Hamilton e Norris sono solo in crisi o il loro è già un caso?

Da crisi a caso il passo è breve. Lewis Hamilton e Lando Norris: in comune in questo momento non hanno solo la bandiera del Paese che rappresentano, ma anche un nemico che in parte si chiama macchina ma dall’altro forse anche difficoltà nel reagire. A Jeddah in gara, considerando le complessità di pista e condizioni, è successo anche meno di quello che ci si potesse aspettare, ma uno dei momenti chiave è stato sicuramente il duello a suon di DRS, durato un paio di tornate, tra Lewis e Lando. Uno dei pochi guizzi dimostrati in 50 giri dal sette volte Campione del Mondo contro un po’ di ingenuità di chi campione ha l’ambizione di diventare. Dal 13^ al 15^ giro, è stato lì che Norris con tutta probabilità ha perso poi la possibilità di arrivare a giocarsi il podio a fine gara contro Leclerc. Ma per aprire il capitolo Hamilton, di certo non è stato scelto e preso dalla Ferrari per questo. I 30 secondi sul compagno presi al traguardo sono la fotografia cruda e reale dei problemi di scarso feeling che il sette volte Campione del Mondo continua ad avere con la sua SF-25. Una vettura che di certo non è facile da guidare, ma che comunque sul podio ci è arrivata grazie a Leclerc, che ha capito come governarla meglio e sembra aver trovato la sua strada. Il problema non è certo solo il set-up. Da una parte ci sono abitudini di guida che Hamilton sta facendo fatica ad abbandonare, che derivano dal fatto di aver sempre e solo guidato monoposto spinte da motori Mercedes, con reazioni del tutto diverse. Ma forse, ripensando anche agli ultimi anni, le difficoltà nascono già con le frecce d’argento a effetto suolo, macchine dalle caratteristiche regolamentari che non gli sono mai andate del tutto a genio. Monoposto ultrasensibili, che a qualsiasi tipo di variazione cambiano volto e che quindi anche nella gestione delle gomme diventano un incubo. E se mancano feeling e fiducia in ciò che guidi, certo il cronometro non andrà mai dalla tua parte. Non ha certo dimenticato come si guida Lewis Hamilton e in Cina lo ha dimostrato alla grande facendo la pole nelle qualifiche Sprint e poi andando a vincere la garetta di 100 km del sabato. Ma è rimasto quello il caso isolato di questo inizio di stagione pieno di problemi e di malumori soprattutto. Si vocifera di un Hamilton nervoso che più di una volta sia sbottato lontano dai riflettori scontento per i risultati ottenuti. Ma anche davanti alle telecamere è lampante il suo momento di sconforto e soprattutto preoccupanti sono le su dichiarazioni. A testa bassa domenica scorsa non ha fatto intendere che ci sia qualcosa che possa aiutarlo a breve: “Non trovo una soluzione – ha detto il britannico – credo che continuerò a faticare anche a Miami e non so ancora per quanto durerà. In qualifica non riesco a estrarre il potenziale ma anche in gara provo qualsiasi cosa e non funziona. Di sicuro è molto doloroso”. Oltre ai reali problemi, sembra che in questo momento dopo la sbornia di innamoramento iniziale ci sia da ritrovare il fuoco vero. Con questa macchina Lewis sta lottando davvero, ma in squadra, come ha detto Vasseur, c’è estrema fiducia in lui e nelle sue qualità. L’obiettivo in Ferrari è trovare un modo per aiutarlo: “Dobbiamo sistemare il bilanciamento – ha spiegato il team principal Ferrari – perché surriscalda le gomme e a quel punto inizia a scivolare. Ma sono sicuro che tornerà in alto”. Ma Lewis lo deve fare in fretta, perché la Ferrari ha ingaggiato un sette volte Campione del Mondo per aiutare a reagire ai problemi e fare punti, cose in cui sta mancando. La situazione della classifica di Lando Norris è ben differente da quella di Hamilton: i punti dal compagno di squadra che lo ha appena sorpassato in classifica sono solo dieci, ma è la fragilità dimostrata nelle ultime gare contro un Piastri concreto e coriaceo che è sotto gli occhi di tutti. Norris è un ragazzo/uomo, prima che un pilota, che non ha mai nascosto i suoi dubbi e le sue difficoltà. Anche in Bahrain, dopo un fine settimana pieno di errori, aveva anche fin troppo candidamente ammesso che il suo problema era stata soprattutto la testa. In Arabia Saudita cercare di fare un fine settimana pulito serviva più a lui che per dimostrare qualcosa ad altri, ma anche lì è mancato. Dopo aver trovato un buon feeling e velocità con la sua McLaren tutto il fine settimana, ha vanificato tutto contro le barriere della curva 4 in Q3, e da lì ha dovuto rincorre ancora una volta. E in più in gara ha commesso un paio di errori grossolani che ne hanno mostrato l’ingenuità e hanno compromesso un potenziale arrivo sul podio dopo essere partito dalla decima casella. Le profonde modifiche meccaniche fatte sulla sua McL39 durante l’inverno non sono andante incontro al suo stile di guida, ma la monoposto color papaya è di certo quella più bilanciata e veloce del gruppo. Il vero nemico di Lando Norris e della sua ‘umanità’ in questo momento però non è il mezzo ma il compagno di squadra, che rispetto a lui sembra essere più focalizzato e meno incline soprattutto a farsi coinvolgere da fattori esterni, cosa che a Lando invece è capitato e capita spesso. La sua involuzione sembra infatti direttamente proporzionale alla crescita di Piastri e se Norris vuole fare il vero salto di qualità dovrà dimostrare di saper gestire anche questo, oltre che gli altri avversari in pista. Nell’affrontare una sfida in famiglia subentrano infatti componenti psicologiche e malizie che bisogna prima o poi tirar fuori. Gli obiettivi di stagione di Lando e Lewis sono diversi, è ormai ovvio. Ma scrollarsi di dosso demoni e dubbi che possono logorare dentro è il primo e comune proposito che devono affrontare da soli.

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Mara Sangiorgio