Pantani, nuova perizia: dubbi, ipotesi e due punti-chiave

Ciclismo

Dario Nicolini

Marco Pantani, il 16 luglio 2000, durante la 15.a tappa del Tour de France (Foto Getty)

Il laboratorio Forensics contraddice il perito scelto dalla Procura di Rimini per esaminare il corpo e la stanza dove è morto Marco: per le mani senza tracce evidenti di sangue e perché non avrebbe ingerito la pallina di coca trovatagli accanto

C’è una nuova perizia sul caso Pantani. Fatta da chi ne ha oltre 900 alle spalle, richieste dalla magistratura e sui principali casi di omicidio in Italia: da Yara Gambirasio a Desirèe Piovanelli. Perizia, quella del laboratorio bresciano Forensics, che contraddice quanto sostenuto dal professor Tagliaro, il perito scelto dalla Procura di Rimini per esaminare di nuovo il corpo di Marco e la stanza nella quale è morto. La contraddice su due punti-chiave.

Il primo: la pallina di mollica e cocaina trovata di fianco al corpo di Marco. Non riporta evidenti tracce di sangue, è bianca al 97%, e quindi non può quindi essere stata ingerita da Marco. E il secondo punto, ancora più importante: le mani di Marco. Sono bianche. Non riportano tracce – se non minime - di sangue. Eppure – secondo la nuova perizia – il corpo di Pantani ha assunto due posizioni: una dopo il crollo a terra, l’altra – circa 20-25 centimetri più spostato – nella posizione in cui è stato rinvenuto il cadavere. Secondo i periti bresciani è quasi impossibile che Marco abbia provato a rialzarsi dopo la prima caduta senza essersi sporcato le mani del sangue già presente a terra in conseguenza della stessa, ma di sangue sulle sue mani di Pantani non ce n'é.

Da qui la loro deduzione, è cioè che qualcuno, al massimo nelle tre-quattro ore successive alla sua morte, lo abbia alzato e spostato. Per questo Marco avrebbe una grossa macchia di sangue sull’avambraccio destro. Una macchia a stampo, come si dice in gergo. Da colpo, senza segni di trascinamento insomma, che invece ci sarebbero secondo il professor Tagliaro. E a spostare il corpo in questo caso non potrebbero essere stati i medici del 118, visto che sono intervenuti dopo oltre 10 ore dal decesso. Ma un altro soggetto, che però secondo le indagini non poteva trovarsi lì, e in quel momento. Insomma, nuovi dubbi e ipotesi al vaglio degli inquirenti della Procura di Rimini, indirizzata invece verso l’archiviazione della nuova inchiesta per l’ipotesi di omicidio dopo la consegna della relazione finale di Tagliaro, prevista per marzo.