbert? Lo giustifico, e non perché è un mio connazionale. Una bronchite, seppur leggera, può condizionarti, ma si rifarà nelle classiche del nord. Sarà la giornata di Cavendish? Se l'attaccano sulla Cipressa, o dovessero sfinirlo sul Poggio, ma anche in discesa, ovunque, come avrei fatto io, no". Insomma, una passeggiata, per lui, di soli 298 chilometri.
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