Antonio Fuoco non guiderà una Ferrari per caso

Una porta aperta su un salottino: uno specchio, la seduta di un sofà, dei giocattoli sparsi su un tappeto e l’uno accanto all’altro – su una fiammante Ferrari rossa ma di plastica – due bambini sorridenti che giocano a fare i piloti. È l’istantanea di un presente che, neanche a dirlo, fotografa il futuro. Quei due bimbi che sorridono hanno pochi anni. Il più grande, Leonardo, crescendo si appassionerà poi anche alle motociclette. Antonio, invece dalle macchine non scenderà più. Accompagnato nelle sue scelte, nei suoi progressi e nei momenti più difficili da mamma Lina e papà Gabriele. Uniti e decisi a qualunque sacrificio pur di inseguire i sogni dei propri ragazzi. È stato proprio papà Gabriele, titolare di un’azienda di calcestruzzi e appassionato di motori, a spiegare ad Antonio sin da piccolo ogni segreto, ad accompagnarlo dapprima in fondo a una strada chiusa di Cariati, piccolo centro jonico del cosentino, per fargli prendere confidenza con un kart, poi in giro per il mondo a mettere a frutto esperienza e consigli. Fino a quel maledetto giorno in cui – poco più di tre anni fa – il buio se l’è portato via. Lasciando Antonio in preda allo sconforto, a fissare il vuoto tra le lacrime: “Mi mancherà moltissimo averti al mio fianco, mi mancheranno tantissimi tutti i tuoi suggerimenti e tutti i nostri momenti insieme”. Ci ha messo un bel po’ Antonio a superare quell’assenza. A farla diventare presenza invisibile e delicata, costante. Ancora, quando ne parliamo, gli occhi gli diventano lucidi. E lo sguardo si riempie di nostalgia nel rigirare tra le mani una vecchia fotografia nella quale loro due sono ritratti insieme… lui così felice, con un casco che ricorda quello di Eddie Irvine, il papà già orgoglioso di un figlio che già all’età di quattro anni ha fatto capire a lui e a tutti di avere la velocità nel Dna e un avvenire nel mondo delle corse. Perché della velocità e dei motori Antonio ha fatto presto il suo pane quotidiano, seminando tantissimo e forse raccogliendo meno di quanto meritasse. Almeno fino a quella meravigliosa vittoria nella 24 ore di Le Mans, nel bel mezzo di un bizzoso giugno di un anno fa, colta alla guida di una Ferrari 499P in equipaggio con Miguel Molina e Nicklas Nielsen, con quel numero 50 stampato sulla livrea. Proprio lo stesso numero che aveva quella macchinina nella quale Antonio scorrazzava per casa con il fratello, quando ancora aveva non più di due anni. La seconda storica vittoria consecutiva per la Ferrari nelle Hypercar, l’undicesima sul Circuito della Sarthe, celebrata da Charles Leclerc prima con una storia su Instagram e poi trasferendo a sue spese l’intera famiglia Fuoco a Monte-Carlo per una festa a sorpresa. Oggi Antonio Fuoco ha compiuto 29 anni, è un uomo, una risorsa importante della grande famiglia Ferrari e continua a essere impegnato nel campionato del mondo endurance. Gettando lo sguardo indietro, le sue fortune sono state indubbiamente la famiglia e l’avere incontrato sul proprio percorso il bolognese Enrico Zanarini, storico manager di Eddie Irvine, Giancarlo Fisichella, Tonio Liuzzi e Antonio Giovinazzi per essere quindi affidato alle cure di Francesco Principe, uomo in più del fresco campione di F3 Rafael Camara. Un percorso che dal 2013 gli ha consentito di essere parte integrante della Ferrari Driver Academy. Grazie all’FDA, Antonio ha potuto così farsi le ossa in F. Renault e F3 Europea prima di approdare nel 2015 alla GP3 Series, categoria nella quale correrà per due stagioni, la prima con il team Carlin, la seconda con il team Trident, piazzandosi rispettivamente sesto e terzo assoluto. Nel 2017, con buone speranze, Antonio sale di categoria. Le sue due stagioni in Formula 2 saranno però difficili e anche sfortunate: ottavo con Prema e settimo su una Charouz. La carriera in questo quadriennio non sembra decollare e le uniche esperienze su una Ferrari di F1 restano quelle del 15 giugno 2015 al volante della SF-15 dopo il GP Austria e del 18 maggio 2016 sulla SF-16 dopo il GP Spagna. Il grande sogno sembra svanito e Antonio trascorre il 2018 da collaudatore del team Dragon in Formula E. Ma nel 2019 la Scuderia Ferrari lo ingaggia come terzo pilota, poi riconfermandolo per la stagione successiva e a dicembre del 2020 lo impiega nei test di Yas Marina sulla SF-1000, dove si segnala con il settimo tempo. Però per tornare su una F1 passeranno altri quattro anni, nei test post stagionali. Tuttavia, in attesa di capire se le monoposto potranno ridargli spazio, Antonio intanto decide intelligentemente e con lungimiranza di orientarsi sul mondo dell’Endurance, gare lunghissime riservate a vetture turismo, gran turismo, sport e prototipi. Nel gennaio 2022 è in pista alla 24 ore di Daytona, poi nel WEC e infine nella 8 ore del Bahrain si toglie la soddisfazione di andare a vincere in coppia con Miguel Molina. Salta così dal team Cetilar di Roberto La Corte all’AF Corse, in cerca di una stabilità agonistica. All’orizzonte