A #CasaSkySport l'ex pilota francese ricorda il campione brasiliano. Tanti aneddoti, tra cui quello del loro primo incontro, quando contese la vittoria di un Gran Premio a Senna indossando sotto alla tuta una sua maglia. E quando Ayrton lo scoprì...
C’è anche quello di Jean Alesi, tra i ricordi di Ayrton Senna nella giornata che, a 26 anni dalla sua scomparsa, Sky Sport ha dedicato al campione brasiliano. Una chiacchierata, a #CasaSkySport, in cui Alesi ha raccontato il Senna pilota e quello fuori dalla pista, svelando curiosi aneddoti. Come quello del loro primo vero incontro, avvenuto in occasione di una delle gare che l’ex pilota francese ricorda con maggior affetto. “Nel 1990, con la Tyrrell, ho avuto la grande opportunità di avere una macchina competitiva, e a Phoenix ho fatto un Gran Premio eccellente, rimanendo in testa per metà gara, finché Senna non mi ha ripreso e superato”. A fine gara, poi, Alesi riceverà anche i complimenti di Senna, riuscendo però a farlo involontariamente imbestialire. Il motivo? La sua maglia…
“Prima della gara non avevo una maglia ignifuga sotto alla tuta”, racconta Alesi. “Avevo messo una t-shirt, ma il team manager se ne accorse e mi ordinò di andare a cambiarla. Io però non avevo una maglia ignifuga e allora andai a chiederne una alla McLaren, che me ne diede una di Ayrton. A fine gara, nella sala prima di andare sul podio, Ayrton mi dice: ‘Oggi andavi davvero forte’ e allora io risposi ‘Oggi c’erano due Senna’, mostrandogli la sua maglia, che avevo sotto. Diventò furibondo, perché lui aveva un rituale ben preciso sulle sue cose e si faceva addirittura benedire le magliette. Mi chiese chi me l’avesse data, ma io non confessai per non mettere nei guai il responsabile…”.
“Com’era Senna?”, continua Alesi “In pista era uno preciso, non ti metteva mai in difficoltà. Era il numero 1. Fuori dalla pista invece aveva il suo piccolo mondo, composto dalla sua famiglia, e non comunicava con nessuno”. E poi gli avversari, da Mansell (“Ayrton ha avuto come compagno di squadra il più tosto che gli potesse capitare, ed era Prost, ma l’osso più duro per lui è sempre stato Mansell”) a Schumacher (“Pronti via, non c’è mai stata una grande intesa tra loro due”) e i possibili “eredi” di oggi, anche se Alesi sottolinea come sia impossibile fare paragoni tra epoche così diverse: “I piloti di oggi non hanno le difficoltà che avevamo noi, ma hanno altre difficoltà. Di certo per guidare una Formula 1 bisogna essere dei fuoriclasse, e allora iniziamo l’elenco: Hamilton, Verstappen, Leclerc, Vettel e… basta”.