Un mostruoso Evenepoel e il compleanno amaro di Pogacar

"Un cavallo tende il collo verso il prato Resta fermo come me Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito Respiro la nebbia, penso a te" Forse sono solo 'Impressioni di settembre', anche se il Ruanda non è la campagna di inizio autunno immaginata dalla PFM nel lontano 1972. Quell’immagine, un cavallo in fuga, però rende l’idea di quanto successo nella cronometro mondiale di Kigali. Un compleanno peggiore Tadej Pogačar non poteva immaginarlo. Ai -2,1km dal traguardo lo sloveno viene raggiunto e superato da Remco Evenepoel, purosangue di velocità e potenza che conquista così la sua terza crono mondiale consecutiva . Uno smacco pesante, di quelli che possono aprire una ferita mentale, smontare o comunque smorzare certezze che parevano acquisite e incrollabili. Non che Pogačar non sapesse che Evenepoel sia – e non da oggi – il miglior cronoman puro in attività e tra i più grandi di sempre nella specialità. Ma il guanto di sfida lo aveva lanciato proprio Tadej, scegliendo di partecipare anche alla crono iridata e dunque facendola diventare una sorta di banco di prova per la gara in linea, e l’ennesima sfida agli avversari diretti oltre che a se stesso. La medaglia di bronzo sfuggitagli per poco più di un secondo diventa così un aspetto secondario. Se anche fosse salito sul podio, Tadej avrebbe comunque dovuto fare i conti con quei pesantissimi 2 minuti e 37 secondi di distacco subìti nei 40,6 km di un percorso nervoso, con strappi più adatti – almeno in teoria – all’esplosività dello sloveno. E soprattutto con quel sorpasso bruciante, doloroso, per certi versi storico: nel ciclismo essere ripresi a cronometro vale una resa sul campo di gara, è la sublimazione estrema del concetto stesso di sconfitta. E ora le domande si affacciano, inevitabili. Trasformandosi forse in dubbi per il campione mondiale su strada in carica, il corridore più forte degli ultimi 30 anni almeno, il dominatore di questa età dell’oro dei pedali. Domande che, al contrario, si tramutano in speranze per gli avversari: a questo mondiale Pogačar è arrivato non al picco di forma? Nella prova in linea, potrà essere battuto? In quei 40,6 interminabili, per lui, chilometri, potrà aver perso qualche certezza? Sono interrogativi, legittimi, che possono aumentare l’autostima degli avversari, dare loro quel qualcosa in più sul piano mentale, immaginando uno sviluppo di corsa che non sia il solito e inesorabile assolo a cui sin qui ci ha abituato lo “stupor mundi” del ciclismo contemporaneo . Di sicuro queste domande non se le pone Remco Evenepoel. Il belga, a soli 25 anni, è sì professionista dal 2019 ma sembra possedere ancora una mentalità da calciatore . È arrivato in Ruanda affermando di non essere mai stato così in forma, e al primo colpo ha regalato un lampo di classe pura. Ora, è come se avesse segnato lui un magnifico 1-0, e in rovesciata, per usare un calzante parallelo pedatorio. Al Tour si era ritirato sul Tourmalet per uno stato influenzale parecchio fastidioso. Poi, ha resettato, si è preparato in altura per una decina di giorni a Calpe e nella crono iridata è apparso davvero al massimo del suo splendore. Potenza, velocità, leggerezza. E la consueta, perfetta aerodinamicità. Remco aveva bisogno di una riprova del genere perché la sua autostima si rigenera così, con dimostrazioni di forza – fisica e mentale – che poi ne alimentano la consapevolezza, la determinazione. Lo aveva dimostrato lo scorso anno ai Giochi olimpici di Parigi. E anche stavolta Evenepoel è stato semplicemente mostruoso. Ha dato una scossa ad alto voltaggio, e sferrato un colpo da KO che ha mandato al tappeto Pogačar al primo round. Adesso è lui, il belga, a gettargli il guanto di sfida. Ma guai a considerare la sconfitta nella crono un viatico per un altro KO dell’iridato in carica nella prova in linea: in sette giorni molte cose possono cambiare. C’è tutto il tempo per recuperare energie fisiche e nervose e ritrovare antiche consapevolezze. Pogačar non è certo uno che non sa rialzarsi dopo una caduta, per quanto fragorosa, lo ha già dimostrato più volte, a partire dalle riscosse al Tour de France dopo le sconfitte subite contro Jonas Vingegaard nel 2022 e 2023. Attenzione, dunque, a sbilanciarsi con certe previsioni. Quella di domenica 28 settembre sarà un’altra gara, una storia diversa, tutta da scoprire. Il bello, forse, sta proprio in ciò che questa crepa lascia intravedere. E che fa immaginare una corsa non già decisa in partenza. La prova in linea sarà comunque durissima: 267,5 km con 5.745 metri di dislivello, probabilmente sarà una gara a eliminazione, giro dopo giro sul circuito di Kigali, tutto a quasi 1500 metri di altitudine. Oltre ai sicuri Evenepoel e Pogačar, alla vigilia tra i nomi da tenere d’occhio avevamo messo anche quello di Jay Vine. L’australiano si è preso un argento iridato a cronometro ed è stato l’unico capace di stare sotto i due minuti di distacco da Evenepoel . Alla Vuelta si era preso la maglia a pois degli scalatori e aveva perso la crono di Valladolid per meno di un secondo di distacco dal vincitore, Filippo Ganna. E anche nella prova inaugurale degli inediti mondiali africani ha dimostrato una forma eccezionale: a parte Evenepoel , Vine è stato il solo a completare la prova oltre i 47 km/h di media . Poi, con ambizioni da podio nella prova in linea, ci sono i vari Isaac Del Toro, Tom Pidcock, Juan Ayuso… E tutti, di sicuro, avranno cercato di interpretare le espressioni di Pogačar durante la cronometro, provando a ricavarne degli aruspici ciclistici, di leggervi dentro come in degli immaginari fondi di caffè. Lo avranno fatto anche i nostri due Giulio: Pellizzari e Ciccone. Conoscono bene il fenomeno sloveno. Ma nessuno può conoscerne, davvero, il suo stato di forma. Probabilmente neppure lui. Ma lo sapremo tutti domenica prossima. Azzardare previsioni oggi è complicato, e già questa è una notizia. Forse LA notizia. "No, cosa sono? Adesso non lo so Sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso No, cosa sono? Adesso non lo so Sono solo, solo il suono del mio passo Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già Il giorno come sempre sarà"

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Alberto Pontara