A Venezia la bugia di Armstrong: "Ecco le mie verità"

Ciclismo
Lance Armstrong come appare in un fotogramma del film fuoric concorso a Venezia
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In The Armstrong Lie, film fuori concorso al Festival del Cinema, il ciclista texano riporta la sua versione dei fatti. Non smentisce, ma rivendica alcuni suoi successi. Per i quali giura di non essersi dopato

"Non ho vissuto in un sacco di bugie. Ma ne ho vissuto solo una, grande". Lance Armstrong ci riprova. Torna davanti alle telecamere, dopo la confessione con tanto di lacrime a Oprah Winfrey, per raccontare la sua verità. Non per smentire i fatti ormai accertati sull'assunzione di sostanze dopanti, ma cerca di portare in superficie quelle poche verità coperte da una lista infinita di menzogne. Lo fa davanti alla telecamera del regista russo Alex Gibney nel documentario "The Armstrong Lie", film fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia.

Il progetto era stato pensato nel 2009. Doveva celebrare il ritorno alle corse del ciclista texano dopo la malattia. Nelle intenzioni di Gibney, vincitore del premio Oscar nel 2008 per il documentario "Taxi to the dark side", sarebbe dovuto essere "un film su un uomo che aveva sconfitto la morte, vinto sette Tour de France e una figura esemplare che aveva raccolto 300 milioni di dollari per aiutare la ricerca contro il cancro". Invece le accuse che poi trovarono certezza e la confessione di Armstrong nel salotto di Oprah Winfrey fecero naufragare il progetto, perchè quello non era più l'uomo che l'America aveva ammirato.

Dopo la confessione, il regista russo incontrò di nuovo Armstrong. Lo trovò "per la prima volta rimesso e vulnerabile". Quella chiacchierata registrata di cinque ore è diventata "The Armstrong Lie", un documentario in cui un Armstrong ormai arreso rivendica per sè una sola vittoria: "Nel 2009 sul Mont Ventoux non mi dopai, ero pulito".