Tour, sul pavè si scatena Nibali ma trionfa Tony Martin

Ciclismo
Tra ali di folla la quarta tappa del Tour ha corso sul pavè
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Il tedesco (nuova maglia gialla) vince la quarta tappa che, dopo la catastrofica caduta di lunedì, viaggiava sul pavè giungendo in Francia (a Cambrai) dal Belgio (Seraing) dopo 223,5 km. Squalo protagonista

La quarta tappa, dopo la catastrofica caduta di lunedì a 58 km da Huy, viaggiava sul mitico pavè (sette settori) delle Classiche giungendo finalmente in Francia (a Cambrai) dal Belgio (Seraing) dopo 223,5 durissimi km. E si è letteralmente scatenato Vincenzo Nibali. Ma a vincere è il possente tedesco Tony Martin, fuggito in attacco a tre km dal traguardo. Che veste anche la maglia gialla da leader della corsa, strappandola a Chris Froome. Martin si è imposto in solitaria, precedendo il connazionale John Degenkolb  (Giant-Alpecin) e lo slovacco Peter Sagan (Tinkoff-Saxo) di 1". Nella  classifica generale ora Martin conduce con 12" sul britannico Chris Froome (Sky). Mercoledì la quinta frazione da Arras ad Amiens Metropole di 189,5 km.


Una delle immagini più significative della tappa la regala Chris Froome che, a 4 chilometri dal traguardo di Cambrai, sfodera e addenta un panino. E' l'emblema del rilassamento dopo lo scampato pericolo del britannico di origine keniana, che temeva moltissimo la frazione odierna. I timori del capitano del Team Sky, partito in maglia gialla e poi costretto a cedere lo scettro del comando a Tony Martin, il cronoman tedesco che lunedì l'aveva perso per un solo secondo, erano condivisi anche da Nairo Quintana e Alberto Contador. Non da Vincenzo Nibali. Lo Squalo, proprio in una tappa sul pavè, l'anno scorso aveva fatto danni grossi, ponendo le basi per il successo a Parigi. Quest'anno sono mancati la pioggia di un anno fa e il fango, che avevano lanciato il messinese verso un'impresa chissà quanto replicabile.


Non sono così bastati 13.300 metri di pavè e i continui assalti alla concorrenza, a Nibali, per fare sfracelli; non è un caso che, alla fine della tappa, gli sia stato assegnato il premio combattività. Nibalì (con l'accento sulla i, come lo chiamano i francesi) ha attaccato fin dal primo tratto in pavè, ha sperato nella pioggia, ma si è trovato solo in mezzo alla polvere, a spingere a tutta nel tentativo di staccare Froome (che lo sopravanza di 1'38"), Quintana (sotto di 18") e Contador (davanti di 1'02"). Per un attimo il britannico ha dato l'impressione di perdere la ruota del siciliano, ma è stata un'illusione. Nibali ha avuto il coltello dalla parte del manico, ha aggredito gli avversari, ma non ha provocato i danni che auspicava. Lui e l'Astana, alla luce dei distacchi rimediati nelle prime tre tappe di questo Tour, adesso, devono rivedere i piani d'azione, rimodulare le strategie. Nemmeno l'apporto di Fuglsang, poi di Boom, quindi di Stybar e Vanmarcke lo hanno trascinato alla fughetta vincente. Ha rischiato, Nibali, digrignato i denti, ma alla fine non è riuscito a prendere neppure un secondo ai rivali, rischiando addirittura di farsi sorpredere dallo stesso Froome...