La storia di Diego Mombelli, il primo mentore di Ayrton Senna

Eddie Jordan è solito dire che la Formula Uno è fatta di gente normale. Sacrosanta verità, anche se qualche ricco eccentrico e avventuriero è apparso e scomparso nel breve lasso di tempo di un campionato o due. Tutti quelli però che sono rimasti legati all’ambiente, eccetto qualche “ammalato di ego smisurato” che si deve far notare per forza, sono animati dal sacro fuoco delle competizioni motoristiche. Quel timbro tatuato a fuoco del motorsport, indelebile negli anni: se si accende un otto o un dodici cilindri, al soggetto gli viene inevitabilmente la pelle d’oca. Lo stesso Eddie Jordan è uno di quegli uomini normali, di quei 'tanti' che vive con questo tatuaggio. Lui poi ha scalato a grandi balzi le tappe di questa categoria. L’ha fatto partendo da semplice spettatore che andava ai gran premi in tenda o camper, divenendo successivamente a sua volta prima pilota e poi team Principal, infine uno degli uomini piu’ ricchi d’Inghilterra. Insomma, la Formula Uno è fatta di persone comuni che pur cambiando pelle e mansioni, sono uniche nel loro genere, sono affascinate per sempre da questo sport. A Varese, per esempio, in un piccolo paesino di campagna, una famiglia di agricoltori è stata per anni il punto di riferimento di grandi, grandissimi piloti: uno su tutti Ayrton Senna. La famiglia Mombelli viveva a Comerio, dove il padre lavorava la terra. I sette figli di questo agricoltore, oltre ad aiutarlo, avevano la passione dei motori. Benito, il primogenito, fece esperienza mettendo a punto i trattori di casa e in poco tempo divenne uno dei preparatori di kart monocilindrici più conosciuti al mondo. Intendiamoci, quel pistone che sostituiva il cuore di almeno due dei figli non era sinonimo di freddezza umana, anzi, i principi ereditati dal padre agricoltore della frazione Chignolo furono quelli che portarono avanti figli e nipoti per anni. Insomma, erano dei semplici contadini, ma anche dei raffinati preparatori meccanici. Tant’è che anche se i fratelli Benito e Diego divennero famosi, continuarono a lavorare in campagna e spartirsi le fatiche del duro lavoro dei campi. Benito purtroppo morì in un incidente automobilistico mentre andava a portare uno dei suoi piccoli gioelli a due tempi niente meno che alla Fiat di Torino. La leggenda vuole proprio che mentre la sua 500 stava sbandando violentemente lui avesse messo un braccio dietro il sedile per salvare il suo prototipo. Diego, nel frattempo, era 'motorizzato' dalle magiche invenzioni del fratello e vinceva tutto a mani basse nei campionati nazionali e regionali. Il kart era sicuramente la sua passione, ma sotto quel sedere c’era qualcosa di particolare, unico nel suo genere. Così, dopo la morte del fratello decise di portare avanti la carriera di Benito, per non disperdere tutto il sapere maturato sui campi del Chignolo di Comerio. Si trasferì in una piccola officina di Besozzo e continuò a progettare e realizzare i prototipi dei kart. Fu così che la sua strada si incrociò con quella di Ayrton Senna, che da giovincello iniziò la sua carriera in Italia proprio con i kart di Diego Mombelli. Il rapporto tra i due fu sempre molto stretto e non ci fu occasione che il campione brasiliano, quando arrivava ormai da super-famoso in Italia, passasse da Varese e si infilasse nel box di Diego. In un gran Premio di Monza, quando ancora le tribune erano a sbalzo sui box, Diego Mombelli e un giovanissimo Max Papis passeggiavano proprio all’altezza della monoposto di Senna. Bastò un fischio, nel frastuono dei motori, il tradizionale richiamo tra i due, a richiamare l’attenzione di Ayrton. Gli fece un breve cenno e sia Diego che Max scesero nel box. I due si appartarono a confabulare, mentre Papis in disparte si godeva la scena. Lo stesso Papis, testimone dell'episodio, mi spiegò poi che Senna aveva chiesto consigli a Diego su come regolare sospensioni e pressione pneumatici. Sarà stato un caso ma poco dopo arrivò la pole position. Poi in gara le cose non andarono per il verso giusto, ma in quel caso Diego non era presente. Forse era scritto, forse è solo una coincidenza, forse bastò il sorriso di Diego per rassicurare il brasiliano, ma sono sicuro che se dovessimo confrontarci con nomi del tipo, Giancarlo Fisichella, Jarno Trulli, Max Papis e Fernando Alonso tutti sarebbero sulla stessa lunghezza d’onda, grazie a Diego Mombelli da Comerio.

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La storia di Diego Mombelli, il primo mentore di Ayrton Senna

Biagio Maglienti