Giro delle Fiandre, il 'Re' Pogacar stavolta ha sudato. Ma resta il più forte

Ci sarà un motivo se il Giro delle Fiandre è considerato da molti ‘L’università del ciclismo’. E ci sarà un motivo se esistono le pur grandi corse e poi ci sono le cinque Monumento. Il podio parla tutto iridato: primo Tadej Pogačar, campione del mondo in carica, secondo Mads Pedersen che quella maglia l’ha vinta a Harrogate 2019, terzo Mathieu van der Poel che il Mondiale se lo è intestato nel 2023 a Glasgow. A leggere l’ordine d’arrivo, senza aver visto la corsa, uno pensa alla solita fuga da lontano di ‘Re’ Tadej, sarà partito al secondo passaggio sull’Oude Kwaremont e chi si è visto si è visto. E invece no. E non è solo merito di Mathieu van der Poel, che i pronostici davano come l’unico in grado di competere con sua maestà da Komenda, Slovenia. Diamo un dato per capire di che gara stiamo parlando: la media oraria finale è stata di 44,99 km/h, nuovo record di sempre al Fiandre, contro il precedente di 44,48 km/h di van der Poel lo scorso anno. Per dirla come la diremmo al bar, con il solito camparino post-uscita con gli amici sui pedali, hanno menato come dei fabbri. Pronti-via, non c’è stata tregua. Prima la fuga di giornata con l’ottimo Alessandro Romele, 21enne della Astana, nel gruppetto dei battistrada. Poi, via via ogni squadra ha attuato la propria strategia e molte coincidevano per un semplice fattore: farla sudare alla UAE Emirates XRG di Pogačar, rendergli la vita più difficile possibile. E allora, quando iniziano i muri e il pavé, e gli otto attaccanti di giornata stanno per essere ripresi, ecco un altro attacco. Due quartetti tra cui Matteo Trentin, Davide Ballerini e soprattutto Filippo Ganna. Il campione d’Italia a cronometro sa di avere un handicap sugli strappi pietrosi del nord, ha una quindicina di chili in più rispetto agli altri big da portarsi sulle spalle, e quindi gioca d’anticipo. Nell’attacco ci sono corridori di Ineos Grenadiers, Visma-Lease a bike, Lidl-Trek e Alpecin-Deceuninck, le principali minacce per Pogačar. Battaglia vera E infatti sono azioni che mettono a dura prova la UAE Emirates XRG che a quel punto deve lavorare da sola per chiudere. Non è quindi l’ennesima corsa in cui Tadej indica il ritmo da tenere ai suoi, lo rende infernale per poi salutare tutti. Questa volta è lui che deve sudare e rintuzzare attacchi da parte di tutti. Finalmente non si avverte rassegnazione preventiva nei confronti dello sloveno. C’è aria di battaglia, quella vera, di tattica e di strategia, tutti condimenti che chilometro dopo chilometro rendono la corsa sempre più entusiasmante. E che, per inciso, ci fanno anche rendere orgogliosi dei nostri in fuga: Ganna, Trentin e Ballerini hanno reso onore alla corsa come e più che potevano, e hanno contribuito a fare sì che il Fiandre 2025 sia stato una sinfonia e non uno scontato monologo. Secondo passaggio sull’Oude Kwaremont ed è chiaro che Pogačar deve fare la corsa da solo, senza più la squadra e senza il solito, inesorabile, spartito. Iniziano le serie di sparate dello sloveno, alla fine saranno otto, con lui restano l’amico-rivale van der Poel, Wout Van Aert e Matteo Jorgenson, compagni nella Visma-Lease a bike, Mads Pedersen e l’ottimo Jasper Stuyven della Lidl-Trek. Pogačar accelera e gli altri gli stanno dietro, van der Poel vorrebbe fuggire via con lui ma si ritrovano a ruota i due Visma-Lease a bike. Obiettivo: riprendere i fuggitivi. L’unico con cui Pogacar ‘può’ parlare è proprio l’amico-rivale van der Poel: i due, ai -52 km, parlottano amabilmente, avvertono come lesa maestà quel restare ‘aggrappati’ alla corsa da parte degli altri quando sono loro due i cavalieri che dovrebbero sfidarsi a duello nel finale; e probabilmente infastiditi dall’atteggiamento dei due Visma, in particolare Van Aert, che non collaborano. Ma ‘À la guerre comme à la guerre’, i calabroni hanno fatto la propria corsa, come tutti. È il ciclismo, bellezza. La legge di Pogačar poi però scatta inesorabilmente, i contropiedisti vengono ripresi. A quel punto la corsa si decide sull’ultimo passaggio del Vecchio Kwaremont. Una ventina di chilometri all’arrivo, Van Aert prova a giocare d’anticipo. Ma la legge è dura e la tagliola scatta inevitabilmente: quando parte, ai -18 km, lo strappo di Pogačar è imprendibile. Un attacco che costringe alla resa preventiva gli avversari, che a quel punto sanno di potersi giocare solo le piazze d’onore. È solo là, solo adesso, che il copione torna quello solito. ‘Taddeo’ da Komenda che comanda, da solo, sempre con quel sorriso a metà tra lo spensierato e il ghigno di sfida, contro tutti, contro sé stesso, contro la Storia. Però gliel’hanno fatta sudare stavolta, finalmente. A maggior ragione, dopo una corsa così combattuta, così spettacolare e senza mai un attimo di respiro, possiamo e dobbiamo inchinarci al più forte di tutti. Pedersen regola van der Poel nello sprint per il secondo posto . Per Van Aert, che per un attimo ha illuso anche stavolta, un quarto posto che sa di ennesimo piazzamento, della solita e ripetuta prova generosa senza podio. Un Paperino che si ritrova sempre non uno ma due, tre Gastoni davanti a lui. Ganna vince la volatina degli altri inseguitori, ma il suo ottavo posto non sa di ‘bravo lo stesso’, è invece un segnale molto incoraggiante. Perché domenica 13 aprile si correrà la Roubaix e là, nella Regina delle classiche, non ci sono pendenze tali da fargli saltare le gambe. E Pippo è davvero in uno stato di forma che autorizza alla fiducia. Il Fiandre 2025 ha dimostrato che attaccando, provando strategie, facendo più corse nella corsa, si può far sudare anche il Re. Anche se poi il Re trionfa comunque. E se trionfa anche così, vuol dire che è davvero il più forte. Allacciate le cinture, se Sanremo e Fiandre sono state meravigliose, possiamo aspettarci fuoco e fiamme ancora maggiori alla Roubaix. Che si chiama ‘Inferno del Nord’ non a caso. Buon divertimento.

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