Maranello, abbiamo un problema

Maranello, abbiamo un problema. Ha un nome ed un cognome e purtroppo è lo stesso per il quale l’entusiasmo del popolo della Rossa si era acceso a livelli altissimi. Lewis Hamilton, senza girarci troppo intorno. Quando sul rettilineo del circuito di Barcellona il sette volte Campione del Mondo è stato passato, senza per altro una difesa particolarmente strenua, da un pilota della Sauber, futura Audi, team guidato dal non esattamente rimpianto Mattia Binotto ecco che il cielo sopra LH deve essergli crollato addosso con tutta la sua pesantezza. Ma come? Com’è possibile che mentre Leclerc con le unghie e i denti tenti di scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta il Re Nero alzi bandiera bianca senza nemmeno un sussulto d’orgoglio? L’orgoglio di Lewis, per essere chiari, non è minimamente in discussione. E’ ampiamente probabile che dentro di lui ci sia una tempesta di emozioni contrastanti capaci di tormentarlo come mai nella sua luminosa carriera. Due o tre annotazioni aiuteranno il ragionamento. La prima. Nel weekend di Barcellona, quello tanto atteso per la direttiva tecnica che avrebbe dovuto livellare le prestazioni ai vertici ed invece ha ribadito che la McLaren fa un altro campionato, Hamilton ha detto senza mezzi termini che presto chiederà alla squadra di concentrare tutte le sue attenzioni sulla stagione 2026. Quella del sempre verde motto: “vinceremo l’anno prossimo”. Ora, che LH sia in grado di imporre una simile direzione è tutto da dimostrare. Che questa sia la strategia giusta è però possibile. Ma facciamo un’ipotesi. Il team principal Fred Vasseur, a occhio solido ma non inattaccabile sulla sua poltrona, potrebbe anche decidere che il progetto della SF25 è sbagliato e andare a investire tutto sul 2026 . Ma questo non basterebbe. Eh no, Hamilton ha ancora un anno di contratto e la macchina di quest’anno ha tutta l’aria di adattarsi meglio alle caratteristiche di Leclerc. Che, eroicamente, lotta con il sottosterzo e forse gli piace pure farlo. A parte il fatto che qualcuno potrebbe legittimamente chiedersi che senso abbia ingaggiare uno come Hamilton e poi fare la macchina sulle qualità dell’altro… ok, andiamo tutto sul 2026. Ma chi glielo andrebbe a dire a Leclerc che nel 2026 la vettura verrà disegnata ‘taylor made’ sullo stile di guida preferito da Hamilton? Già, perché non vorrete mica che il sette volte campione del mondo all’ultima recita possa accettare di prendere schiaffi, di nuovo, dal suo giovane compagno…Ecco il dilemma. Hamilton dopo Barcellona aveva la stessa faccia di Inzaghi dopo Monaco di Baviera. “Non andava bene niente”, ha sintetizzato. “E forse è davvero colpa mia”, ha chiuso con tenera onestà. La Ferrari non ha ingaggiato Lewis Hamilton perché è un signore lucido e onesto. No, l’ha pagato a peso d’oro per andare a vincere il titolo mondiale. Vederlo in quelle condizioni di spirito fa male a chiunque, anche ai non ferraristi. Chiedergli, anche questa volta purtroppo con colpevole ritardo – perché la maestà va sempre onorata –, di cedere la posizione dopo pochi giri a Leclerc è qualcosa che il Re non può accettare. Lo fa, perché oltre che Sovrano è anche un soldato e risponde agli ordini. Ma dentro di sé deve avere la grandine che batte forte sulla sua autostima. Ora è tempo di capire se Vasseur è un vero condottiero oppure no. Non può frustrare l’orgoglio battagliero di Leclerc così come non può farlo con quello ferito di Hamilton. Però dovrà prendere una direzione, chiara anche se dovesse essere dolorosa. E sapere che la sua decisione sarà tombale sul finale di carriera di LH se non andrà nella sua direzione. Tutto questo al netto di come la prenderà Leclerc, che ancora non si è fatto una ragione del fatto che abbiano mandato via uno come Sainz, che ogni tanto lo batteva, e abbiano preso uno che quasi sempre non lo vede nemmeno con il binocolo.

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Fabio Tavelli