intanto si profila la nuova Hypercar e insieme ad altri piloti GT della Ferrari testa l’Oreca 07 LMP2. Antonio è affidabile, serio, veloce e soprattutto credibile. Anche per questo la Ferrari 499P gli viene affidata in équipe con l’onnipresente spagnolo Molina e con il danese Nicklas Nielsen. A gennaio 2023 viene ufficializzato. E all’esordio a Sebring – nella 1000 miglia – centra la pole e il terzo posto. La stagione procede molto bene con il secondo posto nella 6 Ore di Portimão, poi però ecco il brivido a Spa-Franchorchamps dove Antonio va a muro con le gomme fredde. Il calabrese si riscatta a Le Mans dove segna il giro veloce, la Hyperpole e chiude quarto. Con altri due podi in stagione l’equipaggio termina il campionato in terza posizione con non pochi rimpianti. Confermatissimo, nel 2024 per Antonio arriva il trionfo nella prestigiosa 24 ore di Le Mans, con quel numero 50 così ricorrente e così in vista e papà Gabriele sempre nel cuore… “una vittoria tutta per una persona che non c’è più”. Epica, da dedica speciale. “Gli ultimi dieci minuti sono stati quelli che mi hanno fatto realizzare. Fino a lì pensi a tutto e non pensi a niente. Sai che ci potrebbe essere una foratura, un piccolo incidente, non si riesce a star tranquilli. Poi negli ultimi due giri riponi tutto nella speranza, augurandoti che vada tutto bene. Eravamo tutti a dita incrociate dentro al box, con le lacrime agli occhi ma super concentrati. Lo sapevamo che era la nostra giornata e l’ultimo stint di Nicklas è stato fantastico”. Che ha posto riparo a una qualifica un po’ deludente nella quale Antonio Fuoco aveva preso con aggressività un cordolo buttando all’aria un eccellente giro lanciato. Sempre con papà Gabriele nel cuore, negli occhi, nella mente: “È difficile capire cosa ti passa per la testa, soprattutto quando la macchina è ormai passata sulla linea del traguardo. Tante emozioni e, soprattutto, tanti ricordi…”. Antonio me l’ha confessato poche settimane dopo la vittoria: c’era tanta gente, ma sul podio più importante del motorsport quella volta si è sentito solo. Proprio nel momento più alto della sua carriera. E nella splendida sera d’agosto nella quale abbiamo insieme festeggiato l’abbraccio della sua Cariati, Antonio ha alzato il monumentale trofeo al cielo e una lacrima gli è scivolata giù su una guancia. Mamma Lina, Leonardo, tutti applaudivano. In una stagione 2025 fin qui avara di soddisfazioni – fatta eccezione per la gara del debutto in Qatar – e nella quale Antonio e i suoi compagni di viaggio sono quinti in classifica a quaranta punti dalla squadra leader , ecco però l’ennesimo richiamo delle monoposto farsi prepotente. Da Maranello arriva per Fuoco una nuova convocazione da parte della Scuderia Ferrari di Formula 1: nelle prime libere del prossimo Gran Premio del Messico, al calabrese sarà affidato il compito di sostituire Lewis Hamilton, presente finora in tutte le sessioni fin qui svolte. E così vedremo Antonio Fuoco al volante di una SF-25. E un italiano tornerà a guidare una ‘rossa’ in un week-end di Formula 1 dopo 16 anni: nel 2009, gli ultimi due furono Luca Badoer e Giancarlo Fisichella, entrambi in sostituzione di Felipe Massa rimasto gravemente ferito nel GP dell'Hungaroring. E adesso toccherà a lui. Ad Antonio Fuoco da Cariati, piccolo comune di poco meno di 8000 abitanti ricco di talenti: come il pugile Angelo Gentile, il pallavolista Daniele Lavia, il calciatore Domenico Berardi e a un quarto d’ora di macchina quella intramontabile gloria di Tonino Renzo, campione europeo EBU dei pesi leggeri, 34 anni fa. Guardo di nuovo quella vecchia fotografia. Una porta aperta su un salottino: uno specchio, la seduta di un sofà, dei giocattoli sparsi su un tappeto e l’uno accanto all’altro – su una fiammante Ferrari rossa ma di plastica – due bambini sorridenti che giocano a fare i piloti. Uno dei quali, il più piccolo c’è riuscito davvero. E oggi è uno dei figli più amati di una terra difficile, avara di ricchezze. Dove ancora il patrimonio più grande rimane la famiglia. Famiglie unite, numerose, dai legami indissolubili. Come quella di Antonio Fuoco, che papà Gabriele lo sente sempre vicino, sempre presente. E che continua a camminare con Antonio sui circuiti di tutto il mondo. Un passo indietro, per esserci al bisogno, con le parole giuste. Quelle che adesso Antonio cerca dentro sé stesso e scopre di sentirsi dire in un modo diverso. Soprattutto nei momenti più importanti. Come questa nuova sfida contro il tempo, su una Ferrari rossa proprio come quella con la quale giocava da bambino, sognando un futuro da campione: “Ho imparato correndo con il kart nella notte a luci spente. Avevo quattro anni e papà era lì con me. Il kart era azzurro. La pista era piccola e l’avevo imparata a memoria. Con il buio facevamo le cose un po' più difficili. Da allora ho imparato ad essere aggressivo e a spingere”. E allora spingi, Antonio, ‘que viva México!’

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Lucio Rizzica